domenica 27 gennaio 2008

I Fannuglioni

Elezioni 2008.
Lista Pdl: Berlusconi, Fini, Bossi. 
Programma: si ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Lista Pd: Veltroni, Fassino, Rutelli.
Programma: si ruba ai ricchi e poveri per dare ai cugini di campagna.
Lista Udc Uder: Casini, Mastella, Ratzinger. 
Programma: si elemosinano figli di BOT, indulgenze ed ex voto.
Lista Pcc: Partiti Cinque per Cento.
Programma: no a barriere, si' a poltrone sdraio al sole di Cannes.
Lista VDay: Reti Civiche, Grillo, Travaglio, Di Pietro.
Programma: tutti vogliono farsi l'Italia noi si fa la Telecom.

Commenti dal Blog di Beppe Grillo :)

- Sono 14 anni che ci dicono di tirare la cinghia, di fare uno sforzo per il bene del paese. Sta di fatto che a furia di fare sforzi mi e' venuta l'ernia. Sono veramente stufo. - 
Un povero Assessore (Comunista)

- No vi prego Berlusconi nooo!  Quanti cazzo di decoder dovro' comprare adesso?! -

- Berlusconi ha la straordinaria capacita' di farmi venire voglia di studiare. -

- Il tribunale di Roma: il "peer to peer" e' lecito. Mo' me scarico pure l'anima de li mortacci vostra! -

giovedì 24 gennaio 2008

Per tutto il resto c'e' MastelCard

Nasce la MastelCard.
Cari lettori, segnatevi sul calendario la data di oggi. Questo e' un giorno importante per tutti gli italiani.
Siamo orgogliosi di potervi presentare in anteprima mondiale la prima carta di credito emessa da un blog: la MastelCard.
Si tratta di un prodotto innovativo, giovane e dinamico che permettera' a coloro che la richiederanno di usufruire di tutti, ma proprio tutti i privilegi del Ministro, gratis e senza spese di spedizione! 

Verra' distribuita in tre versioni: Basic, Gold e Platinum.
 
Basic:
Volo Roma-Milano con Airbus presidenziale + biglietto per il GP di Monza senza che ci sia ne' danno erariale, ne' dolo o colpa grave: 0 euro, con MastelCard.
Tenere in vita un surrogato di giornale: ricevi 1.331.000 euro (da dividere con il resto della famiglia), con MastelCard.
In più per ogni 1.000 euro che sottrarrete ad un contribuente, in regalo per voi il divertentissimo gadget anti-intercettazione per il vostro cellulare.

Gold:
Tutti i vantaggi della Basic.
Minacciare la Rai per far andare in onda quello che ti pare, quando ti pare: 0 euro, con MastelCard.
Ricevere la pensione da giornalista senza aver scritto nessun articolo e dopo meno di un anno di lavoro: 0 euro, con MastelCard.
Richiedi la tua MastelCard Gold e partecipa al concorso.

Platinum:
Tutti i vantaggi della Gold.
Fare il sindaco nella vostra citta' con Forza Italia ed essere eletti in Senato con l'Unione: 0 euro, con MastelCard.
Sei appartamenti sul Lungotevere: a 1/3 del prezzo di mercato, con MastelCard.
Trasferire il magistrato che indaga su di te: 0 euro, con MastelCard.
Speciale servizio "IndultoFacile":
Hai amici o amici di amici responsabili del crack Parmalat o di altri reati finanziari? Allora questa e' la carta che fa per te: richiedi il servizio IndultoFacile allo sportello della banca piu' vicina e falli tornare tutti in liberta'.

Certe cose te le devi pagare per i fatti tuoi. Per tutto il resto c'e' MastelCard.

martedì 22 gennaio 2008

E oggi si pensava a te

Ho ricevuto la mail di un caro vecchio amico.
C'eravamo persi perche' mi aveva taciuto il progressivo distacco del mio compagno, l'uomo che piu' ho amato.
Ed io da leone quale sono, non ho mai perdonato questo suo presunto tradimento di omerta'.
L'anno scorso ha perso un figlio.
Un figlio coetaneo al mio, che ho conosciuto, un ragazzo tenero forse inquieto, dal nome importante.
E mi sono scese le lacrime.
Nella sua vita ora e' arrivata una piccola creatura, femmina e dal nome bellissimo.
Mi scrive che e' felice con la nuova compagna e famiglia, abbastanza almeno.
Sebbene mi faccia male questo ritornare a quei tempi andati, felici appunto, mi ha commosso il suo ricordarmi, associarmi ancora all'utopia d un progetto politico di sinistra, ma soprattutto e' per me struggente il titolo della mail: "E oggi si pensava a te".
Come in una vecchia canzone di Gianni Morandi "Canzoni stonate", datata come la nostra amicizia.
Ci si riconosce sempre, nonostante l’acqua che passa e il vento che ci sferza, seppure non usi piu’ il nick di come ti chiamava il tuo cucciolo.
Con immenso affetto.

Che segno sei?


E' un Paese che si lascia morire
Claudicante in fuga da vampiri
Incurante di diagnosi, 
prognosi terapie.
Stillicidio un anno fa
Quel dolore insinuante invasivo
Labbra gocciolanti rossetto.
Anelli senza piu' Signore
Nebulose impazzite
Orbite all'atropina.
Vertigine una gonna roteante
L'ombelico del mondo, 
ventre piatto
Col suo piccolo neo.
Quel corpo cosi' amato, adorato
L'ultimo splendore
Riposi quieto.

sabato 19 gennaio 2008

Anon

Informazione, controinformazione, disinformazione, libera informazione.
Regola d'oro del giornalismo e' la verifica della fonte della notizia.
Regola valida oltremodo in Rete.
In Rete si puo' dire tutto e il contrario di tutto.
La memoria storica di Internet e' piena di bufale telematiche.
Anni di difesa e tutela del Net come spazio, non luogo, di libera espressione, manifestazione del pensiero, scambio di saperi, da interessi e censure istituzionali, commerciali, politiche.
Anni di formazione di scienza e coscienza, consapevolezza e spirito critico, razionalita' ed oggettivita'.
Anni di identita' multiple, creativita' e contaminazione.
Simulando una guerra virtuale, oggi si aggiunge un nuovo nemico: il guru della comunicazione planetaria.
Il manipolatore delle masse, burattinaio dall'ego folle che tira i fili della rete.
Colui che alla scoperta del giocattolino nuovo, si sollazza con Internet.
Ma Internet e' una sciantosa bastarda, che sorride, seduce e risucchia nel black hole.
Luther Blissett se la ride.



Palcoscenico

All'ultima battuta
la ballerina in punta di piedi
scomparve dietro il sipario.
Nella buca
il suggeritore bestemmiava i suoi santi.
Il direttore d'orchestra buttò con stizza a terra
gli spartiti.
Altalenando,
il Gobbo sorrideva sornione.


HI!

La ragazza sul cubo nuda ballava.
Saltò la luce.
Il disco stridette come un topolino preso in trappola.
Nello specchio del riflettore,
la spina staccata.

Sgrillettando

Ho dato un'occhiata - per la prima volta lo ammetto nonostante il fenomeno mediatico - al blog di Beppe Grillo.
Come ogni buon pragmatico, diffido di chi troppo sale alla ribalta, sono allergica al consenso di massa e refrattaria a qualsivoglia carisma.
Ma soprattutto ho letto qualche commento, vox populi.
Teoricamente dovrei sentirmi vicina a questa gente incazzata, d'altronde pure io lo sono, in verita' mi sento invece lontana anni luce, dai toni, dal modo, dalla consapevolezza.
Mi ricorda un po' i tempi delle riunioni giovanili di partito e movimento - armiamoci e partite - con la differenza che oggi sono pingui cinquantenni ad erigere vessilli barzotti.
Anche il linguaggio ha una sua rilevanza nella forma, nello stile, frasi come "li mettiamo ko" o "sventriamoli tutti" rammentano tifoserie da curva sud o da bar sport.
L'ars polemica e' pure retorica, nel suo significato piu' nobile, retorica - dal greco rhetoriké téchne, arte del dire - e' la teorizzazione dell'oratoria, e' l'arte di saper parlare bene e di strutturare nella forma piu' convincente e persuasiva un discorso, esaltando i propri punti di vista e disprezzando quelli altrui.
Vale anche per lo scrivere. 
Sara' che amo la satira, l'ironia, la parola come arma, lo stiletto di Cyrano e il rasoio di Occam.
Vero che un operaio non e' un letterato, cosi' come altrettanto vero che Beppe Grillo non campa con mille euro al mese.
Il gregge di pecore ha sempre bisogno del cane pastore, il popolo bue del capo mandria cornuto, un cieco di una guida.
Sarei piu' disposta a seguire uno qualunque, un idraulico o una commessa, che uno showman.
Quanti colpi di spugna su sputi risciacquati in quel piatto in cui si mangia, quali azioni incoerenti e contraddittorie, quotate in borsa.
Talvolta i borghesi annoiati, depressi, Peter Pan della propria ombra, giocano a fare i rivoluzionari, coi sederi pesi, appesi, ad una tastiera nelle loro tiepide case.
Sono i tempi moderni della masturbazione cerebrale, sgrillettando.

venerdì 18 gennaio 2008

Dillo in piazza

Partendo dal presupposto: 
- Oltre al dire che fare? -.
Considerato che se i muri potessero parlare non ci sarebbe spazio o luogo, caseggiato, pizzeria, birreria, ufficio, fabbrica, negozio, stazione, metropolitana, computer, cellulare, contenitori virtuali e reali in cui non si parla, discute, impreca, auspica sulle sorti di questo Paese chiamato Italia.
Nelle vesti di cittadini, consumatori, utenti, lavoratori, amici, colleghi, amanti, si aprano dunque porte, finestre, balconi, pareti e connessioni per scendere nelle piazze, calarsi dentro le citta’, riprendersi il territorio.
Moto e motto d’aggregazione: - Riappropriarsi della piazza -.
Organizzarsi in piccoli gruppi di persone, una decina o quindicina, e presidiare le piazze principali di paesi e citta’, di giorno come di sera, con striscioni, manifesti, volantini, parlando tra la gente e con la gente, dei problemi del vivere quotidiano, della crisi economica e politica, dello sdegno per l’ingiustizia, e di tutto cio’ che gia’ si dice da tempo nei propri microcosmi esistenziali.
Strutturare un’azione minimale concreta, individuale e collettiva, di portare le voci in piazza, pacifica e  non violenta che nulla e nessuno puo’ censurare, limitare, disperdere, fino ad espandersi a macchia di leopardo.
E’ un ritorno alla discussione sulla cosa pubblica nelle piazze e nei mercati, partendo dal basso privi di bandiere e partiti, sulle orme della memoria storica popolare coi suoi corsi e ricorsi, col vantaggio che oggi grazie a Internet e tecnologia, si puo’ raggiungere la trasmissione e diffusione globale.
Privi di demagogia, ideologia, utopia; senza guru, leader, capi carismatici; spogli da mass media, in campo solo l'anonimo popolo protagonista. 
Dillo in piazza.

giovedì 17 gennaio 2008

Preghiera blasfema

Lasciatemi sfogare.
Sono un’italiana vera.
Veramente incazzata.
Come stai?
Sto bene.
Non e’ vero un cazzo.
Non stai affatto bene, lo vedo da come scrivi.
Dal sorriso che ti manca anche nell’emoticon.
Dal tuo modo spento, rassegnato, impotente.
So leggere oltre le righe.
Sono anni che raccolgo voci.
Alle quali unisco ora la mia.
Ho perso il lavoro.
Non so come pagare il mutuo.
Devo iscrivere mia figlia a scuola e non ho i soldi.
Devo aggiustare la macchina ma non tengo un euro.
La mia citta’ e’ sporca.
Il treno non arriva mai.
Ho paura a uscire di casa.
Mi e’ arrivata la bolletta.
Non so a chi lasciare il bambino.
Mio padre ha l’Alzheimer ma nessuno mi aiuta.
Mio marito non mi passa gli alimenti.
Devo fare una visita ma vogliono il ticket.
Attendo l’esito delle analisi.
I miei genitori litigano sempre.
A scuola e’ uno schifo.
Lo zio mi tocca ma non posso dirlo.
Sono grassa.
Prendo il Viagra.
Sono depresso.
Lui mi picchia.
Non mi stressare.
Hai del fumo?
Chi e’ il tuo pusher?
Che ti sei sniffata?
Vuoi fare sesso virtuale?

Fossi la Madre Terra non basterebbero i crateri del mondo.
Fossi la Dea Kali’ mancherebbero braccia per tutti.
Fossi uno studente alla Sapienza.
Un operaio a cui elemosinano il salario.
Un cittadino lombardo, emiliano o sardo.
Una famiglia che non arriva a fine mese.
Un vecchio, un fanciullo, un single monoreddito.
Un giornalista inerme, un lettore inerte.
Uno spettatore, un elettore ignavi.
Un cane maltrattato, un gatto seviziato.
Un albero bruciato, un fiore avvelenato.
Una nube intossicata.
Se fossi Dio.
Dio dei neri, dei cinesi, dei migranti.
Dio dei poveri, dei miserabili, dei precari.
Dio dei blog, delle reti e di Internet.
Dio dell’isola che c’e’ e di quella che non c’e’.
Dio se ci sei fai qualcosa, cosa non so.
Dio mio, per amore nostro fallo.

mercoledì 16 gennaio 2008

Chi se ne frega

Tanti anni fa c'era una rivista satirica che si chiamava "Cuore", tra le rubriche una di notizie inutili dal titolo: "Chi se ne frega".
Ecco appunto, chi se ne frega del Papa, e diciamolo schiettamente che siamo una societa' laica e che la fede e' un fatto intimo, privato, personale.
Bene hanno fatto gli scienziati - grandi i fisici - a rompere questo muro di ipocrisia e catto sinistrismo.
In un Paese di politici concussi fino alla terza generazione che, invece di preoccuparsi dell'immondizia di Napoli, propinano alle masse inverosimili figure clericali dal volto di Garko, che di papalino tiene solo i bottoni della tonaca.
Nessuno ha invitato il Papa alla Sapienza, e se la scienza si sposa con la coscienza - spirituale e universale - non si presenta di certo con l'anima integralista cattolica, ma casomai cristiana, buddista, zen.
E dato che siamo in tema, chi se ne frega di chi abbandona il viaggio, il sogno, la speranza, preferendo il banale, monotono, spento, quieto vivere al fuoco di un'emozione, d'uno stupore, dell'ignoto percorso.
Chi non e' in grado di camminare, si sieda in attesa della propria ombra.

martedì 15 gennaio 2008

Il milite ecologico

Circola in Rete una mail - non si sa quanto attendibile come fonte e notizia - nella quale si denuncia che a Cagliari sono stati pestati due ragazzi dalla polizia.
Giovani che nulla avevano da spartire con la guerriglia urbana scatenatasi per l'arrivo sull'isola di tonnellate di immondizia partenopea, ma vittime comunque innocenti e inermi della linea dura.
Linea dura significa botte da orbi.
Se ai tempi genovesi del G8 ad ordinarla furono probi rappresentanti del governo di centrodestra, oggi nei giorni della rivolta della monnezza sono retti funzionari del governo di centrosinistra.
Cambiano i governi ma non la repressione violenta dei moti ribelli, piu' o meno popolari a seconda del volto coperto.
Dietro passamontagna e fazzoletti - chador occidentali - possono occultarsi teppisti, camorristi, estremisti, servizi segreti, prezzolati e assoldati a depistaggio di interessi partitici, economici, politici.
A cavalcare l'onda di ogni protesta sacrosanta e non violenta, si rischia il linciaggio da parte di chi attizza il fuoco per incenerire dissenso, opposizione, antagonismo.
Sono le armi, le risposte del potere che per alimentarsi e mantenersi esercita potesta' autoritaria, ove manca autorevolezza.
E quale autorevolezza si vuole riconoscere a governi ed amministratori che hanno portato un intero Paese a sfiducia e zimbello del mondo?
Che ancora nicchiano ad indicare pubblicamente il nome del responsabile dell'inquinamento nazionale, delegando ai loro Bravi l'azione intimidatoria e censoria sui tanti Don Abbondio, giornalisti, sindaci, presidenti locali?
Al contrario di chi si sporca le mani nei salotti ovattati di mafia, camorra, finanza, politica, chi fa pulizia nelle strade e' l'esercito italiano.
Onore e merito al milite ecologico.
Chi invece ha ancora la mani lorde di sangue - del sangue di un ragazzo ferrarese diciassettenne che si chiamava Federico Aldrovandi - e' qualche poliziotto sotto processo adesso dopo anni di omerta'.
La puzza della peste dilagante non e' solo quella proveniente dai rifiuti marcescenti: se finora si votava turandosi il naso, ora non basta la maschera antigas.

domenica 13 gennaio 2008

Monnezza e' business

Ho chiesto ad un mio amico napoletano che vive in America di definirmi la questione immondizia partenopea in tre parole, mi ha risposto: 
- Monnezza e' business -.
Poi ho domandato ad un altro mio amico che spesso gira l'Europa per lavoro cosa pensano all'estero di noi, e lui mi ha detto: 
- Oltre a mafiosi, pizzaioli, mandolinari, ora anche sozzi -.
Si e' parlato anche troppo dell'emergenza rifiuti a Napoli, uno status quo che non e' piu' emergenza in quanto dura da quattordici anni, nonostante le varie amministrazioni locali e nazionali succedutesi e di qualsivoglia appartenenza partitica.
Quindi la radice della questione e' la mancanza di volonta' e la collusione con la camorra, ossia interessi economici e politici privati, regalando l'immagine di un Paese agli occhi del mondo, di letteraria memoria ai tempi del colera o della peste manzoniana.
La responsabilita' e' di capi di governo, presidenti di regione, sindaci, ma nessuno paga, anzi tutti si paga e lautamente per lo stoccaggio dei rifiuti all'estero.
Non e' nemmeno attribuibile solo ai napoletani, che pagano le tasse ambientali piu' care d'Italia, in una citta' ove gli spazzini non li fanno lavorare.
Mentre la coniuge dell'ex primo cittadino indicato da popolo e media come responsabile di tale inettitudine, gestisce in appalto l'esazione delle gabelle locali.
Pubblici inquinatori stanno trasformando Mare nostrum - isole incluse - in una discarica a cielo aperto di fango tossico.

Fango

Vorrei costruirVi una cattedrale di fango
per poi assistere muta
allo sgretolarsi della Vostra ignavia.
Vorrei vederVi sprofondare in un mare 
di disprezzo senza nome
così come anonimo è l’odore della morte.
Vorrei che la rabbia che mi sale dentro 
trovasse cura in quell’ospedale 
franato senza appiglio.
Vorrei scrutarVi gli occhi fino a soffocarVi
nel Vostro stesso ansito,
soffocando ogni scusa ogni preghiera
seppelliti da fantasmi rimorsi.

lunedì 7 gennaio 2008

Fausto e Jaio

Sono la madre di Fausto Tinelli e voglio esprimere quello che provo, oltre alla mia sincera solidarietà verso i parenti delle vittime delle stragi e di quelle cadute sotto un gioco perverso.
So quello che si prova in quei momenti, l'ho sperimentato sulla mia pelle.
All'inizio non capisci, non ti rendi conto di quello che è accaduto.
Vivi come un brutto sogno, stupito e incredulo.
Vivi nel frastuono: un bel funerale di stato, belle parole e con questi gesti tutti se ne lavano le mani. 
Subito dopo ritorni alla realtà. Il dolore ti fa impazzire, entra in te come l'aria che respiri. 
E allora cerchi aiuto e conforto. 
Chiedi una mano e riponi tutte le tue speranze nella giustizia, che ti aiuti a capire. Ma ti si chiudono le porte in faccia perché tu non sei di serie A anche se sei una persona onesta, come lo erano Fausto e Iaio, due ragazzi che frequentavano il Leoncavallo e perciò "carne da macello". 
Il privilegio di sperare giustizia, di avere un processo, di essere risarciti del sangue dei nostri cari non è un nostro diritto. 
Anche se sono vittime innocenti della strategia di quel periodo e nessuno si azzardi a dire il contrario. Da ben 22 anni mi sono costituita parte civile in un procedimento contro 3 individui di estrema destra, ma questi vivono tranquilli e fanno carriera. 
Perché nessuno li tocca? 
Eppure ci sono 6 pentiti che li accusano. 
Perché i pentiti dei nostri processi non sono attendibili? 
Forse lo sono solo quelli che vogliono loro e i nostri non sono tra questi. 
Dove sono tutte quelle belle frasi che da bambina ti hanno insegnato a scuola, come ama la patria, difendila e rispettala. 
Io l'ho fatto questo, ma lei non mi ha ricambiato. 
Noi per lo stato siamo vittime invisibili, che non vuole proprio vedere. 
E io mi sento come una madre argentina e Fausto e Iaio dei desaparecidos.
(Danila Tinelli)



Rosso rubino

Anche io ho fatto il mio viaggio vacanziero.
In bus per trovare la caserma dei carabinieri.
Perche' la Befana mi ha portato in dono l'auto ammaccata.
E cosi' giro sui mezzi pubblici, tra burocrazia, verbali e assicurazioni che col loro codice amorale incassano solo.
Non ho vinto alla lotteria ma in compenso ho rinnovato il prestito con la finanziaria, la vera mamma degli italiani.
E a tutti i figli di buona donna, che si sa partorisce sempre idioti, rinnovo il mio saluto cosmico col dito proteso al cielo.
Sono una donna non sono una santa.
Ma cosa buona e' quel figliolo che tacito sorprende, lasciando tra le pagine del libro su Provenzano non il pizzino, bensi' una carta prepagata natalizia.
Amorevole omaggio all'orgoglio materno, in questo strano mondo all'incontrario dove ormai sono i figli a farsi carico dei genitori.
Viaggiare finche' si puo', tour astrali o virtuali, pane, salame e vino rosso rubino, color fantasia.

venerdì 4 gennaio 2008

Chador

Dopo la neve, nebbia.
A troppe parole segue sempre un silenzio.
Il vuoto si succede al pieno.
Nei primi giorni del 2008 la parola piu' gettonata nello descrivermi e': 'strana'.
Tra poco arriva l'Epifania, come se mancassero befane in questo mondo all'incontrario.


La calza e' talmente piena di buchi a rete, che un barbone potrebbe accalorarsi.
La sola certezza ricorrente e' il non so.
Si resta qui sospesi.

Chador

E se questo mio tempo con te fosse vano
strapperei una per una tutte le pagine
farei francobolli di ogni tua foto
spezzerei gambe e braccia alle mie bambole.
E poi raccoglierei parole
paesaggi e occhi di porcellana
e ne farei un collage.
Nessun cero acceso davanti alla mia icona
nemmeno una lacrima bagnerà il mio chador.
Io, ridente, tra le sete viola della follia.

giovedì 3 gennaio 2008

Nevica

Nevica.
Se avessi ora una figlia la chiamerei Neve.
Che poi va bene pure per un figlio.
Come ti chiami? 
Neve.
Sei maschio o femmina? 
Sono neve.
Dove vivi? 
Nella neve.
Quanti anni hai? 
Il tempo della neve.

Che lavoro fai? 
Lo spazzaneve.
Il tuo ultimo amore? 
Un omino di neve.
Cosa vuoi per il 2008? 
Neve.
Delirare in un giorno che nevica e' come spolverare di zucchero a velo un dolce paradiso, la torta degli angeli.
Sorriso a fiocco di neve.

martedì 1 gennaio 2008

Fragole e champagne

Quarantottesimo Capodanno.
Anni di discorsi presidenziali, cazzate benaugurali, della serie il prossimo anno sara' migliore del precedente, nella finzione orgiastica collettiva brindando al presentimento che verra’ ancora peggiore, possibile come il mondo.
Detesto i cenoni, i veglioni, l'allegria forzata.
Ho trascorso capodanni solitari, incluso quello mistico spirituale, con un libro di Coelho, un film sui monaci tibetani, una bottiglia di champagne, che gradisco piu' di infusi e tisane.
Le chat sono piene di gente sola a Capodanno, per cui si festeggia in modo virtuale, senza lode e senza infamia, che poi alla fine nulla cambia dall'anno terminale al novizio primo.
Un po' di calore umano comunque mai fa male a Capodanno, non sara' l'amore della vita, ma un abbraccio, una carezza, un bacio significa essere generosi verso se stessi, e magari ne avanza anche per l'altro.
L'anno nuovo inizia con un cielo azzurro, terso come vorremmo i nostri giorni a venire.
Getto il vecchio calendario, appese al frigorifero bollette minaccianti per ora congelate, ci pensero' domani.
Micio si e' ripreso dai botti, dopo la notte passata dentro l'armadio.
Il primo pensiero di oggi e' che la fiducia e' un bene che si conquista, nulla e' dovuto, cosi' l'amore e cosi' il piacere.
Pure per questa stanca Italia che ancora una volta risorge dalle proprie ceneri, nonostante lo stupro dell'innocenza bambina.
Adoro coniugare a una disperata struggente tenerezza, quell'impercettibile sottile dolore dell'insostenibile pesantezza del vivere, abbandonandosi alla sensuale magia di una notte, tra fragole e champagne, in balia di chi  ti pretende.
Ad ogni stordimento segue un risveglio.
Sicche' e’ gia’ il primo gennaio e di nuovo, purtroppo, comando io.