lunedì 28 aprile 2008

Roma mon amour

Adoro Roma, cosi' come mi piace Internet, cosi' come ho amato un uomo o amo i miei cuccioli.
La magia di Roma e' paragonabile alla magia di Internet.
Ma non condivido alcun feticcio o rito consolatorio che possa suggerire 'compatimento' o 'autolesionismo'.
Certo sarebbe semplice, facile raccontare e raccontarsi che con Internet ci si sente meno soli e che ci salva dal mondo, dai cattivi, dal male.
Ma lo 'sperarci' fa si' che poi una notte di sesso - magari a Roma - faccia apparire come principe azzurro un nano.
E invece e' proprio un nano, coi suoi difetti e virtu', pregi e spregi.
D'altronde se si ama una persona, un'idea, se ne accettano lati umani nobili e piu' ignobili, talvolta selvatici e selvaggi come e' la natura, l'istinto, l'animalita'.
E' la differenza che passa tra un salotto borghese e un'alcova.
E penso che il concetto si possa estendere a qualsivoglia luogo e spazio del mondo, virtuale o reale.
Comunque vada, non credo che amero' di meno Roma e i romani.

Er leone riconoscente

Ner deserto dell'Africa, un Leone
che j'era entrato un ago drento ar piede,
chiamò un Tenente pè l'operazzione.
- Bravo! - je disse doppo - lo t'aringrazzio:
vedrai che sarò riconoscente
d'avemme libberato da sto strazio;
qual' é er pensiere tuo? d' esse promosso?
Embè, s'io posso te darò 'na mano...
- E in quella notte istessa
mantenne la promessa
più mejo d'un cristiano;
ritornò dar Tenente e disse: - Amico,
la promozzione é certa, e te lo dico
perché me so' magnato er Capitano.

(Trilussa)

Roma Caput Mundi

Scrivo questo articolo senza sapere ancora i risultati elettorali.
Ma considerata la bassa affluenza alle urne, suppongo che il voto appartenga alla destra, la sinistra ormai ha dichiarato la resa.
Attenzione pero', non significa defezione o diserzione, ma necessita' e urgenza di far morire feticci, cariatidi, maschere di una politica che da tempo non e' piu'.
Non si tratta del muoia Sansone e tutti i Filistei, per il semplice motivo che non esiste Sansone ma solo qualche follicolo di criniera spelacchiata, forfora e allergia.
D'altronde era impensabile il riproporre un sindaco come Rutelli, di cui i romani, a destra come a sinistra, avevano le catacombe piene.
Non che Alemanno sia migliore, e' come dover scegliere tra zuppa e pan bagnato.
Entrambi hanno puntato la loro campagna elettorale sulla sicurezza, cavalcando l'onda degli stupri, veri, presunti o gonfiati.
Si potrebbe munire le donne oltre che di bracciale o collare antiviolenza, di paletta per eliminare eventuali residui di sterco ormonale.
Ancora vige nella mentalita' comune l'associazione minigonna - te la sei voluta, come se vivessimo nello zoo musicale del Faber, peccato che mentre proliferano giudici latitano i gorilla, razza in via di estinzione cacciata da chi di duro tiene solo il fucile.
Come l'Araba Fenice, Roma deve risorgere dalle proprie ceneri.
Perche' la citta' eterna non merita ne' Rutelli ne' Alemanno, ma un vero condottiero, degno e fiero, che la riconduca alla sua storia, arte e cultura.
A quella hola da stadio che fa pulsare il cuore, l'esserci qui e ora, senza se e senza ma.
Tra meno di un mese, il 24 maggio la Roma si giocherà lo scudetto.
Lassatece sogna'.
Roma Caput Mundi.

domenica 27 aprile 2008

Fantasy

Quasi invidio chi ancora crede nel potere di Internet come luogo e spazio per uscire dalla solitudine e isolamento.
Sara' che la conosco e utilizzo da anni, ma non e' un rifugio, la tana nella quale autoincensarsi e leccarsi reciprocamente le ferite.
Casomai e' un ponte verso il mondo, non oltre il mondo.
Non esiste altro mondo che non sia quello fatto da persone reali, in carne e ossa coi loro odori, profumi e fetori.
Cosi' come non esiste un universo di piante, animali e astri virtuali.
Non esistono altri pronomi in Rete che io.
E con quell'io si va a dormire alla sera, come dopo ogni buona lettura, da cui non ci si aspetta che i personaggi escano dalle pagine del libro, ma ci si accontenta al massimo di sognarne la trama.
Bei sogni fantasy.

venerdì 25 aprile 2008

Scopone scientifico

Un Sindaco nostrano vieta che la banda musicale suoni Bella Ciao.
La vera Liberazione sarebbe per questo Paese dall'ottusita', degnamente rappresentata da amministratori, governanti e cittadini ottusi.
E' una battaglia di Resistenza a oltranza persa in partenza; dal nord al sud e isole comprese, a destra cosi' a sinistra, dalle fabbriche agli uffici, trionfa l'ottusita', invasiva e nemmeno piu' preoccupante.
E' uno Stato in perenne trasloco, come se bastasse spostare uomini e suppellettili per cambiare un modus vivendi.
Disposti in posizione prona, supina, a terga, nessuno comunque puo' sentire o far sentire cio' di cui la natura fu parca.
A novanta gradi, angolo retto, acuto, ottuso, la geometria dell'universo si misura ad angolo giro, piatto.
In principio era il caos, la voragine, l'abisso, il disordine, dal quale nacquero Gea la terra, Eros l'amore e gli Inferi.
La teoria del caos nega il determinismo e si pone in relazione all'effetto farfalla, ovvero lo stato di dipendenza sensibile alle condizioni iniziali: l'influenza di fatti minimi sul corso degli eventi, piccole variazioni, producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.
Quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta.
La fine, la morte termica dell'Universo, sara' determinata dall'aumento dell'entropia.
 
- La geometria, quando e' certa, non dice nulla sul mondo reale e quando dice qualcosa a proposito della nostra esperienza, e' incerta. -
(Albert Einstein)

giovedì 24 aprile 2008

Bella Ciao


Buona Resistenza, seppure senza Liberazione 
dai nani da giardino.

In compagnia di riflessioni autorevoli - amorevoli - 
con le note di  Bella Ciao, dal Social Forum Europeo di Firenze 2002.





Natalia Ginzburg - Le piccole virtù, 1962
L'Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. 
È un paese dove tutto funziona male, come si sa. 
È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l'incompetenza, la confusione.
E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. 
È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. 
Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. 
Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d'un ingannevole, e forse insensato, conforto.

Enrico Berlinguer - dall'intervista di Eugenio Scalfari, Che cos'è la questione morale, la Repubblica, 28 luglio 1981
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela.
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali.

La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico.
Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.

Pier Paolo Pasolini - dal Corriere della sera, 9 dicembre 1973
Non c'è dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. 
Il giornale fascista e le scritte sui cascinali di slogan mussoliniani fanno ridere: come (con dolore) l'aratro rispetto a un trattore. 
Il fascismo, voglio ripeterlo, non è stato sostanzialmente in grado nemmeno di scalfire l'anima del popolo italiano; il nuovo fascismo, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e di informazione (specie, appunto, la televisione) non solo l'ha scalfita, ma l'ha lacerata, violata, bruttata per sempre.

La Resistenza e la sua luce

Così giunsi ai giorni della Resistenza
senza saperne nulla se non lo stile:
fu stile tutta luce, memorabile coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando
l' Europa tremò nella più morta vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un carro
da Casarsa a un villaggio perduto
tra rogge e viti: ed era pura luce.
Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro: ed era pura luce.
Visse a lungo sui monti, che albeggiavano
quasi paradisiaci nel tetro azzurrino
del piano friulano: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe nuovo nella luce...
Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi variò: da luce diventò incerta alba,
un'alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano.
Così l'alba nascente fu una luce
fuori dall'eternità dello stile...
Nella storia la giustizia fu coscienza
d'una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.

Italo Calvino - Le città invisibili, 1972
L’inferno è già qui. 
Due modi ci sono per non soffrirne. 
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Lezioni americane, 1985
Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi.

Oltre il ponte

O ragazza dalle guance di pesca
o ragazza dalle guance d'aurora
io spero che a narrarti riesca
la mia vita all'eta` che tu hai ora.
Coprifuoco, la truppa tedesca
la citta` dominava, siam pronti:
chi non vuole chinare la testa
con noi prenda la strada dei monti.
Avevamo vent'anni e oltre il ponte
oltre il ponte ch'e` in mano nemica
vedevam l'altra riva, la vita
tutto il bene del mondo oltre il ponte.
Tutto il male avevamo di fronte
tutto il bene avevamo nel cuore
a vent'anni la vita e` oltre il ponte
oltre il fuoco comincia l'amore.
Silenziosa sugli aghi di pino
su spinosi ricci di castagna
una squadra nel buio mattino
discendeva l'oscura montagna.
La speranza era nostra compagna
a assaltar caposaldi nemici
conquistandoci l'armi in battaglia
scalzi e laceri eppure felici.
Avevamo vent'anni...
Non e` detto che fossimo santi
l'eroismo non e` sovrumano
corri, abbassati, dai corri avanti!
ogni passo che fai non e` vano.
Vedevamo a portata di mano
oltre il tronco il cespuglio il canneto
l'avvenire di un giorno piu' umano
e piu' giusto piu' libero e lieto.
Avevamo vent'anni...
Ormai tutti han famiglia hanno figli
che non sanno la storia di ieri
io son solo e passeggio fra i tigli
con te cara che allora non c'eri.
E vorrei che quei nostri pensieri
quelle nostre speranze di allora
rivivessero in quel che tu speri
o ragazza color dell'aurora.
Avevamo vent'anni...

martedì 22 aprile 2008

Aviomania

Trattasi di patologia ricorrente nei tempi odierni.
Quale un virus informatico, intacca cellule neurali e talvolta ormonali.
I sintomi sono: nevrosi, isteria, meteoropatia, dissociazione, schizofrenia, infantilismo, narcisismo, impotenza, ninfomania, fobie, fissazioni; disturbi della personalita' sfocianti in comportamenti maniaco depressivi o maniaco euforici.
Il virus letale si annida per anni e si manifesta all'improvviso, prediligendo target di individui definiti come: manager, dirigenti, portaborse, lecchini, opportunisti; capponi e galline dai punti cardinali instabili esposti al vento che tira.
Gli allevamenti moderni, intensivi e tecnologici, sono stipati da questi polli in batteria.
Pollai di pennuti lavoratori, votanti, conviviali, conviventi, che ogni giorno sfornano il loro ovetto quotidiano, la produzione, la copula, lo svago Internet, senza sorprese ed effetti speciali dal cilindro di plastica, oramai piu' conigli che prestigiatori.
D'altronde il morbo si diffonde a oltranza nella maggioranza rampicante sulla mongolfiera del vincitore, mentre una minoranza oltremodo inopportuna di perdenti, anticorpi del sistema immunitario, funge solo da zavorra.
Il virus si trasmette da contatto e per vie mediatiche.
Per via aerea mediante le parole, lette, ascoltate, pronunciate, attraverso l'etere telematica, televisione, stampa, riunioni, pause caffe', colazioni di lavoro, cene romantiche.
Raggiunge la sua massima virulenza al momento del dopocena, nel corso del sondaggio di gradimento del classico tormentone: - cara ti e' piaciuto? -.
Attecchisce meglio in portatori insani, ove gia' cova - e si rimanda ai pennuti - una predisposizione geneticamente modificata a contrarre la malattia.
La diagnosi e' infausta e tuttora non esiste cura.
Come salvaguardarsi dall'aviomania?
Rifugiarsi su un'isola incontaminata, non condividere mai cibo o giaciglio coi pollastri; munirsi di spiedo spadaccino come novelli Cirano ed esorcizzare formulando l'anatema: - io non perdono e tocco -.
E a proposito di tocco, di stile sarebbe vergarlo con una piuma d'oca, strappata per l'occasione al pennuto di turno prono in posizione aviometrica.

lunedì 21 aprile 2008

Scambio di coppia

Ho appena visto un servizio su La7 inerente il voto elettorale a Catania.
Al quale ha reagito l'avvocato del neo governatore regionale, preannunciando l'intento di rivolgersi all'autorita' giudiziaria per verificare quanto asserito nel servizio e per paventare un'eventuale denuncia per diffamazione.
Motivata a suo parere dal fatto che il filmato riguarda un solo esponente, un unico partito politico, e non altri o di opposta tendenza.
Insomma rei di lesa par condicio!
Nel video trasmesso si vedono patronati che coi soldi pubblici fanno campagna elettorale, borse della spesa promozionali, facsimili di schede distribuiti durante le giornate di voto.
Un controllo sul territorio rivolto soprattutto a popolazioni a reddito basso, pensionati, disoccupati di quartieri disagiati in condizione di sottocultura, in cambio di promesse di lavoro precario o un minimo di sostentamento.
Mi ricordo quando mio padre mi raccontava del dopoguerra, ai tempi del boom economico, di come per avere un lavoro sicuro, oggi si dice a tempo indeterminato, occorresse avere la tessera della Dc, anche per fare il portinaio o l'usciere in una banca.
Questo negli anni Cinquanta e Sessanta, ove chi ha una certa eta' ricorda ancora nel Meridione la prassi della scarpa spaiata in cambio del voto. Poi dopo il voto davano l'altra scarpa.
Negli anni Settanta e Ottanta, mia nonna pur non essendo donna religiosa, riceveva i pacchi dono di generi alimentari dalla parrocchia, la quale sosteneva le persone piu' disagiate, e che in campagna elettorale ovviamente esorcizzava i comunisti.
Mia nonna da saggia donna popolana venuta dalla terra, diceva si' al prete in cambio della pasta e votava comunista.
A quei tempi non c'erano i cellulari a filmare il voto, o peggio i bravi di Don Abbondio a presidiare i seggi.
D'altro canto, il Pci ossia la federazione giovanile, alla domenica mattina portava a casa l'Unita', spesso accompagnata da un vassoio di paste, a offerta libera per la sottoscrizione al giornale.
Era usanza soprattutto da parte degli anziani offrire loro il caffe', fare due chiacchiere conviviali, e nel bisogno farsi aiutare per la compilazione e il disbrigo di pratiche burocratiche, considerato che i giovani studiavano mentre gli anziani erano tutti ex operai o lavoratori agrari.
Poi negli anni Novanta si e' perso tutto cio'.
E' mancato il contatto con la gente.
Assessori e amministratori erano piu' attenti alle cooperative edili e di consumo, il concorso pubblico era legato come altrove a tessere di partito, nelle sezioni anche le piu' rifondaiole si dibatteva di strategie e di poltrone.
E si e' giunti cosi' al nuovo millennio.
C'e' un ente pubblico amministrato dalla Lega, ove non sono 'graditi' dipendenti di origine meridionale, per cui si fa il possibile per allontanarli o convincerli a dimettersi.
Nel corso delle elezioni precedenti, gli iscritti alle palestre romane di arti marziali ricevevano via sms pubblicita' elettorale da un partito della destra, alla faccia della legge sulla privacy e trattamento dei dati personali.
Patronati, parrocchie, sezioni, uffici pubblici, palestre, sono solo la punta di un iceberg di un Paese che pensa di votare in democrazia.
Il voto e' libero ma condizionato, soprattutto quando dipendono condizioni di vita piu' dignitose, il posto di lavoro o addirittura e' in gioco la sopravvivenza.
E' libero come l'informazione in Italia, chi si azzarda a fare la voce fuori dal coro, dal gregge, rischia non solamente a livello patrimoniale ma pure penale.
Oltre al fatto che quel giornalista poi difficilmente trovera' ancora lavoro, cosi' come quel dipendente che se non avesse firmato le proprie dimissioni, probabilmente non avrebbe piu' operato in regioni leghiste.
Sono storie di ordinaria ingiustizia.
D'altronde la giustizia non e' di questa terra, soprattutto se non si hanno santi in paradiso.

Come fa un piccione

In questi giorni si parla molto di elezioni, del perche' e del come di un voto.
Personalmente mi sento abbastanza matura e saggia da dire largo ai giovani, che forse hanno ancora utopie e un progetto di futuro.
Da vecchia signora mi ritiro in buon ordine e se proprio devo chiedere qualcosa, m’accontento di salute e un po’ d’affetto.
L’impossibile lo lascio ai giovani, poiche’ come dice giustamente una donna in fiore, ognuno dia senso al proprio tempo.
Mi spezzo ma non mi piego si diceva un tempo, almeno chi aveva orgoglio e dignita'. 
Si e' spezzato qualcosa dentro probabilmente, sicche' non ci si piega ma nemmeno si spera.
E non vale solo per la politica, ma pure per l'amore, l'amicizia, e ogni altra relazione umana e sociale.
Sono tempi in cui vedo gente piangere, estremamente fragile sull'orlo di una crisi di nervi, per ragioni economiche oppure perche' considerata uno zero, nell'ambito famigliare o lavorativo.
In un sistema binario fatto di zero e di uno, si e' perso il treno dell'uno.
Sempre piu' mi distacco dalle umane miserie, inclusa la mia, e sorrido, talvolta rido di questo pazzo mondo ove lo pischiatra e' piu' folle dei suoi pazienti.
Accattoni di un bacio o una carezza, si sondano dimensioni parallele, chi gioca e chi fa sesso virtuale.
Chi scorge con occhi bagnati alla finestra il bianco culo di un piccione, che sara' un segnale o solo cacca sul davanzale.
Comunque sia ha strappato un sorriso.
L'amore sopra il cornicione.

sabato 19 aprile 2008

Bestiario artico

Talvolta battibecco col pinguino, non so chi dei due sia piu' congelato.
Settimana circense, alle foche ammaestrate sfugge la palla ad un palmo di naso.
Fra topi ballerini e gatti mammone, un orso in catene ibernato.
I beluga cetacei del mar dei smargiassi sfiatano boria.
Trichechi dall'addome tronfio spingono carrelli di surgelati.
Husky trascinano slitte di bianche pellicce scuoiate.
Le renne appendono ai rami le sfere di Babbo Natale.
Al circolo polare artico lapponi ospitali offrono mogli.
Nell'era glaciale il bacio eschimese sponsorizza granite.
L'inquinamento al  Polo minaccia animali, ormoni, anticorpi.
Correnti oceaniche e venti scaricano umani veleni sull'Artico.
Disciolta la punta dell'iceberg, dal buco nell'acqua al foro nel ghiaccio si pesca il nuovo bestiario.

martedì 15 aprile 2008

Il gioco dell'Oca

Vorrei fare una disamina accurata del voto elettorale, una lettura piu’ di costume e sociale che politica, cercando di essere il piu’ oggettiva e il meno ideologica possibile.
Mettendomi nei panni di chi ha votato destra o Lega, di chi non ha votato, di chi ha affossato la sinistra storica.
Partendo dalla gente, dal singolo, non mi interessano le fanfarate di politici e mass media gia’ proni al signore di turno, poiche’ e’ troppo facile tacciare la massa, la folla, di arroganza, prepotenza, ignoranza.
E’ come calarsi fette di prosciutto sugli occhi e poi lamentarsi perche’ si va a sbattere contro il maiale.
Questa mia riflessione risultera’ antipatica ad alcuni, da altri saro’ tacciata di razzismo o leghismo oppure qualunquismo, ma non mi importa il consenso, bensi’ analizzare il dissenso.
Tutto comincio’ con l’euro.
Senza l’euro si dice che oggi saremmo divorati dall’inflazione, ma nessun governo di destra o sinistra ha attuato una politica di contenimento dei prezzi e delle tariffe, coi risultati catastrofici per i bilanci famigliari che ben conosciamo.
Euro voluto da Prodi, ma che nulla ha fatto per salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori e dei cittadini italiani.
E la gente associa l’euro, ossia l’indebitamento e il degrado delle proprie condizioni di vita, a Prodi.
Da qui la prima sfiducia.
E che spiega poi la successiva vittoria di Berlusconi.
Cinque anni di governo di destra, il popolo si rende conto che l’esistenza si fa sempre piu’ pesa e dura, e che votare Berlusconi non arricchisce se non chi e’ gia’ ricco di suo.
Assioma valido sia per il privato che per le aziende, tant’e’ che solo le grandi imprese sopravvivono al mercato globale, mentre artigiani e piccole ditte soccombono al colosso del monopolio planetario, ovvero la grande produzione e distribuzione.
Con nefaste conseguenze di lavoro precario, riduzione dei posti, aggravio dei turni e dei carichi, risparmio su sicurezza, prevenzione e tutela del lavoratore.
Nel frattempo la sinistra latita, o meglio dorme.
Mentre la gente e’ sempre piu’ stanca, demotivata, arrabbiata; ticket sanitari, rette scolastiche, mala gestione, una scuola che non e’ cosi’ gratuita come cita la Costituzione e che non premia il merito, livellando tutto verso il basso, istruzione, cultura, dovere, impegno, inclusi i professori.
Il popolo sommerso dal bisogno domanda sempre piu’ affitti agevolati, tariffe energetiche calmierate, prezzi equi e un costo della vita che non sia da suicidio.
Ma nessuno risponde, sordi a destra quanto a sinistra.
Non solo, ma la gente che da generazioni vive sul territorio, paga le tasse, anni di lavoro per una pensione non piu’ all’altezza della sussistenza, nel momento del bisogno vede che le case popolari vengono date ad altri, forse indigenti, forse con un lavoro in nero, o altre attivita’ poco lecite.
Si ha paura a lasciare i figli a giocare ai giardinetti o di uscire alla sera.
Le auto sfrecciano e giocano ai birilli coi pedoni.
Le donne sono importunate da soggetti in astinenza sessuale o per culture misogine differenti, stupri, scippi, violenze sono all’ordine del giorno come cellule impazzite.
Comportamenti deprecabili che non provengono solo da sottoculture o disagio sociale, ma anche da ambienti borghesi e benestanti, dal vicino di casa, da chi tampona l’auto, dallo stesso famigliare che ci vive accanto o che si e’ appena lasciato.
Individui comunque di cittadinanza italiana a denominazione d’origine controllata.
I soldi pubblici finiscono da decenni al Sud, ma come accade in ogni parte del mondo, chi ne beneficia sono pochi e gia’ comunque predestinati.
Questa politica assistenzialista invece di portare sviluppo ed evoluzione ha solo mantenuto in una condizione statica e stagnante il Sud, impoverendo il Nord: piu’ tasse meno servizi, aziende pubbliche privatizzate e incremento delle tariffe, scatenando la guerra tra poveri.
Poiche’ quando la coperta e’ corta non ce n’e’ piu’ per nessuno.
La gente del Nord quindi comincia a chiedere lo stop ai finanziamenti, ai soldi erogati a pioggia, e si rifiuta di pagare anche per lo smaltimento dell’immondizia altrui.
D’altronde ha sempre onorato tasse, multe, fatture, bolli, assicurazioni, rate condominiali, dichiarato redditi e la vita al Settentrione costa assai piu’ cara, in termini di prezzi ed esazioni.
D’altro canto la rabbia del Sud si rivolge agli extracomunitari, immemore dell’emigrazione degli avi, e invece di manifestare una effettiva volonta’ di protesta e lotta contro mafia, ndrangheta e camorra, il capro espiatorio diventa il raccoglitore di pomodori.
Il Sud, eliminato assistenzialismo e mafia, potrebbe essere territorio autarchico per le risorse naturali, agroalimentari e prosperosa industria del turismo.
Anche il Nord Italia subisce il fascino della mafia dei colletti bianchi, dell’alta finanza, della politica di inquinamento illegale lontano dal proprio giardino, cosi’ come i paesi ricchi occidentali hanno fatto coi paesi del terzo mondo.
La bella addormentata nel bosco - alias la sinistra - continua a sonnecchiare.
Mentre paradossalmente cio’ che unisce queste due realta’ italiane alle urne non e’ un’ideologia, un principio, un valore, ma proprio la lava che cova sotto la cenere dell’intolleranza e disprezzo non verso l’oppressore ma per l’invasore, ossia colui che della terra vuole dividerne, o coglierne, o rubarne i frutti.
Ed ecco spiegato il voto leghista, al sud come al nord, da un elettorato italiano disgustato dai politici e dagli sprechi, alla ricerca di ordine, sicurezza, salvaguardia del salvabile.
La certezza della pena, non solo di sopravvivere, ma di tutelare la roba - Verga docet - la progenie, le radici e la tradizione.
Al contempo la sinistra aleggia nei suoi voli pindarici di macroeconomia o sbandieramenti utopici, incurante o meglio - il che e’ peggio - inconsapevole degli scarponi di piombo dei suoi elettori. Quegli operai, lavoratori, donne, anziani a cui sempre s’appella in campagna elettorale.
Ed ora che la montagna ha partorito il topolino, poiche’ quando la nave affonda i topi ballano, con gli occhioni sgranati e la boccuccia a cerchio rimane a fare anelli di fumo.
Ce la siamo fumata tutta e tutti questa sinistra, finiti tabacco ed erba, si coltivino papaveri e papere.
Il dado e’ tratto. Non si riparta dal gioco dell’Oca.

domenica 13 aprile 2008

Le petit oiseau

Eccomi, fatto il mio dovere come una moglie a letto col marito dopo trent'anni di talamo nuziale.
Ci ho pensato su parecchio, e alla fine mi sono detta ok votiamo un coglione, perche' dato che i coglioni vanno sempre in coppia, tanto vale scegliere quello meno grosso.
Se uno tiene la prostata, l'altro il varicocele, io quasi in menopausa, Marx mi perdonera' questo voto senza falce e martello.
Di cui non sono affatto orgogliosa, anzi mi sento un po' come le petit oiseau tra due coglioni, o meglio parte integrante dei coglioni, ma oramai quali struzzi siamo abituati a digerire tutto e ad elaborare ogni lutto.
In cabina elettorale ho spento il cellulare, giusto per non fare figure barbine stile Mastella, che gli e' suonato ed ha risposto la Digos.
Mio padre ottantenne mi ha telefonato strappandomi un sorriso, invitandomi a votare il meno peggio e raccontandomi che alla ex moglie, la seconda non mia madre, ha detto: 
- Mi hai gia' tradito una volta non tradirmi ancora col voto - diretta e concisa missiva elettorale per non  consumare tutta la ricarica.
Questo e' il lato comico di cotale momento topico.
Rideremo meno domani, con pensioni e salari ai minimi storici, al di la' di chi vincera'.
Buon sollazzo.

Volta la carta

Bene, ho appena fatto i conti della serva, prima di andare a votare, forse.
Sono due anni che si attende l'aumento di stipendio, bloccato prima dal governo Prodi e ora dalla Corte dei Conti.
E in due anni il carovita sale alle stelle.
Io non mi preoccupo del trono, ma di finire dentro quel recipiente su cui appoggio le mie sempre piu' scarne onorevoli chiappe.
Non mi risulta che cio' accada anche a lorsignori, futuri premier, ministri, sottosegretari e portaborse.
Ecco a che pensa la gente dentro la cabina elettorale, per cui comunque vada se la saranno cercata e voluta.
E' troppo comodo e facile pensare che in pochi mesi di propaganda appellandosi al popolo, quando si sono avuti anni e governi alternati per poter fare qualcosa, la gente risponda.
Ed io che sono assai pragmatica e realista piu' del re, consapevole che le elezioni non cambieranno le condizioni di vita degli italiani come non le hanno mutate finora, so che il solito lunedi' e' alle porte, coi problemi di lavoro per chi ancora ce l'ha, con la spesa e le bollette da pagare, coi figli che vanno a scuola e con la dichiarazione dei redditi che incombe.
Quotidiana routine, sempre che non ci cada il cielo sulla testa.
Se andro' a votare, e sottolineo se, sara' come un parto, sento gia' le doglie, e se lo faro' e' solo per un senso di compatimento - da pathos condividere una pena - verso un Paese sempre piu' ridotto ai minimi termini.
Per cui non ci si aspetti una reazione orgasmica ai risultati elettorali, si vota sotto anestesia, o forse gia' in eutanasia.

sabato 12 aprile 2008

C'e' solo un Capitano

Ecco l'ago della bilancia.
Non le promesse di Veltroni o Berlusconi.
Ma disputarsi Capitan Totti come fosse un pallone da football, e' inammissibile.
Pazienza i voti della mafia.
Pazienza le schede controllate dalla ndrangheta all'estero.
Pazienza riscrivere la Resistenza e osannare Mangano come un eroe.
Ma il Capitano non si tocca!
E se loro mettono in campo Ronaldino noi rispondiamo col numero dieci nazionale e mondiale.
La partita e' ancora tutta da giocare.
Roma segna e palla al centro.

venerdì 11 aprile 2008

Biancaneve sotto ai nani

Siamo sotto elezioni.
Chi scrive e' una cittadina elettrice italiana, a cui pare di stare ai mondiali, con la medesima tensione.
In questa marea di bubbole propagandistiche sono vere due cose.
La prima, che la destra va tutta a votare e vuole riscrivere la Resistenza.
La seconda, che la sinistra e' patetica come un uomo cinquantenne al suo primo fallimento sessuale.
Tutti si appellano a questa Italia come fosse la mamma dei cretini sempre incinta.
Insomma andate a votare, non disperdete voti, fate in modo che non vi siano altri cinque anni di psiconano.
Che Biancaneve e' stanca di stare sotto ai nani. 

Riso amaro

Si parla di Mangano dagli anni Novanta, che non e' la bella Silvana del film Riso amaro, ma il fantomatico stalliere di Arcore, col risultato che comunque Berlusconi vinse le elezioni.
E non e' un caso che al Sud, soprattutto in Sicilia, fu eletto coi voti della mafia, tant'e' che in questi anni un considerevole numero di amministratori legati al suo partito, sono stati concussi per mafia.
Cosi' come in Campania, la camorra ha gestito per anni il business immondizia sotto la gestione amministrativa di sinistra, Bassolino docet.
Che stampa e potere siano uniti in matrimonio e relative corna e' risaputo.
Ho sempre assistito ad una informazione manipolata dalle lobby politiche ed economiche, oggi anche finanziarie, non solo alla Rai e sui quotidiani nazionali. Pure a livello locale, ci si spartisce giornalisti, direttori e pubblicita', inglobando o tagliando fuori l'informazione indipendente.
Il giornalismo e' condizionato dalle veline di partito e istituzionali, oltre che dai gruppi industriali che finanziano pubblicita' in cambio di audience.
Non ho visto liberta' di informazione nemmeno nelle realta' di sinistra ma solo, come altrove, dettami editoriali, censure e purghe di stampo bulgaro.
Si dovrebbe abolire in primis l'Ordine dei giornalisti, ma nessuno mai si prendera' la briga di andare contro cotale lobby asservita ai padroni e signori di turno.
Internet grazie al cielo ancora non e' controllabile, e comunque i maggiori tentativi di imbavagliarla sono giunti proprio da regimi e governi di sinistra.
Piu' di una ascesa inutile in politica di personaggi pubblici mediatici, utile solo a fagocitarli e zittirli, ci sarebbe bisogno di una voce autonoma davvero antagonista, un giornale, una radio, una tv, insomma un tam tam che vada oltre Internet o anzi che la amplifichi sempre piu'.
Ma ci vogliono soldi, senza denaro non si fa nulla, e soprattutto in Italia senza tessere di partito non e' possibile fare informazione, oltremodo se libera e trasparente.
Anni fa ci furono tentativi di azionariato popolare a favore di stampa, radio e Tv libere, ma miseramente fallirono.
Forse poichè risulta piu' comodo fare demagogia e propaganda, o seguire da spettatori la corsa, piuttosto che mettersi in gioco rischiando del proprio e pedalando.
D'altronde in un mondo dopato, ove anche l'informazione e' planetaria e globale, la fabbrica delle notizie non puo' esentarsi dal produrre parole come armi.
E bombardare inermi cittadini elettori con testate nucleari che, piu' che intelligenti, dilaniano ragione, senso critico e coscienze.

mercoledì 9 aprile 2008

Ehila' Beppe

Stamane c'era un tiepido sole, poi si e' rannuvolato, ma come gli antichi oracoli che frugavano nelle frattaglie, vediamo che tempo fara' domenica.
Nel frattempo aspettiamo la partita della Roma stasera, sto leggendo in Rete l'umore elettorale della gente, le farneticazioni fasciste di Berlusconi e quelle di Veltroni che vuole assicurare - rassicurare - le casalinghe.
Sinceramente mi pare di stare alla neuro deliri, ove tanti Napoleone ulcerosi servono brioches, in bona parte o malasorte.
Detesto il campanilismo, il provincialismo e tutto cio' che limita la visione cosmopolita del mondo, la bellezza e ricchezza della diversita'. 
Penso che il grado di civilta' non dipenda da un popolo o da una nazione ma da ogni singolo cittadino.
Per cui faccio anche mia la scritta sul muro di una citta' portuale:
- Immigrati per favore non lasciateci soli con gli italiani -.
Heila' Beppe, vieni giu' che ti offro un maraschino.

lunedì 7 aprile 2008

L'agguato

L'oroscopo stamane me l'aveva predetto.
Oggi scriverai da incazzata.
Ed eccomi qui, dopo una scorsa in Rete sulle prossime elezioni.
Vedo siti con pubblicita' a pagamento del Partito delle Liberta', noto altri siti a promozione gratuita del Partito Democratico.
E mi domando a che pro.
Il ruolo degli intellettuali e dei media carismatici e' essenziale per l'orientamento del voto, per far scegliere agli ultimi indecisi chi e cosa votare, a pochi giorni dal quesito elettorale.
Poiche' il popolo e' massa, bue, pecorone e segue il capobranco, non importa se di destra o di sinistra.
Basta che come sulla via di Damasco l'elettore indeciso venga illuminato dal primo fanalino di coda parendogli di intravedere un faro nella notte.
E se fino a ieri il popolo chiedeva pane ora chiede rose, non interessa se di plastica o virtuali, ci s'accontenta come in un orgasmo ventennale col coniuge.
Si esulta verso il nuovo Redentore, verbo, nerbo, che finalmente appaga e soddisfa la propria ombra di Peter Pan, Robin Hood con le pezze al culo.
Si puo' fare di votare la stessa recita, copione, i medesimi burattini, il nuovo che avanza rancido, meglio un pezzo di pane raffermo che un panino geneticamente modificato.
E ci si illude, continuando a raccontarsi la fiaba di Pollicino, preferendo un uovo similoro oggi alla gallina di domani, tanto gia' viviamo in un pollaio, briciole ed elemosine, coscienze intermittenti, dignita' al saldo.
Votate per chi vi pare, ma non votate perche' l'ha detto, scritto, verseggiato un cantante, un attore, un personaggio dello spettacolo, uno che comunque ci deve campare col governo che si votera'.
Non cambiera' la vostra vita ma solo la sua, e di voi non gliene freghera' assolutamente niente  se non quale potenziale target e audience.
E' similare e speculare ad un amore finito, un rapporto trascinato, ove si sceglie di tradire, cornificare, sbeffeggiare l'altro, invece di dare un taglio netto radicale e cambiare davvero.
A che serve continuare con lo stesso partner, con cui non si prova piu' gusto a farci l'amore, in una relazione stantia nella quale ci si sente imbrigliati, incarcerati, oppressi, usati?
Coloro che ancora veramente possiedono una consapevolezza si ribellino, invece di seguire facili falene.
L'alternativa puo' essere restare chiusi in gabbia nello zoo, nuotare nell'acquario dei pesci rossi, girare come criceti sulla ruota.
Libero arbitrio, ma Alcatraz e' altrove.

domenica 6 aprile 2008

Scacco matto

Sono anni e varie elezioni che diciamo di votare il meno peggio turandoci il naso, ma il fetore non e' svanito, anzi l'immondizia s'accumula.
Posso affermare, al di la' dei proclami elettorali, che le mie condizioni di vita, dei miei figlioli e di tanta gente con cui parlo, sono peggiorate assai, sia coi governi di centrodestra che di centrosinistra.
Ecco perche' dichiaro che non vedo differenze tra le due fazioni, a meno che non si voglia parlare di massimi sistemi e di principii solo sulla carta.
Ora mi si spieghi in nome di chi e cosa dovrei votare questo centrosinistra, codesti personaggi che sono sempre gli stessi da anni, e che dubito abbiano mai lavorato un giorno sotto padrone in vita loro.
Suppongo che non abbiano mai fatto la spesa in un discount, o siano saliti sui mezzi pubblici, oppure che abbiano dovuto negare a una ragazzina brava a scuola la meritata gita. 
Ecco chi sono i veri bamboccioni, non noi o i nostri figli, ma questa manica di opportunisti ipocriti, a cui in realta' della gente non frega nulla.
E non voglio essere complice di questa maramaglia, gentaglia.
Non si cambia l'Italia votando questo o quello e promesse inevase, ma dando un segnale forte, di dissenso, distacco, antagonismo, definiamola una rivoluzione silenziosa.
Andando alle urne ma lasciando la scheda bianca, anzi annullandola non fidandosi, vergando tutto il proprio disprezzo e ribrezzo.
Non siamo piu' ai tempi degli anni Novanta ove lo spauracchio era Berlusconi, ora la lotta e' assai piu' infida e gli avversari fanno parte anche di questo centrosinistra.
Quando si vedranno riduzione dei prezzi, salari aumentati, garantiti i diritti alla salute, casa, lavoro, studio, a una vita dignitosa per bambini, adulti, anziani, donne,  nel rispetto delle diversita', allora si potra' credere di far parte di una nazione ed un Paese moderno e civile.
E a proposito di tribune elettorali, sicuramente meglio stare in Rete che assistere ai comizi politici. 
Almeno su Internet si gioca a dama, a scacchi e al fantacalcio, sentendosi per un po' meno 'disperanti'.
Che importa in Rete cosa si vota o non si vota, in fondo nel gioco ludico l'importante e' partecipare.

sabato 5 aprile 2008

Re nudo

Dissento da chi e' poco critico verso Veltroni e compagni, non si dimentichi che fa sempre parte di una casta, sia pure di fazione opposta.
Coi vari governi di centrosinistra non ho visto cambiamenti, mutamenti, scelte radicali, ma solo staticita', riconferma di un sistema di potere che, destra o sinistra, cambia poco e nulla per il cittadino italiano.
Tendo a ricordare che per le guerre nel Golfo, il governo di centrosinistra ha sempre votato a favore per il finanziamento.
Nelle marce della pace i politici anche di sinistra furono assenti per non compromettersi.
Idem dicasi a Genova per le manifestazioni contro il G8 poiche' non ritenuto politicamente corretto.
Se la destra spreca denaro pubblico per incentivare gli statali a lavorare, altrettanto agisce la sinistra coi dipendenti delle amministrazioni locali, col risultato unico di gonfiare stipendi dirigenziali.
Le promesse sono simili da decenni e ugualmente mai mantenute.
Nessuno ha provveduto a calmierare i prezzi, ad adeguare i salari, a liberalizzare davvero il mercato contro il regime di monopolio. 
Anzi si sono appaltati e subappaltati risorse e beni pubblici in societa' miste pubblico-private che hanno prodotto solo l'aumento delle tariffe, e in cui gli stessi amministratori che hanno firmato delibere si ritrovano poi come azionisti.
Entrambi i governi hanno fatto dell'assistenzialismo il vero voto di scambio, senza promuovere sviluppo e progresso, senza adeguare la legislazione ai tempi moderni, in un rapporto di sudditanza tra cittadino e Stato che vede il contribuente soggetto ad una overdose di tassazione deprivandolo al contempo di benefici e agevolazioni.
Anche gli stessi sindacati non sono piu' al servizio dei lavoratori bensi' dei partiti.
Si vive in un Paese irreale, ove non esiste piu' la famiglia con tre figli a carico, ma una miriade di mono nuclei famigliari nei quali come negli anni Cinquanta, si fatica a far studiare i figli e ad arrivare a fine mese.
Ora che la coperta e' corta, ognuno la tira dalla propria parte, sino a scoprire che sotto la coltre delle parole, il re e' nudo.
E la regina di fronte a cotanta pochezza, si volta dall'altra parte.