venerdì 30 maggio 2008

Poenta e osei

Non oso immaginare in quale entita' si tramutera' Giancarlo Gentilini, Vicesindaco di Treviso.
Nel culmine della propria xenofobia, scatenatasi ora sui cani italiani ed esotici, e in veste di Maga Mago' padano, in transumanza da elefante a microbo.
Dichiarando, quale esperto cinofilo specializzatosi in campagne contro le cacche dei quattrozampe, in riferimento a razze canine e a meticci:
- Noi non vogliamo razze di cani stranieri -.
E proseguendo, in merito al cane lupo nostrano:
- Questi si' che vanno bene, sono gli animali dei nostri progenitori. Dobbiamo dire no invece a quei cani stranieri che non sono rispettosi dell'ecoflora nostrana e del nostro ambiente -.
Quando si dice fiol d'un can...

mercoledì 28 maggio 2008

Operazione tigella

Ai miei tempi qui in Emilia la festa dell'Unita' la si chiamava in celia festa dell'Umidita'.
Inconsapevoli Cassandre, della muffa, pesci e topi che avrebbero abbandonato poi non solo la stiva ma la nave intera.
La scena che amo di piu' del film Titanic e' quella dell'uomo imprigionato dai ghiacci, mi fa piangere e ridere assieme.
Non riesco mai ad essere completamente seria o totalmente gaia.
Sara' un destino tragicomico, o il reinventarsi in farsa il dramma esistenziale del vivere.
Ma tutto sommato posso affermare con sicumera che non me ne puo' fregar di meno se, al posto di tre metri sopra al cielo o due metri sotto terra, si e' tutti in un metro di cacca cosmica planetaria.
E mentre le stelle stanno a guardare, alieni e marziani si turino la proboscide.
Sollazzandomi nel frattempo gustando le tipiche tigelle emiliane.

sabato 24 maggio 2008

Le Musicien

Sussurri bambini

Sussurri bambini
piccoli complici
nel mondo dormiente
confidenti intimi
nell'eterno gioco
dell'Edipo re
O madre regina.


mercoledì 21 maggio 2008

'O pacco

'O pacco a Napoli e' la sola servita e riverita dal Pulcinella di turno, perche' si sa che il mondo e' dei furbi e non dei fessi, e l'arte d'arrangiarsi s'impara da monelli nei vicoli.
Punirne uno per educarne cento, tuona il vice nano, come se gli editti fossero il prolungamento di una potenza assente; giusto colpire l'assenteismo ma senza fare proclami di tristissima memoria storica.
Si detassano gli straordinari sul lavoro privato, incentivando prestazioni extra in condizioni di lavoro precario e insicuro tipico italiano; di atipico ci sono solo le agenzie interinali che lucrano a provvigione sul sudore altrui.
Risulta altresi' incomprensibile la scelta governativa riferita al pubblico impiego di non applicare la tassazione, in clima di caccia alle streghe si segue la scia opinionista e mediatica del lavoratore pubblico fannullone.
Mirando al consolidamento e omologazione del rapporto di lavoro e produzione naturalmente livellato verso standard minimi; puntando alla modifica dello statuto dei lavoratori, troppo garantista per i datori di lavoro; riducendo i sindacati, soprattutto per demerito loro, a mere agenzie contrattuali.
E' sacrosanto il licenziamento per chi non fa il suo dovere, ma e' oltremodo la dirigenza a recepire stipendi assai ben retribuiti e a fare straordinari a pioggia, senza alcun controllo e verifica dell'operato, incentivati finanche da premi sul raggiungimento di presunti obiettivi.
D'altronde pure l'Unione Europea elargisce contributi a favore di nobili finalita' e di adeguamento ai parametri comunitari, per cui le amministrazioni pubbliche si reggono ormai su appalti, rotatorie e progetti, non sempre tesi al miglioramento e sviluppo di citta' e comunita' di contribuenti amministrati.
Detassare gli straordinari penalizza le donne, a meno che non siano single in carriera e senza famiglia, caricando oltremodo sulle loro spalle la cura dei figli e della casa, poiche' il coniuge e' impegnato a lavorare a oltranza per arrivare a fine mese a scapito della qualita' di vita e relazione. 
Sarebbe piu' utile, opportuno e dignitoso aumentare gli stipendi, in modo da rispettare la media europea, e nel contempo calmierare tariffe e prezzi del libero mercato e aziende fornitrici di beni primari essenziali  quali acqua, luce e gas.
Altro pacco, il pacchetto sicurezza.
Si concorda sulla limitazione del danno che provoca l'immigrazione clandestina, gli italiani sono maestri in questo avendo esportato all'estero oltre alla pizza la mafia, pero' la condanna al rimpatrio per chi oltre a non aver lavoro non ha casa adeguata, comporta il punire il povero Cristo ma non Barabba e i quaranta ladroni. 
E' risaputo che sovente si affittano posti letto a costi proibitivi, furfanteschi, a immigrati, in condizioni igienico sanitarie da terzo mondo, il tutto a loro spese e trattenendosi la cauzione di migliaia di euro, perche' tanto il precario extracomunitario di turno non ha gli strumenti o il denaro oppure i documenti in regola per rivolgersi alla giustizia.
E cosi' invece di colpire questi proprietari e affittuari, si punisce l'inquilino rispedendolo al proprio Paese di provenienza; peccato che allo stesso modo codesti italiani truffaldini non si possano rieducare in qualche tundra siberiana o savana.
Idem dicasi per il lavoro in nero, poiche' fa comodo avere lavoratori, schiavi, sottopagati e in condizione di carenti o assenti norme di sicurezza, non sindacalizzati.
Per cui si caccia il lavoratore extracomunitario, reo di avere fame e lavorare anziche' rubare, e si concede al signor padrone l'intoccabile profitto sulla manovalanza sacrificando la pelle altrui.
Soluzione equa sarebbe applicare analoga sanzione all'imprenditore italiano, che dovrebbe consistere nella confisca del profitto illegalmente guadagnato e reinvestito in fondo sociale, ad uso di imprese regolari e sane, e per vittime e famiglie di invalidi e morti sul lavoro.
Utopia?

martedì 20 maggio 2008

Rom

Va di moda parlarne.
A destra come appiglio per richiamarsi a ordine e sicurezza, assicurandosi cosi' voti ed elezioni.
A sinistra con la retorica sempreviva che la contraddistingue, sovente a tacitar coscienze come chi concede l'elemosina davanti alla chiesa e si sente purificato da qualsivoglia peccato.
Nell'iconografia da illustrazione la zingara e' rappresentata dalla bella Esmeralda di Notre Dame, il rotear di fianchi da danza gitana, il nomade bello e fiero che ti penetra coi suoi occhi neri.
Nell'anamnesi onirica infantile lo zingaro e' l'uomo col sacco che ti porta via, emblema del male oscuro per le bambine, simbologia e feticcio del sesso come dominio e possesso.
La realta' a cui si assiste tutti i giorni, al di la' della cronaca ad effetto dei mass media, vede bambini maceri e luridi come vecchi cartoni, o barboni, tendere mani con lo sguardo sveglio e patetico di chi vuole impietosirti e farti fesso.
Dietro i lividi nel corpo e nell'anima di questi fanciulli spesso ci sono storie di violenza, botte, l'essere nati gia' grandi senza mai essere stati piccoli.
Le bambine, specie e non genere, le piu' sfortunate, considerate merce sessuale, un plusvalore per la legge del mercato e della giungla per pedofili borghesi a caccia d carne fresca; non importa se odora di selvatico anzi piu' eccitante l'afrore, del viagra.
Sono i medesimi uomini che poi tuonano da colonne di giornali, emittenti radio e televisive sulla pulizia etnica, come se ricacciare nelle riserve l'oggetto del loro turbamento o averne lo scalpo a effetto placebo, assolvesse il loro essere nudi di fronte alla propria impotenza e perversione.
Al coro si uniscono di sovente le mogli, dignitarie e tenutarie dei bordelli istituzionalizzati ove la famiglia e' sacra e le corna altrettanto, basta farle con riservatezza e discrezione, giocando a fare la Maddalena con l'amante di turno che scopa da Dio, per poi ritornare al ruolo di moglie, madre, Madonna.
Si dice sporchi brutti e cattivi, come nel film di Ettore Scola, siano gli zingari, che rubino, rapiscano cuccioli, non si lavino, vivano a ufo.
Si sa che mai dicono grazie.
Una mia amica faceva volontariato lavando i bambini zingari e i loro indumenti, stirandoli, profumandoli con cura, spezzandosi le reni dopo il lavoro.
Ma quelle macchie che nemmeno la spugna poteva detergere erano ormai indelebili nell'anima, per cui alcun segno o sorriso di riconoscenza da una prole, figlia di usi e costumi, cultura definita talvolta.
Un volontariato senza oro e portafoglio poiche' il lucro non e' dell'assistenza bensi' degli assistiti.
Risulta altresi' gratificante e appagante pensare e vociare a favore delle minoranze, appellarsi al rispetto della diversita', alla liberta' di differenza.
E assolvere socialmente e in solido ai bisogni altrui, pagando bollette inevase di luce, acqua e telefono, perche' coi minori non puoi tagliare linee, allestire campi nomadi ricolmi di immondizia e topi, devi garantire gratuitamente alloggi, sanita', trasporti e scuola dell'obbligo.
In cambio di furti negli appartamenti, truffe agli anziani, scippi sugli autobus e violenze sessuali.
Per i buonisti e quelli politicamente corretti, alla fine e' la vittima che diventa carnefice, colpevole e tacciata di razzismo, xenofobia, intolleranza, fascismo.
Mentre tanti cittadini lavorano da una vita, non picchiano i figli, non si prostituiscono, non smerciano droga, non hanno una casa popolare e nessuno paga loro bollette, e sopravvivono vendendo il loro oro e non quello rubato altrui.
Compagni di partito, mass media, giornalisti, scrittori e politici sono troppo impegnati a leccarsi e masturbarsi con parole di solidarieta', sicurezza, ordine, per accorgersi che nell'appartamento a fianco qualcuno muore, di fame, disperazione o solitudine.
Detesto chi brucia eretici, streghe e campi nomadi, altrettanto chi mette al rogo in nome di ipocrisia e retorica la verita'.
Siamo tutti clandestini?

domenica 18 maggio 2008

Escargot

Che l'Italia sia un paese in ritardo, si sa.
Che le cose funzionino male, e' risaputo.
Che utenti e consumatori non sono tutelati, e' notorio.
Vale per banche, assicurazioni, immobiliari, aziende fornitrici di energia, telefonia, Internet.
Un Paese che va a lumache.
Un tempo erano le Poste, oggi privatizzate, ma il capro espiatorio non e' solo il servizio pubblico bensi' colpevole e' anche l'impresa privata, in un sistema ove invece di fornire servizi concorrenziali si fa cartello, in un finto libero mercato in cui vige comunque il monopolio.
E mai vince la qualita'.
Call center inutili, con chiamate a numero verde ma a tempo, ammesso che si trovi la linea libera poi cade la chiamata, e sempre si ricomincia da capo a enucleare il problema come Penelope che tesse la tela.
Ovvero se si tratta di Rete la ragnatela, in cui s'invischiano clienti inermi e inerti.
Non vi e' reale differenza tra i vari fornitori di Internet, tutti applicano la stessa logica di disconnessione degli utenti a traffico elevato, potenza di linea garantita solo sulla carta e sul loro sito a offerta promozionale; risposte telefoniche o telematiche da cosiddette assistenze specializzate nel prendere per i fondelli inesperti di computer e di reti.
Solerti solo nel richiedere il pagamento di servizi quanto mai scadenti e non professionali.
Ad eccezione dei provider aziendali, che pero' hanno costi piu' elevati, e se e' vero che non si puo' pretendere di correre con una Cinquecento come con una Ferrari, e' altrettanto sacrosanto non essere trattati da utonti anziche' da utenti, e aver diritto al servizio per cui si paga e sottoscritto con regolare contratto.
La vera garanzia sarebbe disdire tutti i contratti con tali aziende, per obbligarle a fornire servizi qualitativamente migliori nel rispetto degli standard europei e mondiali.
Purtroppo in Italia non esiste una legislazione a tutela di consumatori e utenti, se non fittizia e propagandata ma sovente non efficace.
Soltanto il boicottaggio sarebbe funzionale a siffatta nobile causa.
Peccato che gli italiani spesso si accontentino di magre cene, a base di escargot nostrane dal sapore di Infoschifo e Telecozza.

giovedì 15 maggio 2008

Rinascita

Entrando
lentamente in me
dolcemente forzata
teneramente complici
tieni le mani
stringo le dita
svuotando zavorra
librandosi
emozione
rinascendo
il mondo
abbisogna
di culle
non di bare.

mercoledì 14 maggio 2008

L'insostenibile leggerezza dell'essere

Politica, calcio e sesso sono i temi portanti di ogni lunedi' che si rispetti, dal bar, ai giornali, all'ufficio.
Forse sarebbe meglio applicarsi ed essere protagonisti in prima persona, dalla partita nel campetto al resto, non sempre e' possibile farlo ma proviamoci, oltre a discuterne.
Nel mio piccolo, tanto per scendere nella vita quotidiana e non mediatica, oggi una collega mi ha riferito che le procurava fastidio vedermi riflessa nel vetro dell'archivio.
Ora puo' anche essere che viviamo tempi duri e cupi e che le persone denotino disagio e qualche problematicita', ma non posso fare altro che sorriderne, ribadendo che pure io avrei preferito avere di fronte a me Raul Bova lavorando sicuramente in modo piu' proficuo e gratificante.
Cio' che intendo dire e' che un pizzico di leggerezza insostenibile dell'essere, puo' rendere piu' sostenibile il lavoro, le amicizie, il mondo delle relazioni.
Il guerriero di luce non e' colui che si butta comunque nella mischia e nella battaglia, ma colui che sa concentrare - e se del caso risparmiare e accumulare - energie.
Fiat lux.

lunedì 12 maggio 2008

Trespassing

E' abitudine dei giornalisti nelle redazioni serali e notturne bere molte tazzine di caffe'.
Talvolta pero' una camomilla o una tisana non farebbero poi cosi' male.
Si assiste sempre piu' a trasmissioni televisive a scoop guidato, programmato, manipolato, diatribe, litigi, denunce, lei non sa chi sono io, spettacoli a effetti speciali col finale dei fuochi d'artificio di parole grevi, incendiarie.
Anche i giornalisti partecipano a cotali show caserecci di borgata, a scapito di ogni motivazione, perdendo il senso dei loro contenuti d'inchiesta, esaltando una forma che crea interesse mediatico scandalistico ma non imprime coscienza critica e memoria storica.
Non si tratta di reporter di guerra o di freelance in regimi dittatoriali, pur se la lotta con la muffa cartacea dei tribunali e’ dura e procura allergia.
Nonostante che Internet aiuti a fare ricerca tra una birra, una cicca e un tramezzino.
Non sono nemmeno eroi del giornalismo, ma presenze assidue contrattuali alle cosiddette trasmissioni d’opinione, prestazioni retribuite con lauti compensi, non certo lavoratori precari o a rischio mortale di incidente sul lavoro.
Per cui attenzione a non mitizzare, a non creare feticci, confondendo l’antagonismo e la libera informazione con le voci urlate, gridate, sguaiate e pacchiane.
Esiste un sottosuolo di giornalisti e portatori sani di cronaca invisibili, che non raggiungono l'audience dei grandi mass media, che operano a livello locale, con stipendi che non sono sicuramente quelli della Rai o di Mediaset.
E ci sono uomini, testimoni del tempo, che sia con governi di destra che di sinistra, di largo consenso o d’opposizione, lavorano poco o nulla, non perche’ non sanno lavorare o non sanno comunicare, ma perche' non fanno comodo a nessuno, non servono nessuno.
Ma servono alla gente comune, poiche’ vivono e sentono come la gente comune, sono al servizio della gente comune.
Con lo stile unico e proprio dei professionisti e signori del mestiere.
Uno di questi e’ Claudio Fracassi, l’ex direttore di Paese Sera e di Avvenimenti; un altro e’ Diego Cugia, autore di Jack Folla e Alcatraz, che operano per se' e per gli altri senza censure. 
Da esserne fieri e degni, affezionati.

- Forse Rosabella fu qualcosa che lui perse... -
(da Quarto Potere di Orson Welles)

sabato 10 maggio 2008

Struggente

Amore mio
fumo e penso
fumo e scrivo
ogni cosa spenta
muta inanimata
dove le tue braccia
dove quel sorriso
con gli occhi dentro
corpo su corpo
guardami sempre
fermato il tempo
ad aspettarti
se non verrai
sara' in vita altra
a ritrovarci
prima e ultima oltre.
Struggente e' il nome, 
scelto per te.

Madre Coraggio e i suoi figli

Nicola Tommasoli a ventinove anni la sera del Primo maggio e' stato massacrato di botte nella sua citta', Verona.
Da un branco di nazifascisti appartenenti a Forza Nuova per aver rifiutato loro una sigaretta.
Un calcio in pieno volto, due dita fratturate, emorragia cranica, coma, agonia e poi la morte.
Qualche anno fa un altro ragazzo fu assassinato a coltellate da un analogo gruppo di medesima ideologia, sempre per 'futili motivi'.
E infinite altre storie, vicende di violenza e aggressioni, perpetrate da bande neofasciste conniventi col silenzio complice omertoso o ignave di istituzioni, politici, amministratori, gente comune, invece di essere dichiarate e poste fuorilegge.
Sovente trattasi, per codeste teste rase erose da neuroni patologici, di futili motivi a scatenare la bestia nera, come ad esempio la diversita' apparente di un codino.
Trent'anni fa moriva ammazzato Peppino Impastato, giovane giornalista e attivista nella lotta contro la mafia.
Una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia, una bara priva di resti su cui piangere.
L'orgoglio di una madre risiede nell'aver cresciuto figli intelligenti e sani.
La vergogna nell'aver partorito creature futili e inutili.
 
- Ti ho insegnato ad essere onesto, perche' intelligente non sei. - 
(Madre Courage e i suoi figli, Bertold Brecht)

domenica 4 maggio 2008

Il silenzio degli innocenti

Nel silenzio un sussurro.
Sono i tempi della politica gridata, urlata, sguaiata, ben lungi dal quieto dibattere ed argomentare dei grandi statisti e persone civili.
Ci si confronta, o meglio ci si scontra, per slogan, luoghi comuni, banalita' imperanti e inneggianti al nulla, al vuoto, cori e voci dal branco.
E' continua prevaricazione, aggressione, violenza verbale e non verbale, un perenne stillicidio di coscienze, intelligenze, spirito critico.
Vige la trivialita', l'arroganza, la mancanza di rispetto e dignita', colpevole e complice chi sparge il seme dell'odio e dell'intolleranza; vittima chi ancora tenta un dialogare senziente e ragionato.
Il paradosso e' che invece di indicare al pubblico ludibrio, alla gogna, l'incivile dai modi barbarici, diventa zimbello di piazza colui che si discosta da mentalita' e linguaggi nazifascisti, razzisti, egemoni, emarginandolo e rendendolo invisibile.
Un tempo si diceva dare voce a chi non l'ha, oggi forse si dovrebbe perlomeno abbassarne toni e volumi, o almeno educarla a comunicare, trasmettere, invece che latrare.
Quale esempio si puo' dare se viene concesso di lordare strade, monumenti, luoghi sacri; se non si educano i figli a rispettare donne e anziani, piante e animali; se non si parte dalle piccole cose come riporre una cartaccia nel cestino.
In tutela del bene pubblico e dell'umanita' come valori base.
Non si tratta di ritornare al manierismo o all'ipocrisia formale da salotto borghese, ma a quel senso di civilta' che si esplica e manifesta in ogni gesto quotidiano, mediante il comportamento, lo stile di vita e la comunicazione.
Non e' l'uso della parolaccia che procura scandalo, la vera vergogna risiede nel vociare inconsulto e omologato di un popolo maleducato.
Sussurri non grida.

sabato 3 maggio 2008

AAA Rete in svendita

Tempi duri e cupi anche per la Rete.
Non mi riferisco a servizi commerciali o al libero mercato, ma a quella Rete che per anni e' stata baluardo di libera espressione, comunicazione, socializzazione.
L'open source, il peer to peer, condivisione e scambio di saperi, la deontologia ed etica del libero accesso e gratuita fruizione di uno strumento di infinite potenzialita' quale Internet.
Oggi viene svenduta, a prezzo irrisorio, in saldo, non da lobby multinazionali o governi censori, ma dagli stessi utenti e gestori che un tempo la difendevano e tutelavano.
L'amarezza del tradimento.
Spazi e luoghi di rete, contenitori, sempre piu' privi di contenuti, una rete velina di se stessa, come la peggiore televisione commerciale.
Ove si offre, si baratta, si svende qualsiasi oggetto e soggetto, dalle cure dimagranti miracolose alle case di vacanza, a seni e chiappe come specchietti per le allodole.
Per quei pesci palla e polli che sempre abboccano, sbavando per un'illusione, un senso di potenza, un sentirsi macho e femmina fatale, asmatici nei loro orgasmi virtuali.
Se i sogni son desideri, si pagano, e ognuno ha il proprio prezzo.
Prolificano i siti a pagamento, od occultati da pseudo donazioni, ove viene fissata una quota minima di 'contributo' con tanto di dati identificativi, anagrafici, email, numero di carta di credito.
Ovviamente i donatori godranno di un trattamento di favore, non si sputa nel piatto in cui si mangia.
Le motivazioni dietro a tale scelta esclusivamente economica sono occultate da presunti costi di gestione, sfruttando comunque canali pubblici e gratuiti per promozionare attivita' private.
I siti a tematica sessuale notoriamente sono i piu' frequentati e garantiscono una maggiore utenza, per cui e' sufficiente inserire qualche fotografia piu' o meno realistica, con frasi ammiccanti e compiacenti, allusive a taciti inviti e promesse di sessioni sessuali virtuali o reali.
Qualche criceto che dalla ruota cade nella rete si trova sempre, anche a pagamento; o donazione.
D'altronde c'e' chi si ricarica il cellulare in cambio di sesso virtuale in Internet.
Cosi' come vi sono anime in pena che lamentano false disgrazie e finte malattie, finche' qualcuno poco esperto o fresco di rete preso da compatimento spedisce vaglia solidali, o meglio in solido.
Si puo' dichiarare la fine della Rete, di quella filosofia, etica, spirito, che accomunavano identita' multiple anni fa.
La luce si e' spenta e resta solo un fioco lampione ad illuminare una patetica peripatetica.

venerdì 2 maggio 2008

Esercizi di stile

Il computer, Internet, hanno sostituito l'antica corrispondenza, la cara scrittura vergata a mano talvolta in trepidante attesa di un messaggio o una promessa d'amore.
La scelta della carta era parte integrante, essenziale, della missiva, il colore, la percezione del tatto al tocco con la pergamena, il profumo che rimembrava e stimolava sensi.
Un capello a sancire, legare, il nodo che univa due anime distanti.
Ed era il lato piu' nobile, spirituale, che emergeva da quelle parole scritte, con l'impegno e la volonta' di spedire assieme alla lettera, pensieri e cuore.
Oggi si pigiano tasti, trasmettendo spesso il peggio di se', goliardia rasentante il volgare, triviale, identita' frustrate che si materializzano solo su monitor, per poi spegnersi in grigie vite stantie o mediocri rapporti occasionali.
Ricordo due casi emblematici, entrambi di sesso femminile, non che gli uomini siano esenti da travestimenti virtuali, anzi.
Una signora di media eta' che si dichiarava in rete sposata e virtuosa, proponendosi poi per incontri sessuali di gruppo, senza distinzione tra maschi e femmine.
Un'altra donna che si fingeva un tutore dell'ordine su Internet, gingillandosi nel sadomaso virtuale con altrettanti uomini in mania di onnipotenza.
Lungi da alcuna considerazione moralista, cio' che risulta interessante sono i meccanismi psicologici che azionano determinati comportamenti e bisogni.
Probabilmente sessualita' non vissute o problematiche, oppure semplicemente monotone, che portano a cercare pseudo trasgressioni in rete; d'altronde il sesso virtuale e' assai diffuso mediante l'ausilio di webcam e cellulari.
Ci si accontenta di leggere o ascoltare parole e frasi oscene, standard, manifestandosi in show di masturbazioni mentali o in video, giocando su fantasia e immaginazione a oltranza.
Un merito di Internet e' di aver prodotto quasi la scomparsa di voyeur ed esibizionisti da parchi e giardini pubblici, mantenendo sessualita' inibite sotto controllo, impedendo nel contempo lo sfociare in atti deprecabili reali.
Finche' due adulti sono maggiorenni e consenzienti, lecito il sesso virtuale come valvola di sfogo, purche' non vengano coinvolti minori o persone inconsapevoli.
Io mi diletto a scrivere da anni, sicche' ogni esercizio di stile mi attira e mi sfida, dal racconto noir al giallo, alla cronaca o fantasy, sino a letteratura e poesia erotica.
Ne scrivo sempre con distacco mentale e fisico, non mi coinvolge a livello ormonale e sensoriale, preferisco vivere la sessualita' dal vero, contatti, sensazioni, calore umano.
E' comunque un mondo sommerso curioso quello del sesso virtuale, a livello di fenomeno sociale e di costume.
Escono come dal vaso di Pandora, bisogni inespressi, fantasie irrealizzate, personalita' multiple, qualcuna sintomatica da schizofrenia.
Rimane tuttavia un modo per non tradire fattivamente eventuali partner, o perlomeno tradirli solo in incontri occasionali di sesso senza implicazioni sentimentali, ravvivando anche qualche coppia datata e stanca, stimolandosi nel gioco di gruppo.
Si rileva casomai una mancanza di stile, di lessico raffinato, intelligenza e cultura, perche' la sessualita' cerebrale necessita di arte.
E' la differenza che passa da una sveltina al tantra, dall'erotismo alla pornografia, tra un film con Alvaro Vitali e uno diretto da Almodovar.
Altrimenti l'eccitazione si limita a popcorn, birra e rutto libero.
Il tragicomico finale e' che, pur rubando per qualche ora alla notte il sogno di sentirsi un Rocco o una Moana, si ritorna poi all'alba a rivestire i soliti panni del ragioniere Fantozzi e della signorina Silvani.

- Per me... la corazzata Kotiomkin... e' una cagata pazzesca! -
(Fantozzi - Paolo Villaggio)