domenica 30 novembre 2008

Cipollotti per te

Sono allergica alle rose. 
Mi ci hanno fatta diventare. 
Se avessi raccolto tutte le rose virtuali, oggi farei il giardiniere in una serra.
Anche agli appuntamenti, i pretendenti non alla mano ma ad altro, si presentavano con una rosa rossa. 
Chi nel suo cellophan, chi in una retina di plastica, chi nella paglia quali somari, chi rubata da un'aiuola in tangenziale. 
Il piu' bel regalo lo ricevetti da un barbone, che alloggiava nella strada adiacente alla mia casa, il giorno di Pasqua. 
In comune avevamo il nome, al maschile corrispondente al suo paese calabro di provenienza.
Mi disse che si chiamava De Gasperi e che aveva lasciato la sua terra per trovare lavoro. Il barbone, appunto.
Nella festivita' pasquale quale omaggio mi porto' un mazzo di cipollotti, sulla tovaglia bianca spiccava un lombrico rosso, segno di genuinita', color lambrusco.
Come il vino della mia cantina, da cui si serviva sempre, ovviamente a mia insaputa. 
Il mio micio gradisce le rose. 
D'ogni colore, pure blu artificiale, sperando che non s'intossichi.
Io preferisco orchidee e tulipani, a scelta per tutte le tasche. 
Un bel mazzo di tulipani colorati invita all'allegria, al prato, al sole, l'Olanda su due ruote, dalle case barcone sull'acqua ai muri sorridenti, la folle magia della pittura che pare spalmata col dito da Van Gogh.  
L'orchidea, unica e regina, l'arte fatta in fiore, tropicale e selvaggia, coi suoi petali che si aprono in preludio d'amore, palpitante e viva, in offerta a chi l'apprezza. 
Rara e delicata, da proteggere, coltivare e curare, al riparo dai venti e dal gelo, ripagante e appagante con la sua fioritura che regala emozione. 
Il piu' bel dono d'amore, lo stupore.

sabato 29 novembre 2008

La notte rossa

Si avvicina il Natale, e si decuplicano le iniziative di beneficenza e solidarieta' a favore dei senzatetto, affamati, barboni.
Sebbene ci sia chi voglia schedarli, non ci e' dato sapere se per distribuire coperte verde militare, o per raccoglierli col carroccio una volta ibernati. 
Si potrebbe passare una notte sulla panchina, in una sorta di training autogeno anticrisi da clochard, anche se in eta' veneranda dormire all'addiaccio seppur coi giornali - che almeno servano a qualcosa - si rischiano i reumatismi. 
Tuttavia se non la notte bianca, ci si puo' sempre inventare la notte rossa, rossa di nasi congelati ma tant'e'.
Nella notte rossa si potrebbero riempire le piazze di sedie di legno impagliate, l'arcaica seduta della nonna, con tanto di micio raggomitolato sopra.
Jam session dal vivo con chitarre, tamburelli, pentolame, baci salati al sapor di lupini.
Miagolando alla luna turca, a spicchio e una stellina.

 

venerdì 28 novembre 2008

Seduta in riva al Po

Ho appena guardato in televisione un servizio di Mi manda Rai Tre, sulla palla magica che sta spopolando in rete e che lava meglio di un detersivo. 
Palle magiche che Beppe Grillo promoziona nei suoi spettacoli in piazza, che costano trentadue euro e promettono tre anni di lavaggio a parita' di pulito senza bisogno di detersivo. 
Ora dai test scientifici - da parte del CNR - e pure casalinghi da parte di chi si e' scordato di inserire la palla in lavatrice, si e' scoperto che queste palle dalle supposte qualita' magiche lavano come un qualsivoglia bucato in ammollo nell'acqua - priva di detersivo.
Gli scettici facciano la prova. 
Alla trasmissione erano presenti pure grillini, che contestavano appunto la suddetta palla, e pensare che mediante Internet si era creato un tam tam mediatico non indifferente, stile acquisti cumulativi tramite gruppi di acquisto di consumatori in rete. 
Morale della storia: attenzione alla bufale telematiche, Internet puo' essere usata come palla megagalattica.
E diffidare di piazzisti, urlatori, imbonitori, dalle mie parti si chiamavano cioccapiatti, erano quelli che a fiere e mercati lanciavano stoviglie a terra per dimostrarne l'infrangibilita'.
Nella favola dell'albero dalle monete d'oro, il gatto e la volpe cercavano pinocchi, i grilli parlanti agora' e promozioni. 

Niveo

Vieni, 
dammi la mano 
Il mondo fuori, 
alla finestra 
Coperto di neve. 
La gente odia 
i piccioni 
Irriverenti costano 
Barboni vuoti 
a perdere. 
Anelli di fumo 
dal giaciglio
Sottocoperta ti spio 
Carezzandoti lenta. 



Paghi colmi d'amore 
Agli avari poveri 
Miseri loro. 
Vieni, dammi un bacio 
L'abbraccio che consola 
Nel cuore l'estate.

giovedì 27 novembre 2008

Ne me quitte pas

Troppo stanca per scrivere. 
Speravo di rilassarmi leggendo Jack Folla sull'Unita', e invece no, per l'ennesima volta ritrovo pubblicato il medesimo articolo della puntata scorsa. 
Un euro buttato al vento, che almeno fosse fischia il vento e infuria la bufera, quello della rossa primavera.
Mi domando come puo’ un giornale arginare il mare di lamentele - sara’ che gode dei finanziamenti pubblici - perche’ se si dovesse attribuire il premio qualita’ ai quotidiani, sicuramente non entrerebbe nelle nomination. 
E se fosse prodotto di impresa privata, sarebbe gia’ in corso di liquidazione, senza cassa integrazione. 
Non e’ concepibile nel 2008 compiere errori talmente grossolani, lapalissiani, prosaici, imputabili non a fisiologici refusi di stampa, ma a reiterata sciatteria.
Non voglio nemmeno immaginare che sia frutto di una pensata ad hoc a tavolino, anche se sebbene estinti i correttori di bozze, la tecnologia e i programmi di editoria e grafica segnalano persino quante volte si e’ recato in bagno il direttore del quotidiano. 
Mi indigna solamente la mancanza di rispetto per chi lavora per il giornale, professionisti, e per i suoi lettori, che non dimorano in case popolari dalle maniglie d’oro, non possiedono barche, lavorano da una vita e vanno al cinema soltanto a Natale, vacanze in America solo per il compagno e famiglia Veltroni.

mercoledì 26 novembre 2008

Dagli al lama

Pestaggio razzista su un piccolo indiano, botte, sputi. 
Io invece sputo sui provvedimenti anti crisi del Governo, al posto di detassare al volo tredicesime e premi di produttivita', si concede la solita elemosina a quattro gatti, che non migliorano di certo la loro condizione randagia con quaranta euro al mese. 
Arricchiscono solo i produttori di carte di debito. 
Si furoreggia nei telegiornali sulla riduzione delle tariffe energetiche, fatti i conti in tasca sono sconti ridicoli, cosi' come il costo della benzina non e' affatto calato proporzionalmente al prezzo del petrolio. 
Poiche' incidono piu' le tasse governative, che la materia prima. 
Dalle busta paga salariali del 2008, si denota un potere d'acquisto sempre piu' ridotto.
La diminuzione degli assegni famigliari, la decurtazione del premio di produttivita' per lavoratori part time e in malattia, l'aumento dell'aliquota di trattenute fiscali; quest'ultimo grazie al precedente governo Prodi che l'ha elevata al ventisette per cento.
Morale della storia: l'economia italiana e' un serpente che si morde la coda, in quanto il mercato e' fermo perche' la gente non ha soldi da spendere; ragionamento elementare a cui giunge pure il mio micio. 
E mentre l'Europa e l'America programmano interventi efficaci, la nostra patetica Italietta da ruota di scorta, propone i soliti emendamenti d'aria fritta, validi solo per chi e' gia' defunto per fame o con un nucleo famigliare da squadra di calcio. 
D'altronde siamo il popolo degli Unti da Lorsignori.

martedì 25 novembre 2008

Occhi di bambola

Ho una bambola birmana. 
Negli anni settanta si diceva le imbottissero di droga per il traffico internazionale. 
Oggi un bambolotto cinese e' caduto dal terzo piano di una scuola, no pardon era un bambino cinese, anzi e' un bambino cinese in coma. 
Quattro ragazzotti riminesi di buona famiglia danno fuoco ad un barbone sulla panchina, cosi' per divertirsi, per vedere l'effetto che fa. 
Stasera fiaccolata contro la violenza alle donne. 
Ci vorrebbe un falo'. 
Segnalo la petizione contro la proposta della Lega di abolire le cure primarie ed essenziali agli immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno, inclusi i bambini. 


Bambolina  

Insaponata, la schiuma 
nei capelli 
ti spruzzo d'acqua l'ombelico 
e tu ridi la testa inclinata 
gli occhi a fessura sorridi. 
Avvolta nell'asciugamano 
sul bordo del letto mi fissi, 
gli occhi sgranati 
sdraiata a braccia allargate 
sollevi le gambe palpebre chiuse. 
Il lobo del tuo orecchio 
odora di talco 
vedo nastri di raso intrecciati 
voglio coprirti, scaldarti, cullarti... 
Quegli occhi sgranati. 
Piangendo ti ho stretto: 
Sei la mia bambolina”. 
Pupille di vetro.

lunedì 24 novembre 2008

Fatalita'?

A Vito è crollato il cielo in testa, il soffitto della scuola.
Sono tante le segnalazioni sulla sicurezza degli edifici scolastici sul sito di Repubblica, da ogni parte d'Italia.
Nella home page di Caduti sul Lavoro, si leggono toccanti interventi, e hanno ragione.
Vito e' caduto sul lavoro, perche' il mestiere dei nostri ragazzi e' studiare. 
E' nato anche un blog degli amici di Vito, dei suoi compagni, con parole vibranti di rabbia e commozione che solo i giovani possono avere. 
Un Paese che si preoccupa di grembiulini e non si occupa di sicurezza, e' un paese morto. 
Defunto, fiocco nero sui portoni delle scuole. 
E studenti in piazza col lutto al braccio.
Vorrei vedere le piazze gremite di elmetti gialli, quelli da cantiere, perche’ tra crolli di scuole e caduti sul lavoro, abbiamo piu’ vittime che in guerra. 

Prima che ci ammazzi la scuola, prima che ci ammazzi la fabbrica. 

domenica 23 novembre 2008

La rabbia al cielo

Non si puo' andare a scuola e non tornare piu' a casa. 
Non e' fatalita', ma mancanza di sicurezza, tagli alla spesa pubblica, a un diritto fondamentale come l'istruzione; oltre ad inedia. 
Puo' capitare ad ogni ragazzo, ad ogni genitore, di salutare il proprio compagno, amico, fratello, figlio, e non rivederlo mai piu'. 
Il dolo non e' mai di nessuno, la colpa e' solo di essere nati, andare a scuola, fare figli, in un paese allo sfascio come i suoi soffitti che crollano. 
Disastri colposi che si ripetono quotidianamente, in ogni luogo d'Italia, e di cui non giunge notizia, finche' non ci scappa il morto. 
Poi, come per i caduti sul lavoro, tante belle parole, e niente di fatto. 
Internet serve anche a questo, a fare denuncia. 
In memoria di Vito, che gli studenti aprano un sito in rete di raccolta di tutti gli incidenti scolastici, testimonianze e video, per raccontare e per contarsi, prima che manchi un altro compagno al prossimo appello.
E che i genitori vigilino sulla sicurezza nelle scuole dei loro figli, non fidandosi di presidi, istituzioni amministratori pubblici; esigendo i certificati e gli attestati di sicurezza; pretendendo che gli stessi siano esposti al pubblico affissi all'interno della scuola. 
Che si facciano a tal uopo commissioni interne miste di genitori e studenti nelle scuole, e che i ragazzi non entrino a scuola finche' non sia garantita la totale sicurezza. 
Anche nel liceo di mia figlia sono avvenuti due episodi simili, fortunatamente senza vittime in quanto non era ora di lezione, ma un sabato mattina, proprio come nella scuola di Vito, e' crollato un soffitto; mentre a distanza di poco tempo e' scoppiato un incendio. 
Gli occhi di Vito oramai vedono il Celeste, ma non basta alzare gli occhi al cielo dei vivi e ricordarlo sopra una targa di marmo; in suo nome si puo' e si deve fare molto di piu'. 
Vito, studente diciassettenne, da lunedi' assente giustificato per sempre. 
Assente ingiustificato, invece, lo Stato. 
Da lunedi' si ordini in tutte le scuole del territorio nazionale una perizia sul rispetto delle norme di sicurezza e la manutenzione degli edifici scolastici. 
E la rimozione dall'incarico di chiunque non abbia ottemperato a tali obblighi. 
Ecco cosa dovrebbe dire, cosa ci si aspetterebbe, da un Presidente del Consiglio e della Repubblica, in un Paese civile ed evoluto europeo.

sabato 22 novembre 2008

Mal d'Africa

Suscita clamore un calendario 2009 sull'Africa. 
Dalla savana, piu' foresta per tutti.
A cura di un navigato fotografo per il quale, data la sua vegliarda eta', trattare di sesso e' come vedere nonna Teresa in giarrettiera. 
Ma in fondo da ognuno di noi esce fuori il camionista in testacoda dell'anima. 
Ai tempi delle nonne, l'amore lo si faceva in silenzio, si diceva non lo fo per piacer mio ma per piacere a Dio.
Le nonne odierne lo fanno per piacere proprio, altrui, e talvolta per amore.
Il sesso e' scambio di energie, mistico per chi crede nel tantra, ed un modo per raggiungere Iddio. 
Forse perche' parlano i baci, le carezze, il corpo, le emozioni, piu' di mille parole, sovente inopportune. 
E' quel misterioso segreto, complicita', confidenza, intimita', che unisce e lega, connette e collega, due esseri pulsanti.
Ben venga una mano tesa ad accoglierci, poiche' l'amore non e' mai vergogna, il vero pudore risiede nei sentimenti. 
E se madre terra ha fame, ha fame d'amore, non d'avanzi. 
Nell'Africa selvaggia.

venerdì 21 novembre 2008

Rock e lento

E' di oggi la notizia di una famiglia benestante, modello, sino allo sterminio. 
Ne uccide di piu' la famiglia che la mafia, titola Repubblica, ed e' pura, nuda e cruda verita'. 
Mai pensare che la cultura o il benessere, oppure chi vota a sinistra, non spianino fucili, mai essere certi, sicuri e dare per scontato cio' che abbiamo, in cui crediamo. 
E' proprio nella famiglia da mulino bianco che avvengono i peggiori massacri. 
Dall'essere umano escono impulsi, emotivita', che nemmeno noi sappiamo esistere, sino a che non viene toccata la corda vibrante delle pulsioni primordiali. 
Nonostante la ratio, l'ideologia, la fede, l'inconscio e' insondabile a noi stessi e agli altri, ed esplode nelle forme piu' inattese: pacifiche, regressive o aggressive. 
La comico terapia e' la migliore cura. 
Saper sorridere, ridere, sugli eventi del mondo, viverli quale psicodramma, cogliere il lato tragicomico della vita, minimizzare e ironizzare su se stessi e sugli altri.  
Si parte da se stessi a non voler essere burattinai o marionette, e a recidere quei fili che imbrigliano, che siano legacci d'amore, di potere, dovere o piacere.
Oscillando con lentezza.

mercoledì 19 novembre 2008

L'uovo del serpente

Da una vita ormai mi occupo di politica e di informazione.  
Per politica non intendo partiti o i soliti nomi e facce, che bisognerebbe smettere di parlarne, poiche' si sta dando loro troppa importanza e rilevanza, togliendo voce alla gente comune, a chi vive il quotidiano, i problemi reali e concreti. 
Basta parlare di gente famosa che non vale nulla o assai meno di qualunque di noi, ma si scriva del proprio vissuto, non in termini diaristici, ma nella ricerca di cio' che accomuna e non divide. 
Oggi mia figlia mi raccontava di un suo compagno di scuola, i genitori si stanno separando perche' il padre ha una relazione clandestina con una persona extracomunitaria, e ultimamente sta risicando i soldi alla famiglia, ai figli, si presume per darli invece al suo nuovo amore. 
Storie di ordinaria follia, d'accordo. 
Ma quel che mi ha colpito e' stata la frase, il commento del ragazzo, piangendo: 
- E ora ditemi come non posso essere razzista -. 
Nel suo mondo oggi crollato il primo bersaglio e' la persona diversa, quasi una strega aliena, che gli ha rubato l'affetto paterno.
E non quel padre, in tutta la sua fesseria di povero maschio risvegliato nei sensi da una donna piu' giovane di lui di vent'anni, sicuramente piu' sensuale e piu' magra della sua compagna da una vita. 
Un padre che per dare denaro a questo suo nuovo amore, ha rifiutato di pagare i libri al figlio per la scuola, adducendo scuse di debiti. 
Un uomo che non ha avuto il coraggio di divorziare, tutelando cosi' la sua prole, ma scoperto con le mani nella marmellata come un ragazzino. 
Eppure l'odio, il rancore, inconscio emotivo, viene rivolto sempre verso l'amante, quale maga Circe che rende  succubi di chissa' quale incantesimo; mentre in verita' ogni donna e uomo sono consapevoli della potenzialita' delle armi di seduzione; oltremodo in un matrimonio stanco, anche se all'apparenza da mulino bianco. 
Per i figli invece cambia un mondo, quello degli affetti, valori, vengono a mancare pure i beni materiali. 
Ed e' cosi' che scattano i meccanismi di livore, odio anche razziale, di genere, per l'estraneo, il cattivo di turno, il mostro, che non e' mai nostro padre, madre, amico, collega, vicino di casa. 
Allora che gli si dice oggi a questo ragazzo, come tirarlo su di morale, con l'isola dei famosi o parole e video razzisti? 
Oppure accogliendolo alla corte dei miracoli, quella dei reietti, rifiutati dalla storia, nomadi del futuro, cercando di fargli capire con atti, fatti ed esempi di brave persone, che il razzismo e' una brutta bestia che ti morde da dentro, e ti ci svegli assieme d'improvviso.
Spiegargli che il nemico non e' quello di colore o la donna che fa fesso tuo padre, ma forse lo stile borghese e ipocrita in cui hai vissuto finora, quella nebbia che ti impediva di vedere chi soffriva, e come la gente cosiddetta normale, a destra come a sinistra, di ogni colore e genere, si venda e baratti l'anima per soldi, potere, o un po' di sesso.
Il peccato non e' la mela tentatrice o il serpente.
E' il verme dentro. 

martedì 18 novembre 2008

Vigilantes alla Rai

Virginia Woolf diceva che per scrivere una donna deve avere soldi e una stanza per se'. 
I primi chissa', la seconda la tengo. 
Nel mio piccolo mi ritengo una privilegiata, spesso penso alle donne in fabbrica, otto ore alienanti alla catena di montaggio, dieci minuti per far pipi' e fumare una sigaretta. 
E poi a casa, le faccende, il marito, i figli, e per forza si buttano sull'isola dei famosi, basta non pensare, non pensare alla vita di melma che si fa. 
E allora si sogna che almeno il figlio o la figlia diventino avvocato o architetto, negando l'evidenza del precariato, della fuga all'estero dei ricercatori, del fatto che moriremo soli, chi avra' soldi con una badante e chi sara' senza forse in un ospizio. 
Ho un sogno. 
Che la gente smetta di parlare di fantocci, pagliacci, burattinai e burattini che gia' hanno il loro teatrino, e cominci a parlare di se', e a chiedere, pretendere, per se'. 
E va benissimo continuare a parlare di vigilantes alla Rai - i soliti politici inetti - perche' in fondo e' lo specchio dell'Italia, di chi vota destra, sinistra, centro, di chi tifa, di chi s'addormenta sul divano; di chi puo' vedersi un film o leggere. 
Scrivere,  e lo ribadisco, mi sento una privilegiata.

lunedì 17 novembre 2008

Bologna la grassa signora

Oggi in quel di Bologna, nell'opulenta rossa Bologna, arricchitasi anche grazie ad affitti esorbitanti agli studenti universitari e lesinando loro l'acqua per lavarsi, e' scoppiato un silos, sono morti il direttore dell'impianto e un operaio indiano. 
Ecco cosa accomuna le sorti della gente, al di la' di reddito, professione, nazionalita'. 
Talvolta l'opinione pubblica si scatena verso il Cavaliere, reo d'imporre gusti e beni materiali inessenziali, e omertosa invece verso la politica e cultura di sinistra. 
Nel frattempo prosegue la battaglia del no al digitale terrestre nelle case popolari delle regioni rosse. 
Poiche' a chi non sotto sta alla legge del mercato, all'omologazione della dittatura di maggioranza, si prospetta lo sfratto. 
Certo alla fine chi se ne frega, in fondo si tratta solo di cento euro, nulla per un dirigente di ente, tanto per un operaio, poco per chi paga affitti popolari e poi si fa la pay tv. 
Ma diventa una questione di principio, di etica, di valori che pure la sinistra ha perso, e in cio' si ritrova uguale alla destra. 
Altro che cultura popolare, libri, teatro e poesia. 
Pasolini aveva proprio ragione, quando scrisse precursore nel suo 'Petrolio', dell'omologazione piccolo borghese della sinistra, tutti a leggere gli stessi libri, a vedere i medesimi film, tutti a guardare il digitale terrestre. 
Pingui, dai fianchi un po' molli, col seno sul piano padano ed il culo sul divano.

domenica 16 novembre 2008

La misura dei soldi

Si misura a soldi quando mancano per campare, perche’ si fa presto a riempirsi la bocca di parole con la pancia piena. 
Se i soldi non fanno la felicita’, comunque garantiscono serenita’, e dignita’ aggiungo. 
Non si sta parlando di benestanti o ricchi, a loro lascio il lettino dello psicanalista tanto se lo possono permettere, ma di milioni di persone che fanno la fame, che non hanno soldi per pagare le bollette, che non possono mandare i figli a scuola, che non possono curarsi, e che non vedono futuro ne’ per se stessi ne’ per la loro prole. 
E sicuramente non sono i Veltroni, i Di Pietro, i Grillo e i Travaglio, a vivere questa condizione, perche’ comunque hanno sempre avuto possibilita’ di studiare, di lavorare, di sistemarsi assieme alle proprie famiglie. 
Poi e’ vero che Berlusconi lo votano in tanti, ricchi e poveri, cosi’ come Veltroni, idem dicasi per chi segue Grillo o Travaglio e gira col Suv. 
La differenza tra un ricco e un povero e' la scelta: un ricco puo' scegliere di divenire povero, un povero mai di diventare ricco. 
Chi e' cresciuto nell'indigenza, in miseria, e' consapevole del suo orrore, baratro, di cosa significhi a livello materiale, spirituale, famigliare, in termini di conflitti, sofferenza, resistenza fisica e psicologica, soprattutto se si e' genitori, figli, coniugi. 
C'e' chi da giovane ha compiuto la scelta radicale, rinunciando al denaro e al perbenismo borghese, stile francescano assai romantico un po’ bohemienne, ma frutto, decisione, responsabilita’ solo verso se stesso.
Nel ruolo di madre o padre e non piu' figlio cambiano le carte in tavola. 
Non vi puo’ essere armonia, giustizia, verita’ e bellezza, senza una vita dignitosa. 
Perche’ se pur vero che coi soldi non ci si compra vita, morte e amore, altrettanto vero che comunque ci si cura la salute, si va ad una mostra, un concerto o a teatro, si compra un quotidiano, si paga la connessione a Internet, magari si ottiene pure giustizia terrena; o si raggiunge l’amore pagando un biglietto del treno. 
Da genitore invece, ci si puo' permettere di far studiare i figli, di non farli lavorare in nero sottopagati, sfruttati, si puo' comprare quel jeans che a loro piace tanto, oppure comprare qualcosa per se' per sentirsi piu’ giovani e carini.
Ma soprattutto si possono avere occhi sereni con cui guardare l’alba.

sabato 15 novembre 2008

Quieto (a)mare

E' tempo d'amare. 
Trattenuti da minimali follie improvvisate giorno per giorno, a resuscitare un sorriso, una risata, la piccola magia truccata del prestigiatore autodidatta. 
Ora, con la mente sgombra da cupi pensieri, liberati i macigni dal cuore, leggeri le membra, il sonno, il respiro, tornare a volare. 
Fatta la pace col cosmo, armonia, sintonia, il perdono e' distante, forse da vecchi, ma almeno adesso si sa che lasciare. 
Finalmente si abbassino le ciglia, velata finestra sul mondo, e fra braccia accoglienti, si ritorni ad amare.

venerdì 14 novembre 2008

Ragazzi miei

Dedicato ai 'miei' ragazzi macellati nella scuola Diaz a Genova nel 2001. 

Non perdete mai la speranza, la giustizia se non terrena e' celeste.
In un paese oscuro di trame occulte,  ove non si puo' vedere luce, il rosso del cuore, della passione, della lotta e non del sangue, e' sempre ancora il solo colore di un mondo possibile.

E dedicato alle loro famiglie. 

Un forte abbraccio a due madri coraggio italiane, la mamma di Carlo Giuliani e di Federico Aldrovandi. 
Essere madri puo' essere gioia e stupore, dolore e rancore, per una nuova vita che viene, per una giovane vita che va.
Carpito il sonno dei giusti senza ragione.

giovedì 13 novembre 2008

Buongiorno piccola

I bambini e la dislessia, come dire i bambini mancini, le classi ponte o differenziali.
Diversificando i figli borghesi da quelli proletari.
E i neri dai bianchi, il nord del mondo dal sud del mondo.
I non omologati e gli inquieti, i folli, dai cosiddetti normali. 
Le ricette frutto di menti dislessiche sono le piu' gustose.
Oggi s'inaugura un nuovo gioco, col tempo oltre al tempo, poiche' se il passato e' trascorso, il presente e' invivibile, anticipare, proiettarsi, inventarsi un futuro, il sogno ne e' la cura. 
Dedicato alla mia piccola, che ha la forza di una leonessa.  
Perche' noi il coraggio di vivere l'abbiamo, di lottare e sperare, sparare parole di No, e vedere il futuro nei giardini fioriti a marzo. 
Si sta come le foglie d'autunno, ma si prevede una folle primavera.

mercoledì 12 novembre 2008

Le due facce della sinistra

Di recente ho posto un quesito all'ente che gestisce le case popolari in Emilia Romagna, ossia se fosse una spesa indispensabile installare il digitale terrestre nelle case popolari. 
E sottolineo popolari, ossia ad affitti irrisori i cui costi sono sostenuti da tutti i contribuenti.  
L'utenza di questi alloggi e' composta da pensionati, invalidi, immigrati dal sud Italia, extracomunitari, famiglie monoreddito. 
La risposta dell'ente di una regione retta da un partito democratico che si dice di sinistra e' stata:
Vogliamo sottolineare che il digitale terrestre non e' una spesa voluttuaria, ma il nuovo sistema di diffusione che sostituira' a breve le trasmissioni in chiaro ed e' fondamentale per il diritto d'informazione -. 
Il diritto d'informazione?! 
Forse il funzionario rappresentante dell'ente si riferisce alle partite di calcio, o ai voyeur a pagamento del Grande Fratello, e sicuramente non conosce Internet. 
Perche' sarebbe come se io pretendessi di cablare un palazzo, anzi una citta', anzi che no l'Italia intera in nome del diritto all'informazione, sobbarcando i relativi costi agli italiani tutti. 
E si noti bene, non mi ha risposto Silvio Berlusconi, ma quella pseudo sinistra che si e' votata, e che ha perso - a questo punto grazie al cielo aggiungo - altrimenti si sarebbe inventata pure la tassa sul diritto d'informazione. 
Quella sinistra, quei valori di un tempo, quelle lotte e battaglie sociali non esistono piu'. In primis nella mente, nella volonta', nell'etica di questa gente, con cui non si ha piu' nulla da condividere se non aria fritta.
Di che ci si stupisce, meraviglia, se cio' che importa e' solo un contenitore e non il contenuto?
Cosa ci si puo' aspettare da sinistra come da destra se la pensano uguale, se agiscono uguale? 
Colpevoli complici all'unisono di un paese depresso. 

martedì 11 novembre 2008

Piccioncino mio

Siamo a meta' del cammin di nostra vita.  
E ci sono pure io, anche se a sprazzi sulla Via Crucis, stiamo a fare le stazioni, speriamo di partire. 
Ma sono i tempi in cui al rogo si mettono i barboni, e domani potremmo esserlo anche noi. 
Non avete idea di quanto mi sia faticoso ora come ora scrivere di speranza, di fiducia ancora non posso, ma se pur un giorno e' buio e l'altro appare fosco, anche un piccolo lumicino puo' essere una luce.
I piccioni ieri sera mi hanno ringraziato per aver citato Cacciari che si adira se si da' loro cibo poiche' deturpano i monumenti, ma di che si lagna questo filosofo assai ben pubblicamente retribuito? 
Se avesse da pensare a sfamare la famiglia, non si preoccuperebbe dei piccioni, e comunque io tifo sempre per gli animali. 
Perche' l'ottimismo e' il sale della vita, e la cacca di piccione presagio di moneta sonante e contante, checche' se ne dica. 
Ostregheta Cacciari! 
Se pure Phoenix il robot su Marte s'e' spento dopo 5 mesi, perche' nella parte boreale del pianeta e' inverno e non ha piu' energia solare a sufficienza, dimostrando quantunque che Marte fu vivibile trovando ghiaccio e sali indicatori di presenza d'acqua in tempi passati.
E se anche Spirit in un'altra area del corpo celeste e' in salute precaria e si cerca di salvarlo, ma tu che vuoi dai piccioni? 
Che non mangino piu' per non cacare piu' sulla tua nobile piazza? 
Fatti un giro tra i sospiri della gente sotto i ponti va, invece che passeggiare con una giovane e bella tosa in quel di San Marco, a rompere le uova ai piccioni. 

domenica 9 novembre 2008

Rosa rosae

Cosa hanno in comune una donna trentaseienne madre di tre figli suicida proprio nel giorno del decimo compleanno della sua bambina, ed una ragazza ventitreenne incinta di cinque mesi ladra di bistecche in un supermercato? 
La disperazione, le accomuna. 
Siamo il paese della desolazione, deprivati della speranza del sogno americano. 
Ci hanno rubato il futuro. 
E non vi e' voce di sdegno, volonta' di rivalsa, voglia di riprendere in mano le sorti d'un destino avverso. 
Come se fosse fatalita', casualita', rassegnazione tutto cio' che accade, una tacita e complice ammissione, dichiarazione fallimentare di massa. 
Non e' frutto del caso e nemmeno di speculazioni azzardate o vite da cicale e non formiche, lo stato di disoccupazione, di poverta', la mancanza di un futuro per i nostri figli. 
Le responsabilita' hanno un nome e un cognome, scelte di governi, di politiche istituzionali, economiche e finanziarie. 
Cosi' come ha un nome - l'ha sempre avuto - la repressione, una tattica, una strategia, un programma di annientamento di ogni anarchico individualismo e di qualsiasi moto collettivo di ribellione. 
Nei paesi cosiddetti democratici ove vige il diritto di manifestazione, si gestisce il dissenso mediante la manipolazione, l'infiltrazione, la provocazione all'interno del movimento, e col controllo sui media tramite tecniche di comunicazione di orientamento dell'opinione pubblica. 
Lo si legge in questi giorni nelle dichiarazioni del senatore a vita Cossiga, lo si e' visto applicato a Genova nel 2001 e in modo per ora ancora soft nelle piazze degli studenti, in preparazione alla risposta a ben altre manifestazioni di lavoratori esasperati, affamati dalla crisi mondiale e da governanti iniqui.
Nei paesi dittatoriali la repressione e' preventiva, attraverso la censura della libera espressione in ogni luogo e su qualsivoglia strumento di informazione. 
Le forme di terrorismo del potere possono essere mediatiche, inoculando il germe della paura, panico terrore; di massa, vedasi guerre, attentati, stragismo; individuali, come l'annientamento dell'identita' e personalita', l'umiliazione, la deprivazione. 
La denigrazione, le minacce, l'occupazione delle sedi di giornali, radio e televisioni, sono il primo passo verso il sistema di censura e repressione, e se questi segnali subdoli e striscianti non vengono colti, captati da chi ha a cuore la democrazia, ovvero sottovalutati senza denuncia, opposizione - quasi in una sorta di obliato consenso - si aprira' la strada a violenze e sopraffazioni assai piu' agguerrite. 
E' vero che il problema della sopravvivenza e' pressante, ed il resto a confronto puo' apparire valore di secondaria importanza, ma in gioco c'e' tanto, tutto, e oltre al bisogno di pane e' altrettanto indispensabile la speranza. 
Quella fame, voglia di speranza che si esprime anche nelle piazze, soprattutto dai giovani, e in quei formidabili strumenti di comunicazione e informazione che sono la scrittura, la lettura, la trasmissione delle idee ed azioni, che oggi - per chi ancora si puo' permettere una connessione al costo di una pizza - si chiama Internet. 
Non sono piu' i tempi delle rose virtuali ma delle rosette di pane.
Il pane e le rose.

venerdì 7 novembre 2008

Embe'?

Diario dalla Casa Bianca.
Obama telefona ai leader europei ma non a Berlusconi, risponde la segreteria telefonica di Libero: 
- Abbronzato embe'? -. 
Obama con moto di stizza ripone bruscamente la cornetta imprecando: 
- Abbronzato sara' lei, imbecille! -. 
In Italia la Lega Nord corre ai ripari per arginare l'onda anomala Obama.
Oltre al permesso a punti per gli immigrati, piu' pixel per tutti poiche' se si fotocopia il permesso di soggiorno di un immigrato la copia della foto esce abbronzata integrale, istituisce il registro dei clochard.
Dal chiaror di luna a piu' lampioni per tutti. 
I senza dimora e i clandestini saranno controllati e schedati dalle ronde padane legalizzate.
Piu' lampade per tutti. 
Nel programma futuristico di governo, per decreto vietato qualsivoglia raggio, da quello solare al cerchione della bicicletta, concesse solo le creme autoabbronzanti, il lucido da scarpe e le carote; il bastone per chi l'ha duro. 
Embe'?

giovedì 6 novembre 2008

Il vaso di Pandora

Pandora e' una Tv, da anni sogno una radio su web ed e' arrivata una televisione, libera voce, libera informazione, libera comunicazione. 
Oggi scrivo col cuore.
Ho molto amato il settimanale Avvenimenti, il suo direttore, sua moglie, la redazione tutta. 
Ed oggi li ritrovo di nuovo. 
Pandora e' una dimensione virtuale, ma che arriva a molta gente, soprattutto giovani, che sono quelli che piu’ ci dovrebbero stare a cuore; i ragazzi amano la musica e Internet. 
Sicuramente non avra’ l’audience di una radio o una Tv nazionale, ma il futuro passa dal web. 
Se ancora vogliamo una speranza, il coraggio del cambiamento, il sogno americano s'avvicina, e parla il linguaggio non dei giornali, non delle televisioni, non delle istituzioni, ma della libera informazione e comunicazione. 
Leggo in redazione nomi che so comunque legati a partiti, ma non mi interessa, duri e puri mi sta bene anche con un pizzico di compromesso, se a garante leggo il nome di Claudio Fracassi. 
Per non parlare poi di Dario Fo e Franca Rame.
Anni fa c’era un sito, Alcatraz si chiamava, vi gettai il seme di un’idea per nuovi scrittori, autori inediti che tenevano i propri scritti nel cassetto, e cosi’ come per magia gratuitamente il loro provider mi offri’ spazio gratuito sul suo server, senza chiedere nulla in cambio. 
Per anni ho gestito questo sito di poesia, letteratura e arte varia, ho conosciuto per mail persone creative, belle e ricche dentro, di alcuni ho i libri mentre di altri un bellissimo ricordo, arricchente umanamente.
Poi chiusi il sito perche’ ormai coi blog ognuno era in grado di farsi il proprio spazio d’espressione, come e’ giusto che sia, perche’ Internet e’ cosi’, scambio di saperi senza lucro con buona volonta’ e purezza d’intenti. 
E allora perche’ no una Tv su Web? 
Basta con le voci di partito, basta con i media commerciali, Pandora chiama.
Sei in ascolto?

mercoledì 5 novembre 2008

Obama after day

Caro Senatore Obama, 
Ci uniamo al popolo del suo Paese e di tutto il mondo nel congratularci con lei per essere diventato il nuovo presidente eletto degli Stati Uniti. 
La sua vittoria ha dimostrato che nessuna persona, in nessun luogo al mondo dovrebbe astenersi dal sognare di volere cambiare il mondo affinché diventi un pianeta migliore. 
Prendiamo atto e plaudiamo al suo impegno di sostenere la causa della pace e della sicurezza in tutto il pianeta. 
Confidiamo inoltre che lei faccia rientrare nella sua missione di presidente anche la lotta alle piaghe della povertà e della malattia in tutto il pianeta. 
Le auguriamo forza e decisione nei giorni e negli anni difficili che le stanno davanti. 
Siamo sicuri che lei alla fine conseguirà il suo sogno, quello di rendere gli Stati Uniti d'America un partner a pieno titolo di una comunità di nazioni dedite ad assicurare pace e benessere a tutti. 
Con i miei più sinceri auguri, 
Nelson Mandela 

Ha vinto il sogno, la speranza, col voto delle donne, dei neri, degli ispanici, e soprattutto dei giovani, che l'hanno sostenuto in Internet. 
Il primo messaggio di ringraziamento e' andato al giovane popolo della Rete. 
Il mondo invidia Obama all'America. 
E l'Italia si vergogna di un ministro da Ottavo Nano che sputacchia: 
- Al Quaeda sara' piu' contenta -. 
Mentre il suo Capocomico si esibisce in un ridicolo e patetico: 
- Potro' dargli dei consigli perche' sono piu' anziano -.  
Dato che non puo' piu' dargli cattivi esempi.

martedì 4 novembre 2008

L'Eletto

  
 L'Eletto.
 Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti  vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà?
 (Morpheus) 

Credetemi quando vi dico che abbiamo tempi molto  duri e difficili davanti a noi, ma se vogliamo  prepararci ad affrontarli, dobbiamo prima  liberarci delle nostre paure. Io sto qui, adesso,  davanti  a voi, assolutamente tranquillo. Perché? Perché credo fermamente in qualcosa e voi no? No! Mi vedete qui, senza il minimo timore, perché mi ricordo, mi ricordo perché sono qui, non grazie al percorso che scorgo davanti a me, ma grazie al percorso che mi sono lasciato alle spalle. Mi ricordo che sono cento anni che combattiamo contro queste macchine. Mi ricordo anche che sono cento anni che mandano i loro eserciti a distruggerci. E dopo un secolo di guerra senza quartiere, mi ricordo la cosa più importante di tutte: che noi siamo ancora qui! 
(Morpheus) 

Sai cosa dice quella scritta? "Conosci te stesso". Voglio confidarti un piccolo segreto: essere l'Eletto è come essere innamorato. Nessuno può dire se sei innamorato, lo sai solo tu. Te ne accorgi per istinto.
(L'Oracolo) 

Seraph: L'Oracolo ha molti nemici, dovevo essere sicuro. 
Neo: Di cosa? 
Seraph: Che tu fossi l'eletto. 
Neo: Avresti potuto chiedermelo... 
Seraph: No, non conosci bene una persona finché non ci combatti. 
Oracolo: Dolcetto? 
Neo: Tu sai già se lo accetterò vero? 
Oracolo: Se non lo sapessi bell'oracolo sarei... 
Neo: Se sai già la risposta come posso fare una scelta? 
Oracolo: Perché non sei venuto qui per fare una scelta, la scelta l'hai già fatta, sei qui per conoscere le ragioni per cui l'hai fatta. 
Trinity: So perché sei qui, Neo. So cosa stai facendo. So perché non dormi. So perché vivi da solo e perché, una notte dietro l'altra, lavori al tuo computer. Tu stai cercando lui, Morpheus. Lo so perché a suo tempo ho cercato la stessa cosa. E quando lui ha trovato me mi ha detto che non cercavo qualcosa di preciso, ma che cercavo una risposta. È la domanda il nostro chiodo fisso, Neo. È la domanda che ti ha spinto fin qui. E tu la conosci, come la conoscevo io. 
Neo: Che cos'è Matrix? 
Trinity: La risposta è intorno a te, Neo. E ti sta cercando. E presto ti troverà, se tu lo vorrai. 



Toccami... e con quella mano non toccherai nient'altro. 
(Trinity)

lunedì 3 novembre 2008

I have a dream

I Have a Dream  
(Io ho davanti a me un Sogno) 
Discorso pronunciato da Martin Luther King Washington, 
28 Agosto 1963. 

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. 
Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. 
Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. 
Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività. 
Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra. 
Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. 
Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. 
Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità. 
E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. 
Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". 
Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. 
E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia. 
Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso.
Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. 
Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. 
Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. 
Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza. 
Il 1963 non è una fine, ma un inizio. 
E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.
Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. 
I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia. 
Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. 
In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste. 
Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento.
Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. 
Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. 
Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima. 
Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. 
Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. 
Non possiamo camminare da soli. 
E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. 
Non possiamo tornare indietro. 
Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" 
Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia. 
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. 
Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande. 
Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono: "Riservato ai bianchi". 
Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. 
No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente. 
Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. 
Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. 
Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. 
Siete voi i veterani della sofferenza creativa. 
Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice. 
Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. 
Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione. 
E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. 
E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali. 
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza. 
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia. 
Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. 
Ho davanti a me un sogno, oggi! 
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. 
E’ questa la nostra speranza. 
Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud. 
Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza.
Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza. 
Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. 
Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere. 
Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York. 
Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania. 
Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve. 
Risuoni la libertà dai dolci pendii della California. 
Ma non soltanto. 
Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia. 
Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee. 
Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. 
Da ogni pendice risuoni la libertà. 
E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: 
"Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente". 

domenica 2 novembre 2008

Dammi l'America

Ci siamo ubriacati di parole 
E di silenzi 
Ci siamo fumati d'impossibile 
Una storia 
Ci siamo divorati la mente 
Dilaniati 
Sognati abbracciati respinti 
Finto indifferenza 
Allontanati 
Rincorsi cercati gelosi 

Dolcezza violenza 
Coalizzati 
Seduti a un tavolino danzante
Posseduti spiriti 
Sdraiati sul taccuino in analisi 
Incubi sconci 
Scavati in viscere terracquee 
Cave di marmo e d'argilla 
Scorticate ginocchia nella corsa 
Lacere ferite da leccare 
Cerotti e baci 
Piu' nudi di quando siam nati 
Piu' dentro che fare all'amore 
Tantra viaggio astrale 
Cuccioli bambini animali 
Stagno argine mare 
Rose rosse foglie di radicchio 
L'uovo di Colombo 
O il colombo ha fatto l'uovo 
Cosa vuoi far da grande?

sabato 1 novembre 2008

Magdala

La festa di Ognissanti, nota anche come Tutti i Santi, e' una solennita' che celebra insieme la gloria e l'onore di tutti i Santi (canonizzati e non). Ognissanti e' anche una espressione rituale cristiana per invocare tutti i santi e martiri del Paradiso, noti o ignoti che siano. 
Papa Gregorio III scelse il 1° novembre come data dell'anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie 'dei santi apostoli e di tutti i santi, martiri e confessori, e di tutti i giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo'. 

Una volta i calendari erano fatti dai nomi dei santi, oggigiorno da veline, casalinghe e calciatori. 
Nell'Italietta popolo di poeti, navigatori e santi, oggidi' si autocelebra la propria santita', virtu', saggezza, con l'aureola del martirio e vittimismo. 
Il Verbo non si divulga piu' camminando scalzi tra la povera gente, ma si converte la folla trasmettendo dalle onde medie di Radio Maria o dai megabyte di Internet. 
Anonimi beati angelici del calendario virtuale.
Santa Elisabetta che con la barchetta raccoglieva naufraghi; San Cirillo che con lo spillo trafiggeva mosche. 
Dissociandomi dal sabato del villaggio e la donzelletta vien dalla campagna, io festeggio la Maddalena, isola arcipelago in odor d'occupazione americana prima e in lottizzazione poi. 
E celebro Maria Maddalena, peccatrice penitente dal Vangelo secondo i Santi, moglie di Gesu' per i vangeli apocrifi. 
L'apocrifo Vangelo di Filippo, per esempio, racconta: 
- La compagna del Salvatore e' Maria Maddalena, Cristo la amava piu' di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca -. 
Pietro disse a Maria Maddalena: 
- Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava piu' delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, (ma) non noi; (quelle) che noi non abbiamo neppure udito -. 
Allora racconta - alla richiesta di Pietro - di aver avuto una visione del Salvatore, e riporta il suo discorso con lui: 
- Quello che a voi e' nascosto io ve lo comunichero' -.
La sua visione non fu creduta, ma Andrea replico' e disse ai fratelli: 
- Che cosa pensate di quanto lei ha detto? Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto questo.
Queste dottrine, infatti, sono sicuramente delle opinioni diverse -.
Riguardo a queste stesse cose, anche Pietro replico' interrogandoli a proposito del Salvatore: 
- Ha forse egli parlato in segreto a una donna prima che a noi e non invece apertamente? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l'ha anteposta a noi? -. 
Nel giorno di Ognissanti, amen.