martedì 31 marzo 2009

Cose cui non so rinunciare

Il mio tempo per scrivere 
So farlo e mi piace 
Il tuo tempo per me 
Non oso rinunciare a te 
Qualcuno che mi dica sei bella 
Bisogno d'esser amata per amare Qualcuno che non dica son stanco 
Libera il tempo e vieni a me 
Non pensarmi comprensiva 
Non voglio capire ma far l'amore
Sentire le voci la mia la tua 
Mancarci per poi rincorrerci 
La mia poesia 
La tua poesia 
Se trovi il tempo di leggerla.

Santino

Sul Monte Salviano ad Avezzano in Abruzzo, lungo la strada che conduce al santuario della Madonna di Pietraquaria, meta di turisti e podisti, tra le rocce oltre alle immagini di San Pio da Pietrelcina e di Maria, spunta anche il santino di Marx addobbato con fiori finti. 
Mai vorrei essere un santino, oltremodo ricevere fiori finti.
Mi ricordo quando ero piccola, mi si diceva sempre adesso non ho tempo, ed io osservavo con occhi stupiti, sgranati, tutti quegli adulti indaffarati, dalle espressioni serie, concentrate, senza un sorriso, una carezza, un buffetto. Seguivo mia madre presa dalle sue faccende raccontandole sciocchezzuole scolastiche, non so quanto la mia voce entrasse nell'orecchio per uscire dall'altro. 
Ecco perche' mi sono messa a scrivere poesie. 
Continuo a non capirlo il mondo degli adulti, che non si soffermano ad osservare un tramonto, sono sordi alle voci, muti al dialogo, non s'accorgono, non colgono un pensiero, un piccolo gesto dedicato a loro. 
Cosi' si perdono i figli per strada, gli amici, gli amori.
Troppo bombardati da stimoli, parole, immagini, troppo stanchi, stressati per gustare, assaporare, apprezzare un dono minimale, sussurrato, scalzo. 
Meno male che c'e' stato, c'e' e sempre ci sara', il mio amico invisibile. 
Quello che mai esistera'.

sabato 28 marzo 2009

DNA

C'e' un'impronta sulla mia finestra. 
Non voglio ancora pulirla, perche' ha la forma di una mano. 
Rossa, come quella di Jack, nera, quale quella di Manu Chao. 
Conobbi Manu in quel di Piacenza, nel giorno del mio compleanno, un bellissimo dono. 
Clandestino oggi in Messico, pari a Marcos, ecco come nasce un amore. 
Negli anni novanta ero iscritta al Club degli autori, o dei lettori - ora non ricordo piu' bene - comunque in odor poi di Berlusconi. 
Ho disdetto tutto cio' che poteva collegarmi, legarmi, a lui, ancora oggi non ho la Tv digitale terrestre. 
Telecom censura Internet? 
Grillo e’ azionista Telecom? 
Signora Coerenza se stesse di casa, dimorerebbe in quale anima? 
Mi fate piccoli esempi di coerenza, per favore? 
Mia madre si scopri' un giorno un nodulo, piu' o meno alla mia eta'. 
Ecco perche' talvolta manifesto fretta. 
Cambierebbe il mio umore, la visione del mondo, e probabilmente non m'amereste piu'.

Tre soli

La luna chiese al cielo 
dipingi uno scenario dai colore nome 
esprimi il desiderio di tre soli. 
Primo il sol levante 
carta di riso karkade' 
riflessi rosa e bistro  
a carezzare membra. 
Secondo il sole d'oro prezioso 
disco rilucente giallo arancio
obolo a sostener le stelle. 
Terzo il sol dell'avvenir 
sorgente di fuoco lotta raggi rossi 
fari accesi a illuminare la via. 


La luna rispose al cielo 
or dipingi altro desio un quarto
il sol sognante bianco che tutti li riflette.

venerdì 27 marzo 2009

Il vecchio e il bambino

Il mondo che vorremmo, ancora da venire. 
Ne sono talmente consapevole che, nonostante tutto, continuo a scriverne. 
Non mi piace remare contro, e apprezzo ogni slancio, entusiasmo. 
Ma piu' di tutto il mio sguardo e' rivolto ai giovani.
Sono fissata sui giovani, punto a loro, perche' penso e credo che il mondo che vorremmo deve essere costruito proprio da loro, sul futuro che li attende, e non sulle nostre macerie. 
I giovani sono assai piu' realisti del re.
Paradossalmente siamo assai piu' Peter Pan noi adulti, quel bisogno di sogno e aggregazione, comunanza, solo nostro, che parte forse da uno stato piu' interiore che sociale e politico, e va benissimo cosi'. 
Ma tendo a leggere la realta', le dichiarazioni d'intenti e volonta' manifeste, con gli occhi di un giovane, dallo sguardo un po' cinico un po' 'sgamato' che vede il genitore nostalgico che ricorda i vecchi tempi, con una punta di tenerezza, e disillusione verso cio' che invece vive.
Come nella canzone de Il vecchio e il bambino di Guccini, mi sento, sono, piu' vecchio del bambino. 
Mi piacciono le fiabe raccontane altre...

Alice nel paese delle schizofrenie

Dicono 'sono anticlericale'. 
Poi sono i primi a flagellare e autoflagellarsi. 
Dicono 'sono comunista'. 
Poi sono i primi ad essere borghesi. 
Dicono 'non sono moralista'. 
Poi sono le prime a fare le benpensanti. 
Dicono 'che schifo la realta' virtuale'. 
Poi sono le prime a farne un miraggio. 
Mi si dice 'non sei romantica, poetica'. 
Poi sono i primi e le prime a clonare poesie e non produrle. 
Mi si dice 'non ce l'hai solo tu'. 
Poi sono i primi a dire che se la dai, ad un altro, sei una peripatetica. 
Mi si dice 'la mia donna dev'essere mignotta a letto'. 
Poi sono i primi ad aggiungere 'solo con me', come se s'andasse a scuola dalle Orsoline. 
Mi si dice 'facciamo la rivoluzione'. 
Poi sono i primi e le prime a pancia piena e deretano peso. 
Mi si dice 'sei misogina'. 
Poi sono le prime a litigarsi un uomo. 
Mi si dice 'sei femminista'. 
Poi sono i primi ad elemosinare sesso. 
Mi si dice 'sei anarchica'. 
Poi sono i primi e le prime col panico da crisi ribelle. 
Mi si dice 'ti sono compagno'. 
Poi sono i primi a tradirti, a fregarti. 
Mi si dice 'sei speciale'. 
Poi sono i primi e le prime a volerti omologare.
Dicono 'mai dire mai'. 
Poi sono i primi del forse se e forse ma. 
Dicono 'un diamante e' per sempre'. 
Poi sono i primi e le prime de 'lo zircone carpe diem'. 
Dicono 'non Io ma Noi'. 
Poi sono i primi e le prime, capoclassi. 
Mi si dice 'non parli mai'. 
Poi sono i primi e le prime a parlar sempre e non sentir risposta. 
Mi si dice 'scrivi troppo'. 
Poi sono i primi e le prime a leggerti, e criticarti. 
Io vi dico 'me ne infischio'. 
Poi sono la prima, forse l'ultima, a mandarvi a quel paese.

giovedì 26 marzo 2009

Aspettando Godot




Oggi scrivo qui due righe. 
Troppo stanca per scrivere seriamente altrove, troppo scazzata per scrivere su blog o profili altrui. 
Leggo tanto rumore, aria fritta, soprattutto, e mi spiace constatarlo, da donne, che ancora mi chiedo perche' seguono determinate idee, quando negli stili e nei toni, son piu' banali, noiose, moraliste, bisbetiche, acide di uno yoghurt scaduto. 
Vorrei ribadire che sono solo parole scritte, non v'e' reputazione o verginita' da difendere, intelligenza e sensibilita' si desumono tra le righe, chi le sottolinea fa la figura, magra, di certi uomini che vantano misure. 
Ma ce n'e' pure per i signori maschi, quelli che non capiscono quando e quanto ammorbano, coi loro editti, proclami, dogmi, citazioni da veline. 
Ecco perche' talvolta preferisco cazzeggiare, la gente, che non si sceglie, e' cosi' retorica, scontata, borghese, nonostante dichiari e manifesti idee ribelli, e la borghesia cosi' come il fascismo sono stati mentali, stili di vita, atti e fatti quotidiani, che si esplicano anche nel linguaggio, per chi sa leggere, e per quanto s'occulti. 
Io stessa sono piena di difetti, incoerenze, contraddizioni, caratteraccio, ma non penso di vendermi per cio' che non sono, mai scesa a compromessi, non mi lagno della mia vita, non esulto se mi dicono gnocca e non m'incazzo se mi dicono cozza, non sono mai andata dallo psicanalista, mai usato droghe e  psicofarmaci, ho molti dubbi e poche certezze, le mie credenze e personali verita'. 
Come tutti, del resto. 
Ora datemi un buon motivo per dire Noi, quando affini a me sento solo una manciata di persone, quelle che sanno scherzare, giocare, ridere, parlare seriamente ma senza l'eco dell'Io. 
D'altronde non ho occhi verdi e capelli rossi, e nemmeno piu' l'eta' di puntare su curve e dossi, si sa che sesso e amore son ottimi propellenti per qualsivoglia passione, buoni anche a fare la rivoluzione. 
Sono la prima egocentrica, ancora aspettando Godot.

mercoledì 25 marzo 2009

Corteggiamento

- Ricordati una cosa: mai, mai, mai ci si rende ridicoli davanti ad una donna se si fa qualcosa per amor suo. Neanche nella piu' stupida commedia. Fai quello che vuoi: mettiti con la testa in giu', di' le parole piu' cretine, gonfiati come un pavone, canta sotto le finestre, ma evita una cosa: evita di essere ragionevole. - 
(E. M. Remarque - Tre camerati)

martedì 24 marzo 2009

Io non perdono e tocco

Un mio caro amico ligure mi ha raccontato la storia di un nobile francese, che galantemente, per salutare una popolana, nell'inchino fini' nel fango. 
E a chi gli rilevo' che in fondo si trattava solo di una popolana, lui rispose che era mille volte meglio finire nel fango per una popolana, che per una nobildonna genovese. 
Io sono un po' sfinita, dopo trent'anni di lavoro, cresciuto figli sola, nessuno che mi mantiene e alcuno mi sostiene.
Ecco perche' non mi e' concesso il lusso di sognare, come tante signore comunque coll'entroterra al caldo e la penisola che arde. 
Non mi offro al dileggio di chi sa di taleggio, di certe finte suore moraliste, che sognano mari, ma use a modi e maniere da palude.




lunedì 23 marzo 2009

Lettera a un caro amico

Caro vecchio Jack, vorrei per una volta fare un tuffo nel passato. 
Lo so che magari il ricordo ti pesa, perche' ti ha fatto male, ma torniamo per un attimo a quei tempi. 
Quando la televisione non era clamore, quando bastavano le gambe delle gemelle a far sognare, quando seppure in regime democristiano, forse si era piu' democratici e pluralisti di ora.
Bastava una sciocchezza a strappare un sorriso, c'era il varieta' del sabato sera, c'era un io bambino, c'era forse, allora, una famiglia. 
Se riascolto i vecchi sketch, mi pare di sentire ancora l'odor di brodo di gallina, quello della domenica, mio padre che mi comprava Topolino, il giro al parco in lambretta, la mia mamma - che e' nata nello stesso giorno tuo - col rossetto e il vestito della festa. 
Io sulla giostra delle ochette - non sogghignare adesso - la radio nazionale sempre accesa, su canzonette e varieta' della domenica. 
Vorrei che per una volta tu mi raccontasti questo, come in una favola, perche' ti voglio bene per il Jack che sei adesso, ma io ti ho conosciuto, forse, allora. 
Ed e' passata tanta acqua sotto i ponti, abbiamo rischiato d'annegare, d'affogare, i miei, forse i tuoi non ci sono piu', pero' ci siamo noi, ed ho bisogno piu' che di rivoluzione, di un viaggio che mi riporti indietro. 
Lo so che non ritorna cio' che e' stato, ma in questi tempi poco mi ritrovo, per cui se vuoi si compia questa magia, resto in attesa di una storia, che in fondo e' anche storia mia.

domenica 22 marzo 2009

Il ritorno di Samir Nadim

I miei amici invisibili, anzi che no l'uno. 
Si sovrappongono. 
Vi sono cose rimosse, riportarle a galla comporta incommensurabile sforzo. 
La mente ha la potenzialita' immaginifica di riporle, sedimentarle, riproporle. 
L'equilibrio dell'emotivita' e' complesso, oltremodo in sensibilita' esacerbate. 
Visioni, premonizioni, deja vu. 
L'omerta' dell'anima, non vedo non sento non parlo. 
Ladri di sogni. 
Vi sono narrazioni che si fermano in gola. 
Il groppo assale, la voce tremula, colpi repentini di tosse. 
Il corpo tradisce l'autocontrollo. 
Si strozzano le parole, occhi lucidi. 
Talvolta si scaraventa per manifestare un'impotenza. 
Per trasmettere un Sos. 
Solo l'amore, totale, riesce a percepire oltre al silenzio, alle pause. 
Senza domande, senza risposte, affini, compagni. 
Io so che tu sai. 
Manca un viaggio, oltre all'astrale. 
Stanotte una presenza, soffusa ombra, lieve seduta accanto, impercettibile moto di coltri. 
Palpebre sollevate innumerevoli volte al richiamo. 
Forse raggiunti?

venerdì 20 marzo 2009

Gioco infinito

L'uomo eterno bambino 
gioca coi lego 
di notte si rifugia sui seni 
La donna eterna bambina 
pettina bambole 
di notte scalda i piedi 
tra i suoi 
Loro segreto l'allegro 
chirurgo quando s'accende 
di rosso il naso 
complici ridono Bambini 
senza giocattoli giocano 
al dottore proibito vietare 

Pazienti impazienti 
trapiantano cuori
accarezzano gatti 
Costruiscono case per matti 
curano aninali pupazzi 
trecce rasta ai peluche 
S'addormentano sognando 
un castello di lego per lei
una chioma regale per lui.

Nessuna dogana

Spesso mi domandano di che vuoi parlare, ed io rispondo si va a ruota libera. 
Come alla roulette, talora russa. 
Ieri sera guardavo Anno Zero, servizio sulla strage annunciata di Prato. 
Prato che muore, nell'indifferenza di politici e governanti, Prato che grida servono soldi non parole, Prato annessa alla Cina. 
E la colpa non e' dei cinesi, ma di leggi, regolamenti, mancati controlli, omissioni, patteggiamenti. 
Imprenditori e artigiani uniti ai lavoratori. 
Un Paese in bancarotta. 
Non servono dogane, ma provvedimenti urgenti di cassa integrazione pure per le aziende con meno di quindici dipendenti e sospensione per un anno degli interessi bancari. 
Con quali fondi? Tassando rendite e redditi superiori ai centomila euro annuali. 
Mai come adesso anzi, si devono ringraziare i cinesi. 
La gente disoccupata o cassa integrata o monoreddito dove si veste e si calza? 
L'anniversario di matrimonio ove si festeggia se non al costo popolare di due spaghetti alla piastra? 
E poi alla fine per chi lavorano i cinesi? 
Per aziende italiane, serve il made in Italy, e quello si vende sul mercato, un'etichetta. 
Saranno pure sfruttati i cinesi, ma sorridono sempre. 
D'altronde anche il presidente del consiglio e' sempiterno gaudente. 
Mentre Brunetta rischia l'accalappiacani. 
Se l'onda dei guerriglieri si tramuta in tsunami. 
L'ars poetica trova una delle sue maggiori espressioni nella poesia erotica. 
Furono poi le regine Vittoria ad imbavagliare i poeti. 
A proposito di Zero, auguri a Renatino per l'uscita del suo ultimo disco. 
Una volta ho trovato uno che gli somigliava. 
Qui nessuna dogana. 

giovedì 19 marzo 2009

Canini

Riflessione pacata. 
Da giorni leggo le parole della gente, ognuno e' gente,  chi incazzato, il tutto spiegabile in una semplice e pertanto verissima, frase: 'ho due bocche da sfamare non posso farlo a pieni polmoni'. 
C'e' chi sogna un Obama italiano, salvatore delle sorti nazionali e mondiali, ma il mondo e' rotondo come una palla, non sai mai dove ruzzola. 
Ci sono politici, economisti, finanzieri, laici, religiosi, talmente anacronistici da pensare che provengano da un viaggio nello spazio avendo sbagliato macchina del tempo. 
Ciascuno ha la propria visione del mondo, che guarda con i propri occhiali, chi miope, chi presbite, chi astigmatico, alla continua ricerca della propria dall'ottico. 
Ci vorrebbe un cane lupo, guida per i ciechi. 
Poiche' la gente vede e non vede, con sguardo distratto passa una sequenza di immagini, fissando il fermo immagine sull'ultima, avendo gia' rimosso la prima. 
Ad esempio, sono anni che gli amici del sud mi raccontano di cani randagi che scorrazzano per le citta', non vi sono canili o quei pochi in stato di degrado, e nessuna amministrazione ha mai investito sulla tutela e protezione degli animali, esclusa qualche faina in consiglio comunale. 
Non e' che al nord ci siano meno cani, ci sono solo meno randagi, perche' da decenni giunte votate dagli elettori hanno provveduto a garantire la salute degli animali e dei cittadini. 
Quindi il vero problema alla radice, non sono i cani randagi, ma il branco di amministratori latitanti nei confronti della popolazione, inclusi i cani. 
Forse lorsignori andrebbero rinchiusi, un sindaco ha il dovere di tutelare la salute e la sicurezza dei suoi concittadini, leggasi prevenzione, e cio' vale anche per gli animali sul territorio, quali soggetti godenti diritti. 
Non puoi ridurre alla fame - condurre alla rabbia - un essere vivente, e poi lamentarti e farlo sopprimere. Anestetizzate sono le coscienze, di quegli elettori che perseguono a votare siffatti sindaci ed amministratori. 
Codesto esempio puo' essere valido anche per la crisi mondiale. 
Quando non ci sara' piu' nulla da mangiare, per colpa di ladri istituzionali e rapinatori da libero mercato, e la gente sara' estremamente arrabbiata, incazzata, non credo che bastera' un'iniezione di valium a sedarla, ne' tantomeno il sistema agonizzante sara' in grado di produrre gli anticorpi atti ad eliminare miriadi di focolai infiammati. 
Lo scenario da si salvi chi puo', vedra' lo sbranamento cannibalesco tra randagi prima, col finale apocalittico del branco feroce scorrazzante per le citta', poi. 
Le nuove belve - i mostri generano mostri - non si accontenteranno piu' di qualche osso o scatoletta gettata nel mucchio. 
Una volta assaggiata la gustosa carne dell'accalappiacani.

mercoledì 18 marzo 2009

Condom

C'e' chi confonde ancora Aids e Adsl, e predica l'astinenza sessuale dalla cella di un confessionale, magari toccandosi.
I piu' sgamati hanno scoperto il sesso virtuale, senza bisogno del preservativo. 
Chi invece fa ancora l'amore all'antica maniera, coi corpi, rischiando la scomunica se usa il profilattico. 
Col rischio di ritrovarsi anziche' bolle papali, bubboni infetti. 
Non mi interessa chi va con chi e a fare cosa, purche' consenzienti, ma che si tuteli assieme al proprio compagno/a, o partner da avventura carpe diem. 
Non mi appartengono moralismi e pudicizie sessuali,  o sessuofobiche,  che ognuno scelga la sua strada, senza giudicare possibilmente; il bisogno di una carezza o calore umano va ben oltre ad una mera penetrazione, del corpo e non dell’anima. 
Ho educato i miei figli alla contraccezione e prevenzione, non come fanno tanti uomini anche coniugati  che rifiutano il condom in relazioni extra o con prostitute infettando la coniuge, oppure maschi e femmine, giovani e non, in vacanza all’estero in turismo sessuale 
Da madre, ho chiesto preservativi a mio figlio, ci si scandalizza? O qualcuno tira la prima pietra, magari sposati felici e in odor di corna, virtuali o reali? 
Cio' che e’ stato teste' pontificato dalla savana africana - ove l'Aids dilaga e nascono bimbi gia' contagiati - e’ incitazione allo sterminio di massa, il Male.
Quello che fa tutti i giorni la Chiesa del terzo mondo, i Beati costruttori di pace, chi aiuta e non sentenzia, e’ il Bene. E non il pene. 
Mi riconosco nella filosofia zen, nel sesso tantrico, rispetto da atea o agnostica ogni religione, ma detesto l’integralismo, che sia cattolico o di altre fedi, e l’abominio di dichiarazioni pubbliche, mondiali,  quando si parla nel nome di Dio, ovvero di un dio che non e' mio e non conosco. 
Quel Dio che e’ figlio di un dio minore, che avrebbe scatenato il diluvio universale sulla pedofilia clericale, quel Dio che lascia libero arbitrio, ma per chi compie e propaga il male, consapevole, punisce, com'e’ vero Iddio, appunto. 
La questione embrionale non e’ se feto non feto o se fato non fato, destino, ma il fatto che mai Buddha o Dio perdoneranno giudici e mercanti del tempio; papa’ Englaro e Boccadirosa siederanno al loro fianco, invece. 
Quando nel sesso, protetto, massimo gesto d’amore e rispetto verso se stessi e gli altri, si sapra' raggiungere il nirvana, godendone in gioia e non nella sofferenza del dolore, si arrivera’ a Dio.

domenica 15 marzo 2009

Made in Italy

Negli anni del boom economico la Democrazia Cristiana dava una scarpa e dopo il voto l'altra.
Negli anni yuppie della Milano da bere il Partito Socialista dava una sola - suola in meneghin - e dopo il voto un'altra.
Negli anni di crisi del Partito delle Liberalita', Forza Taglia da' uno zoccolo e dopo il voto l'altro, al Governo. 
Ecco il perche' dello stivale d'Italia. 
Made in Italy erano anche i vitelloni nostrani, oggi un deputato leghista afferma che al nord e' triplicato l'uso di Viagra colpa del troppo lavoro e delle tasse, ma come non ce l'avevano duro? 
Da piccola mi svegliavo alla domenica mattina al grido de Il Resto del Carlino, domandandomi per anni chi fosse codesto Carlino festivo in credito perenne. 
E la storia si ripete quale eco, nell'era di Internet il denaro e' virtuale, infatti il Presidente del Consiglio dichiara che i soldi dei provvedimenti anti crisi sono realissimi. 
Mi sono fidanzata con un italiano purosangue, cattocomunista, clerico-fascista, pre-revisionista, post-futurista.
Il guaio e' che quando gli dico amore e' arrivata la primavera, e' ora di togliere le ragnatele, mi risponde che non esistono piu' le mezze stagioni. 


sabato 14 marzo 2009

Esterno sera

- Serva vostra, Signore. - 
- Perdonate il mio imbarazzo, mai prima d'ora vidi una donna cocchiere. -
- E' cio' che resta del mio povero marito, oltre a due bocche da sfamare, ove posso accompagnarvi? - 



- Alla Pergola d'oro. - 
- Siam giunti, Signore. - 
- Signora, se posso osare, detesto cenar solo, vi supplico di grazia concedetemi l'onore di invitarvi alla mia tavola. - 
- Serva vostra, Signore, giacche' siete un gentiluomo, acconsento. - 
- Vi ringrazio per la squisita compagnia, e vi sarei grato se voleste accompagnarmi sino alla mia dimora. -
- Serva vostra, Signore. - 
- Signora, perdonate il mio ardire, bramerei farvi assaporare il delizioso nettare delle mie vigne. -
- Serva vostra, Signore, servitemi e servitevi pure a vostro piacimento. -

giovedì 12 marzo 2009

Interno sera

Una stanza, camino acceso, quadri alle pareti, la libreria, musica di sottofondo. 
Lui legge. 
Lei scrive. 
In silenzio, ogni tanto si scambiano un sorriso. 
Lui si alza a preparare il the. 
Le porge la bevanda fumante zuccherata, sa da tempo quanta dolcezza metterci. 
Lei gli legge una pagina, resta in attesa. 
Lui annuisce, accendendosi la pipa. 
Lei riprende a scrivere. 
Lui a leggere. 
Bussare sommesso, entra il loro figliolo. 
Chiede consiglio, ricerca memoria, il padre lo guida sulla strada maestra, la madre l'accoglie in tenerezza e saggezza. 
Il figlio esce a vivere i suoi anni ribelli. 
Si guardano, lei gli si avvicina, raggomitolata sul tappeto, appoggia il capo sulle sue ginocchia. 
Lui le accarezza i capelli. 
Si prendono per mano e si coricano. 
Lui con la testa nel suo grembo, le narra la storia serale. 
Lei gli accarezza i capelli. 
Il sonno li coglie cosi', eterni amanti.

Attenti agli orsi!

Quando si dice il destino scritto nel nome. 
Dal letargo si risveglia un orso e promulga una legge sulla caccia. 
Ed io - orso bruno di mio venature rosse di nome e di fatto - gia' m'immagino il bucolico scenario.
Dichiarata aperta la caccia agli uccelli, si svuotano le aule non solo scolastiche ma anche parlamentari e i luoghi di culto. 
S'inizia la stagione della caccia alle volpi, e si scopre che in Italia e' razza estinta dovendosi accontentare solo degli allocchi. 
Scarseggiando gli animali esca per la caccia, si propone il comitato di vigilanza della Rai. 
Al telegiornale l'intervista al figlio adolescente di Borghezio: 
- perdonami babbo t'avevo scambiato per un cinghiale... - 
A seguire servizio inchiesta sull'immigrazione clandestina, una bambina romena rivolgendosi alle passeggiatrici delle ronde in collo di lapin: 
- anche la mia mamma aveva una pellaccia ora non piu'. - 
Urge emendamento che vieti l'imbalsamazione del presidente del consiglio. 
Piu' volatili per tutti.

lunedì 9 marzo 2009

Mitile ignoto

Hai le tue cose? 
Si', e anche le tue 
Quel noi che poi e' solo l'eco d'un io 
No, non ho scritto dio 
Ebbro di folla, tieniti 
Fumati ciccati cliccati 
Nettuno nessun tridente 
Perdente su letto di rena 
Di reni sull'arenile 
Valva d'ostrica ostica 
Tu sordo io muta.


domenica 8 marzo 2009

Otto marzo extracomunitario

Sto cercando le parole per descrivere questo otto marzo nell'anno di disgrazia 2009. 
Quarant'anni consapevoli di retorica, battaglie, fumo e aria fritta sulle donne, mimose impollinate, impallinate. 
L'otto marzo nasce dall'assassinio capitalista di lavoratrici in un opificio.
Ritorno alle origini. 
Due secoli dopo, l'Unione Europea preme per la parita' delle donne sull'eta' pensionabile, con l'avallo di due ministri italiani a cui non par vero d'indossare il preservativo parafulmine comunitario per risparmiare sulle pensioni. 
Da destituire alla Corte dell'Aja come spacciatori di finti diritti. 
Perche' in Italia le donne non hanno le medesime garanzie e tutela di altri paesi europei, scarseggiano i servizi per l'infanzia e per gli anziani, gli stipendi dei lavoratori al di la' del genere sono inferiori rispetto alla media europea, mancano ammortizzatori sociali se non sottoforma di pelose elemosine. 
Le donne - a meno che non siano donne in carriera benestanti - non sono affatto soddisfatte di raggiungere la parita' maschile sull'eta' pensionabile. 
Dopo una vita di lavoro e di cura famigliare assistenziale - che significa di fatto doppio lavoro - sono penalizzate proprio in quanto donne, poiche' gravidanza, parto, allattamento, governo della casa, dei figli, del coniuge, degli infermi, comporta un'usura psicofisica che nessun uomo subisce, nemmeno un muratore a cottimo extracomunitario. 
Per cui mi dichiaro donna extracomunitaria. 
Non mi riconosco cittadina appartenente alla Comunita' Europea, e non delego alcun ministro a parlare in mia vece sui diritti delle donne, finche' non viene riconosciuto il tempo di lavoro e di cura sociale, con relativa retribuzione e maturazione degli anni lavorati pensionabili, come avviene altresi' per chi presta servizio militare o compie studi universitari. 
Dovere universale verso le donne, categoria di lavoratrici sempre di gavetta, in prima linea, laureate all'universita' della vita. 

Donne di fabbrica 
Ho dato la vita per imparare a vivere. 
Ora che ho organizzato tutto 
ora che so mettere in ordine 
ora che so controllare i miei impulsi sessuali 
ora che so tirar su famiglia 
ora che so come farmi sfruttare 
ora che so lavorare come vogliono 
ora che ho imparato a essere piu' vicina al nudo silenzio 
la mia vita e' quasi finita. 
(Sandra Hochmann, Inghilterra 1975)

sabato 7 marzo 2009

Bassa finanza

Non so nulla di alta finanza, e nemmeno la comprendo.
Appartengo alla categoria degli sprovveduti, perche' si dovrebbe essere commercialisti, avvocati, bancari, per capire qualcosa in Italia, e sicuramente la televisione non aiuta in tal senso, anzi diseduca. 
Poniamo che la gente si rompesse davvero le scatole di cotanta melma, topi e scarafaggi e ripulisse la cloaca, credete che apprezzerebbe il lavoro di spurgo o rimpiangerebbe l'eau de fogne, nella quale alla fine sguazzava nel proprio microcosmo? 
L'italiano medio darebbe la colpa al Berlusconi di turno, ma mai metterebbe in discussione la sua tolleranza verso usi e abusi, finche' non succede a lui stesso di cadere dentro la fossa biologica. 
Un borghese piccolo piccolo, che non cambia se vota Forza Italia o Partito Democratico, che cresce i figli ad immagine e somiglianza, sino al bilancio finale, in passivo data la crisi, e che al posto della casetta agognata lascera' in eredita' alla prole il suo essere 'pistola'. 
Medesima sorte del proletario, gia' fregato in partenza e nemmeno al traguardo. 
Con la differenza che invece d'aver sognato sul culo delle veline, ha dormito sulle tette della portinaia.

venerdì 6 marzo 2009

Non sulle palle delle donne

Da ragazza degli anni settanta, ricordo le letture giovanili femministe, quel genere di scrittura femminile, penne all'arrabbiata, ironiche e sardoniche, dai titoli agrodolci: La pelle e il cuore o Baciami stupido. 
Oggi - a distanza di quarant'anni - mi domando cosa sia cambiato da allora, in me, nelle donne, e per le nostre figlie. 
Quarant'anni fa credevo nell'emancipazione, nella parita' tra i sessi, nell'essere compagni tra uomo e donna. 
Non ho mai avuto problemi di ruolo in coppia, la suddivisione dei compiti garantiva un menage famigliare sostenibile. 
Ho sempre lavorato, nonostante fossi madre, riservandomi spazi personali per me stessa e col mio compagno. 
Ho imparato che in amore puoi essere donna, geisha e regina, femmina e maschio. 
Ho compreso che l'orgoglio uccide piu' della spada, eutanasia di un amore. 
Ho capito che il sesso e' il punto d'incontro, d'unione tra due anime, cervelli, cuori, organi, senza il quale la musica e' stonata, e vale piu' d'un pantalone stirato. 
Pelle e cuore e baciami stupido, sono stati gli aromi pepati e piccanti delle mie torte salate - guerre di genere; miele, sidro e tabacco da pipa per i dolci - grolle e calumet della pace. 
Come in battaglia navale, non sulla pelle delle donne, slogan degli anni settanta, fu obiettivo colpito e affondato, o perlomeno non sulla mia. 
Oggi il maschilismo si esercita sulle palle delle donne. 
Perche' le donne odierne hanno le palle, virtuali s'intende ma reali per quanto riguarda la gestione della loro vita, dei figli, dei problemi quotidiani, della relazione con l'altro sesso. 
Sono spesso le donne a reggere le redini di una famiglia, sul lavoro, nel Paese, poiche' la politica del buon governo e' innata nella cellula primordiale femminile, evoluta in secoli di pazienza, saggezza, tenerezza, ribellione. 
E il potere delle donne e' insito in quella differenza sessuale che e' pari al cilindro del prestigiatore, dal quale puo' uscire di tutto, nel mistero piu' assoluto della creazione, d'accoglienza o repulsione. 
La vagina e' rivoluzionaria. 
Difatti, mentre l'organo sessuale maschile e' primitivo, gutturale e sordomuto, la vagina s'esprime e comunica persino con l'oltre, in essa si forma la vita e da' luce, nel supremo atto di creazione. 
Gli uomini sublimano con arti varie, dipingendo, scrivendo, producendo, mai pero' potranno conoscere l'atavico potere pluriorgasmico di partorire una nuova vita. 
Resi timorosi dalla deflagrazione metafisica femminina, incontrollabile, tentano da secoli di circoscriverla, reprimerla, opprimerla, cercando il punto di disinnesco che per sua intrinseca natura, piu' provano a titillarla e piu' esplode a grappolo. 
Come dire, dall'opera omnia della fecondazione all'alfabeto degli analfabeti, rimandando alle voci: bomba H punto G fattore K. 
Sulle palle delle donne, i media, i politici, i religiosi tambureggiano a iosa. 
In nome della donna, s'invocano anatemi, ronde antistupro, leggi, su temi prettamente di genere, chirurgia estetica, aborto, fecondazione assistita, eta' pensionabile. 
In un circo mediatico in cui nani, ballerine, acrobati d'arrampicata sugli specchi - e donne cannone fumate - eiaculano sul telo del tendone balle sulle donne. 
Quali pappagalli sul trespolo, trapezisti da coazione a ripetere, sopra figa e sfiga. 
Nel frattempo, simili a tondi nasi posticci di pagliacci, lievitano le palle. 
Scimmiette ammaestrate, indomite feline, elefantesse montacarichi, ogni uomo ha la sua icona di donna ideale, animale. 
Specularmente ciascuna donna vede nell'uomo un cammello, un rettile, il nano Bagonghi. 
Solo l'amore trasforma il leone in una gazzella. 
Se gli uomini si riprendessero le palle, le donne sarebbero leggere, libere di volare. 
Levitando, senza rete.

martedì 3 marzo 2009

Cronicario

Oggi scioperano i giornalisti dell'Unita'. 
Pare che Soru non voglia ricapitalizzare, il che significherebbe il fallimento in breve tempo, nonostante il recente cambio d'immagine del quotidiano di partito. 
Piu' sofa' per tutti. 
La notte da magica al veleno tra Inter e Roma, dice la sua pure la Vecchia Signora, non si puo' giustificare l'ingiustificabile. 
Le statali al lavoro fino a sessantacinque anni, tanto per dar lavoro ai giovani, i precari son sempre piu' precari e i rincoglioniti piu' rincoglioniti. 
Garante il ministro Brunetta. 
Berlusconi candida un ex portiere e Franceschini un ex portinaio. 
Vespa continua a suonare il campanello a Porta a porta.
Campanellino dice che te la canti e te la suoni. 

lunedì 2 marzo 2009

Meno tette per tutte!

Finalmente il nostro Parlamento legifera. 
No, non sulla crisi economica, non sul sussidio ai disoccupati, non sul crollo delle borse - sebbene siamo sempre in tema ghiandolare - ma sulla chirurgia estetica, infatti vengono vietate le protesi al seno per le minori di diciott'anni. 
Trattasi, pare, del problema piu' pressante nel Paese, difatti e' notorio che una precaria o una cassintegrata hanno i soldi per pagarsi il silicone. 
Cosi' come chi e' genitore sa che per un qualunque intervento medico sui minori - fosse pure un'otturazione dentaria – occorre a prescindere l'autorizzazione del tutore, ossia la firma. 
Invece di preoccuparsi di tetti - per gli sfrattati dalle banche causa insolvenza delle rate di mutuo - ci si occupa di tette. 
Giustamente, poiche' ancora la collettivita' non si fa carico dei traumi fisici e psicologici derivanti dall'innesto di gelatina dalla prima alla quarta. Senza poi calcolare il danno esistenziale da retromarcia e folle. 
L'informazione pubblica - la vita in diretta - ci sensibilizza invece sulla scottante questione sociale a cui la maggior parte degli italiani risulta ignava, perche' come dichiarato dalle intervistate famose, una taglia maggiorata di seno aiuta, ma va regolamentata - come le spalline del reggiseno, e il provvedimento d'urgenza ci viene motivato da un sottosegretario donna da copertina di Vogue. 
Ma siccome siamo in un paese democratico e pluralista, alle fanciulle piu' povere e comunque arriviste e' concesso fumar sigari, Clinton docet.