lunedì 31 agosto 2009

Mafie Riunite

C'e' un filo invisibile che unisce e lega l'Italia. 
Il cui capo porta al gomitolo delle Mafie Riunite. 
La mafia e' la societa', a delinquere, meno razzista che possa esistere. 
Trasversale, dal Nord al Sud isole comprese, e trasnazionale.
Fenomenale la sua ascesa ed evoluzione, dalla lupara ai colletti bianchi; dalla droga, prostituzione, traffico di umani agli appalti, all'edilizia, alle energie. 
Fino al riciclaggio di denaro sporco in opere pubbliche. 
In Calabria la 'ndrangheta investe nell'eolico. 
La terra arsa calabrese immortalata con le sue greggi, pastori, casolari, e quale sfondo centinaia di torri eoliche, su terreni in odor di mafia il cui proprietario ha fatto causa, bloccandone l'installazione, ad altri agrari - udite udite - proprio per reato di mafia. 
E mentre divampano gli incendi nei boschi, supermercati, attivita' commerciali, ovviamente dolosi, la gente si ristora dall'arsura nei bar mormorando in dialetto indigeno misto a idiomi forestieri cio' che tutti sanno, ma su cui nessuno indaga, o non vuole o non puo' indagare. 
E dai casali della Sila, percorrendo la Salerno Reggio Calabria, si giunge ai Casalesi, famiglia camorrista tristemente nota alle cronache. 
In Emilia Romagna un intero rione viene appaltato ad una impresa edile in odor di clan, un quartiere dormitorio di casermoni tipici degli anni settanta da case popolari. 
Gli addetti ai lavori , che tutto conoscono in ambito professionale e assai attenti alle norme di sicurezza, raccontano quale nota di colore e costume di un muratore munito d'elmetto regolamentare, donna. 
Ma se tutti sanno, e mormorano, come ha fatto quella impresa ad aggiudicarsi l'appalto? 
Medesima domanda si potrebbe rivolgere sul business eolico in Calabria. 
Ebbene manca l'interlocutore, piu' che la risposta. 
A chi porre tale scomodo quesito? 
Ai giornalisti? Ai giudici? Agli amministratori della cosa pubblica? Agli abitanti del luogo? Agli operatori e professionisti scartati? Alle banche finanziatrici? 
La gente si racconta queste cose, vigilante, ma poi a quale orecchio sordo rimbalzano? 
Dove comincia e termina l'omerta'? 
Si possono bruciare foreste, edifici, isole intere - taniche non sigarette.
Costruire sulla sabbia in zona sismica casermoni per extracomunitari, precari, studenti.
Investire in energie pulite, con le mani sporche.
Salire e scendere cantieri - anche in caduta libera.
Fare le torce umane nelle fabbriche - o in prossimita' di scali ferroviari. 
Si puo' mormorare, persino indignarsi, protestare. 
Ma non cambia nulla e mai cambiera' nel Paese delle Mafie Riunite, ove ogni giorno si celebra il mesto rito della rassegnazione. 
L'obolo dovuto alla sacra corona di latta.

domenica 30 agosto 2009

Les feuilles mortes

Se si vuol comprendere come pensa e vota l'uomo comune ci si deve circondare di gente comune, vivere, lavorare, conversare con le persone  comuni.
La gente vuole specchiarsi in cio' che non e', ossia nel riflesso dell'irreprensibilita' altrui. 
Il popolo ha sempre bisogno di pseudo giustificazioni, ma agli eletti cio' non è concesso, si pretende da loro esempi e modelli di moralità.  
Con la delega alla moralita', appunto.
Codesto e' l'errore di destra e sinistra, esistere e contare solo nel consenso. 
In Italia Berlusconi vince perche' e' il prototipo delle proiezioni dell'uomo comune, almeno sinora. 
Scalfita l'immagine di moralita' - solo  sessuale, non per evasione o mafia - davanti agli italiani, con la Chiesa contro si cade. 
Se non si e' in grado di lavare i panni sporchi in casa - principio costituzionale su cui si basa la nazione Italia - non si puo', non si sa reggere uno Stato. 
Peccando di mancanza d'ipocrisia, si va incontro alla gogna, alla lapidazione. 
Si sa che la presunzione gioca brutti scherzi, fa dimenticare la cautela. 
In autunno cadranno le foglie.
Les feuilles mortes.

sabato 29 agosto 2009

Gli occhi della fame

Tempo di Ramadan. 
Il digiuno purifica, oltremodo per chi ha mangiato sempre, troppo,  insegna ad apprezzare il valore del cibo, quando manca. 
Nelle civilta' opulente non esiste piu' il bisogno della fame, sublimato da altri appetiti: fame d'amore, di denaro, di successo, di consenso. 
Almeno un giorno nella vita si dovrebbe provare, sentire, la fame senza avere niente da mangiare. 
E non vale solo per le esigenze corporali, ma pure spirituali. 
Comprendere che nulla e' gratuito, scontato, e capire la valenza di un sentimento, d'un emozione, quando viene a mancare. 
Oltre a scoprirne la significanza, che ci sia o non ci sia non e' la stessa cosa. 
Si deve aver fame per degustare la bonta'. 
Se bevi troppo, non sarai in grado di assaporare la qualita' del vino, e ti ubriacherai di polverina d'uva.
Se mangi a iosa, non saprai separare la farina dalla crusca, il cibo naturale della terra dai veleni prodotti dall'uomo. 
Se usi, consumi, ricicli piaceri, non raggiungerai il nirvana ma soltanto un catartico oblio. 
Se sperimenti il digiuno, da cibo d'amore, t'addestrerai a rifiutare gli elementi tossici nocivi per te, e a riconoscere la genuinita' per il tuo benessere. 
Ma soprattutto imparerai a leggere negli occhi altrui la fame, gia' riflessa nei tuoi.

 

mercoledì 26 agosto 2009

Indovina chi viene a merenda

Ho visto un film di Franco e Ciccio su Retequattro e ho capito. 
Senza bisogno di passare da Report, Repubblica, Socrate, Marx, una parodia del nazismo e razzismo in pura semplicita', capace di parlare ad ogni target, dal bambino all'anziano, dal ricco al povero.
Il fertilizzante col quale è cresciuta la mia generazione: un'unica rete, gli sketch radiofonici della domenica mattina, un linguaggio comunicativo immediato, altro che Internet. 
La Tv del sorriso, che tutti comprendevano, e che nonostante la censura, il puritanesimo, lanciava un messaggio che subito arrivava.
La verve dei nostri comici italiani, regionalizzata, da federalismo reale, autoironica sui luoghi comuni nei quali tutti si riconoscevano, andando oltre ed emendandosi la simpatia dell'essere italiano. 
L'orgoglio di un popolo, le sue radici, anche nei costumi, che i Drive in e i Fonzie americanizzanti hanno cancellato dalla nostra memoria e da quella dei nostri figli; tutti a consumare panini, coca cola, tette siliconate, lati B palestrati, quando avevamo le donne, gli uomini, i giovani piu' naturali e belli del mondo.
C'era la Chiesa vero, il moralismo, il bigottismo, ma che bello trasgredire in una cinquecento, quando oggi non ci basta piu' un partner, una moglie o un marito, una famiglia, ma ci occorre una corte dei miracoli, piu' virtuale che reale. 
E c'era comunque un credo, una fede, chi nella religione chi nella politica, l'orgoglio di essere comunisti, socialisti, democristiani, persino fascisti, ma qualcosa c'era, forse la speranza. 
La capacita' di sopravvivere alla miseria, la semplicita' di un gelato nel parco o un giro sulla giostra, un prato, un letto coniugale, senza incensi, oli, pozioni magiche, solo una lampadina a 60 watt ad accendere la notte. 
I bambini a letto dopo Carosello e i genitori poco dopo, i nonni in famiglia, un canarino, il pesce rosso vinto ai baracconi, e forse un'Italia piu' semplice e piu' vera. 
Se avessi la macchina del tempo tornerei all'Italia degli anni sessanta con la consapevolezza di oggi, farei la casalinga e non la rivoluzionaria, la madre, la moglie e la nonna, coi bigodini in testa e un marito in canottiera. 
La sera attorno al tavolo e poi tutti a vedere la televisione; vi era piu' cultura, comicita', serenita', comunicazione, relazione, allora che oggi nell'era di Internet. 
Ci siamo sterilizzati, resi asettici, lobotomizzati, in nome del dio denaro, consumismo, ideologia; abbiamo perso valori, affetti, le cose essenziali della vita, cercandole in estranei, sconosciuti, alieni quanto noi. 
Siamo piu' eruditi, guardiamo con la puzza sotto al naso chi la pensa diversamente da noi tacciandolo di ignoranza, a destra come a sinistra, ma non siamo migliori di nessuno. 
Non siamo speciali, nessuno di noi lo e', nessuno e' piu' furbo o meno fallimentare a livello esistenziale, ci nutriamo di pie illusioni, utopie, quali struzzi. 
La soluzione non c'e', indietro non si torna, forse salvando il salvabile, ammesso e non concesso che se in natura nulla si crea e si distrugge, l'essere umano e' bravissimo ad autodistruggersi. 
E a trascinare nel gorgo delle proprie miserie, debolezze, fragilita', dubbi e sicumere, il mondo intero. 
Non e' prerogativa solo di dittatori, leader, premier, capi carismatici, anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano scatenando guerre mediatiche e globali. 
Ma almeno dato che facciamo i buffoni da una vita, impariamo dai nostri comici italiani degli anni sessanta, a ridere di noi e a far ridere gli altri. 
E si torni al sogno della casetta in Canada' con tanti fiori di lilla', la dolce Euchessina, la brillantina Linetti, la pancera Gibaud, ad una sana vecchiaia senza cellulari e Internet a romperci le uova nel paniere, assai meglio andarci a funghi. 
Da ragazza giocavo a fare l'anticonformista, oggi mi diverto ad essere all'antica, e' un modo come un altro per spiazzare la gente, un ritorno alle origini in tempi in cui non si potrebbe piu' cantare: mi sono innamorato di te perche' non avevo niente da fare. 
C'e' sempre qualcosa da fare, ma prima di salvare il mondo, salviamo noi stessi. 
Da noi stessi.

lunedì 17 agosto 2009

Filosofando

Vediamo se riesco ancora a scrivere qualcosa di sensato, intelligente, e possibilmente non annoiante. 
Forzandomi un poco, poiche' ho sempre meno voglia di scrivere, oramai rade cose da dire, rimaste inespresse, scarsita' di stimoli in primis da me stessa. 
Certo potrei riempire pagine di gossip sul premier o inneggianti ad una rivoluzione che mai si fara', oppure sulle deliranti boiate leghiste. 
Potrei partecipare ai lai corali delle prefiche, su moralita' e buoncostume ipocritamente scandalizzata non da quel che avviene tra le mura di casa bensi' sulla pubblica piazza, additando e mandando alla gogna uomini e donne, poveri e ricchi, bianchi e neri, presidenti, guardaspalle, raccattapalle, porci con l'alitalia o in apecar. 
Oppure, nauseata da politica e materialismo storico, dedicarmi alla spiritualita', in una sorta di ritorno cosmico alle origini, all'alveo materno, come invidio ai maschi quell'estrema ancora di salvezza del rifugio gineceo, mentre alle femmine si riserva un logorante destino d'accoglienza sempiterna. 
Purificarmi il corpo con una dieta vegetariana o marziale o palestrata, esercitare la mente con letture erudite da sfoggiare nelle conversazioni da salotto buono, nutrire l'anima di misticismo condito da oli essenziali. 
Liberare impulsi indomiti e selvaggi cavalcando praterie senza piu' erba, dopo che vi passo' Attila. 
Bere e fumare sino a stordirmi, nella mera illusione d'una ispirazione, l'atto folle della creazione, o librarmi nella danza in volo interiore, un po' stonata. 
Recitare mille parti di sceneggiature, mille pezzi del puzzle da incastrare, col finale preconfezionato del terminale mancante. 
Potrei farmi promotrice di un moto, in movimento, salvare mondi e animali. 
Sorrido e man mano che scrivo, mi prendo sempre meno sul serio. 
E mi domando come fanno gli altri, a credere a cio' che si dicono. 
Non riesco a mentire, nemmeno a me stessa. 
Ovvero fingermi scrittrice, poetessa, amante incompresa. 
Ossia viziarmi al suono cantilenante di parole amicali, amorevoli, battagliere. 
Od investire il mio sesso, il mio cuore in un gratta e vinci. 
La verita' lapalissiana e' a un tiro di piccione. 
Se mi fai la cacca in testa, finisci arrosto.

sabato 15 agosto 2009

L'Assunta

Festivita' dell'Assunta. 
Non il becero ferragosto dei gavettoni al mare e del cocomero. 
Semi sputati, scimmie in spiaggia, cocco bello. 
E nemmeno il chiuso per ferie di una politica che smuove solo melma, anche quando aperta. 
Neppure l'alitosi di pseudo filosofi che aprono bocca solamente per raccogliere mosche. 
Spiritualita', quanto mi manchi. 
Quando uomini e donne saranno autentici, coerenti, probi? 
Non v'e' bisogno di icone, altari, totem a divinare; o genuflettersi ad ogni mater. 
Ovunque mi volga afrore di marcio, putrefazione, accentuato dall'afa.
Quale torrido romanzo sudamericano, il magico profumo di Bahia s'e' dissolto nel puzzo di corpi e anime disfatte. 
Purificatevi. 
Cosi' si va all'Assunta.

lunedì 3 agosto 2009

Petali di carta

Ti ricordi il 2 agosto di un anno fa? 
C'era l'entusiasmo d'una nuova avventura, emozione. 
E il 2 agosto di dieci anni fa te lo ricordi?
Ci lasciammo senza quasi una parola. 
E dopo dieci anni il pensiero, il ricordo riaffiorano, struggenti. 
E il 2 agosto di ventinove anni fa? Lo strazio d'una strage. 
E il 2 agosto di ieri, un'orchidea, una rosa rossa, petali sfogliati sul non m'ama per un amico, triste. 
E il 3 agosto d'oggi. 
E sul domani chissa'.

sabato 1 agosto 2009

Sulla soglia

Sulla soglia dei cinquant'anni, mezzo secolo di vita, tra follia e saggezza, qualche chilo e acciacco in piu', mi ritrovo a codesto appuntamento importante e simbolico col tempo. 
I primi vent'anni trascorsi a maturare, i successivi venti a lavorare e crescere figli, due storie d'amore finite, quindici anni di Internet, conoscenze, amici, condivisioni e incazzature, ad oggi un cane femmina e un gatto maschio. 
Un tetto sulla testa, nonostante la mala giustizia italiana, un'auto decennale ma ancora funzionante, immutate le idee di sinistra e il pessimo giudizio sui partiti della sinistra, uno stile di vita essenziale ma non deprivato. 
Un bagaglio d'esperienza, un carattere dall'intemperanza un po' smussata col tempo, connotato d'orgoglio, dignita', verita' e schiettezza. 
La consapevolezza dei limiti dell'essere umano, la tolleranza per qualche incoerenza e contraddizione, l'intransigenza verso chi tradisce, sia un'idea, un'amicizia o un amore. 
Orgogliosa dei miei figli, assai meno dei miei amori e amici, comunque passati. 
Cosa augurarmi per il prossimo ciclo di vita. 
Forse un amore, saggio e ponderato, col quale condividere piu' neuroni che ormoni.
Un Paese altro, retto sull'onesta' individuale e collettiva, utopia lo so, o un altro Paese in cui ancora si sorrida al futuro, poiche' un paese e' morto quando i suoi figli, i giovani, non vedono piu' futuro. 
Guardare la Ferrari e la Rona vincere ancora. 
Vedere evoluzione, laicita', civilta'. 
Trovare un amico virtuale che si fa quindici ore di treno per festeggiare un compleanno, senza nulla pretendere in cambio, e questo e' gia' il mio personale trionfo, e dono. 
Sulla soglia c'e' una porta socchiusa.