sabato 20 novembre 2010

La bambina col phon

Un oggetto comune insignificante d'uso quotidiano, che non e' cibo medicina giocattolo, ma che riguarda la dignita' dell'individuo, la sua cura personale il sentirsi bene a proprio agio con se stesso e con gli altri.
Poiche' succede nel 2010 in piena crisi economica mondiale che ad una fmiglia composta da una madre sola con tre figli minori, lavoratrice precaria a 500 euro mensili, venga tolta la corrente in quanto insolvente al pagamento.
E accade che una bambina di cinque anni non si possa lavare la testa perche' d'inverno non puoi lasciare i capelli asciugare al calore del sole, si sa che i piccoli sono esseri delicati e cagionevoli, da curare tutelare proteggere.
Cio' significa che senza guardare tanto lontano ai paesi del terzo mondo, vicino a noi - la porta accanto - una bambina soffre, senza alcuna colpa se non l'essere nata in una famiglia povera.
Poi accendo la televisione, e vedo quegli spettacoli amorali - ben piu' delle allegre comari di un premier - ove i bambini quali scimmie vestite a festa cantano ballano recitano col piattino dell'audience per un pubblico adulto che oggidi' non sogna altro che la figlia velina e il figlio calciatore.
Oppure assisto a talk show pomeridiani in cui genitrici famose - assurte alla fama per carriere non certo da madri di famiglia - si improvvisano educatrici e pedagoghe propinando buoni consigli dato che non possono piu' dare cattivi esempi, edulcorando frasi mielate sui loro marmocchi viziati cresciuti da baby sitter e a psicofarmaci.
E la bambina col phon che prima guardava accesa questi suoi coetanei e famiglie del mulino bianco, si spegne in un black out da eclisse lunare.
Semplicemente non esiste piu' - diviene invisibile.
E capisce che non e' mai stata bambina, ma pupazzo della televisione, del mercato, dei consumi.
Cosi' cresce pensando - io da grande voglio fare la velina - perche' cosi' avro' non solo il phon sempre acceso ma pure un parrucchiere tutti i giorni. Non come la mia mamma che fa le pulizie e gli occhi spenti come il mio phon.
E la bambina resta sospesa - in attesa che torni la luce e la renda ancora visibile.
Ma di una cosa e' certa, non credera' piu' alle favole che le raccontano prima di dormire, ora e' diventata grande e sa che gli orchi non sono quelli delle fiabe, ma quelli che spengono la luce ai bambini.