domenica 11 dicembre 2011

Il mio caro Angelo

Ci incontrammo una sera nella mia citta', un po' piovosa un po' triste, cosi' come eravamo noi, che pur scherzavamo e ridevamo sempre.
Angelo era un po' uomo d'altri tempi, cortese, gentile, sottotono, un poco timido, non di quelli che ci provano sempre e ogni buca e' trincea, ma di quelli che magari nemmeno osano sfiorarti una mano.
Abbiamo mangiato, bevuto, chiacchierato, piu' del mondo che di noi.
Nel corso della serata una telefonata del padre, non riusciva a vedere la televisione col decoder, e Angelo pazientemente a spiegargli, lui viveva con l'anziano padre, lo accudiva, e non guardava mai la televisione, preferiva leggere i suoi libri o ascoltare la sua musica, classica jazz.
Angelo non parlava molto, ma quello che diceva era profondo, intelligente, da uomo di cultura qual era.
Ci lasciammo cosi', con la promessa di rivederci.
E' passato un anno, senza piu' rivederci, forse la nostra innata timidezza, o un baratro di solitudini ormai troppo fondo.
Angelo commentava spesso i miei post su Facebook, talvolta li condivideva sulla sua bacheca, perche' lo facevano ridere, col mio modo buffo di esprimermi.
Angelo rideva sempre con le sue faccine su Facebook, con l'ironia tipica dell'uomo intelligente, niente poteva far supporre la sua fine, ma sono proprio quelli che sempre sorridono che poi decidono di farla finita, senza clamore, nell'invisibilita' di cui hanno permeato la loro vita.
E l'ho scoperto cosi', con un messaggio inviatogli senza risposta, sono andata a cercarlo sulla sua pagina e ho letto il commiato degli amici, una breve ricerca su Internet e trovato la notizia, un arrivederci dai suoi ragazzi ai quali insegnava letteratura inglese.
Angelo era uomo colto, la sua pagina colma di poesie, ma l'umilta' e la modestia erano il suo abito naturale.
Ad Angelo faceva male il mondo - come a Gaber - lui era un compagno, di quelli ancora critici, onesti, consapevoli, con la disillusione di un'utopia mai realizzata, e la solitudine tipica dei compagni veri, che si riconoscono tra pochi sopravvissuti.
Angelo aveva un buon lavoro, ma si portava sulle spalle il peso del fallimento di una generazione - perdente - dentro la nausea cronica di Sartre e il coraggio ponderato della speranza persa.
Come Monicelli, come Lucio Magri, Angelo non ha sopportato oltre il distacco da un mondo ormai a lui estraneo, e l'ha voluto rendere effettivo, drastico, perenne.
Ci si domanda poi, avremmo potuto fare, dirci di piu', magari unire piu' solitudini, ma le risposte le sanno solo gli angeli.


martedì 1 novembre 2011

La civilta' delle zucche

Tra quindici anni tigri e leoni non ci saranno piu', scompariranno vittime di uccisioni e di un ambiente sempre piu' ostile.
Sopravvivenza felina, precaria quali gli argini dei fiumi, che ogni tanto esondano, cosi' come a lanciare l'ultimo monito.
Acqua Aria Fuoco Terra sono gli elementi vitali del pianeta mondo, che gli uomini ancor temono, e ne han ben donde, mostri d'inerzia.
Un'autostrada fa crollare un paese, le autostrade telematiche governi, laidi vicoli finanziari fan crollare l'economia globale.
Di network e di social v'e' ben poco nella societa' del 2011, concesso solo al primo cretino - fiorentino o meno famoso ai piu' - di prendersi un microfono.
Qui e' sempre Halloween, con gli zombie a reggere le sorti dell'universo.
La civilta' delle zucche.

martedì 4 ottobre 2011

A mio figlio

   Le parole a volte sono aghi.
   Ma non profumano di pino.
   La terra è bagnata.
   Sa di muschio.
   Tra i licheni,
   una chiazza di velluto.

Figlio


Amico fragile
che spesso mi piangi tra le braccia
per un amore perduto
per una vita bistrattata
per un bambino non nato o rifiutato

Ho le braccia grondanti lacrime
le mie le tue
quelle di chi era e sarà dopo con noi
possiamo stringerci un momento
e tener stretto tutto il dolore del mondo
ma l'attimo ci è fatale

Il vento asciuga il pianto
spazza fuori ogni ricordo
e se apriamo le braccia il sogno vola via
alla luce del mattino
per vederti ritornare chino all'ombra della sera

Vorrei avere le braccia tatuate di sorrisi
che ogni stilla di sangue fosse goccia di colore
tenere in pugno baci ardenti
e negli occhi sguardi ridenti
con l'impronta della tua mano nella mia

Sei l'infinito figlio che se ne va
sulla buona o cattiva strada
potrei rinchiuderti in un tempo passato
ma le mie braccia ora sono aperte
che un altro amore accolga
la nostra amica fragilità.

martedì 13 settembre 2011

Classe

L'odio sociale e' il sentimento piu' arcaico e nobile che appartenga ai poveri - anzi che apparteneva, prima che i cattocomunisti ci convincessero che siamo tutti uguali - su questa terra e altrove.
Ci han convinti con la merda televisiva che cio' che conta sono le apparenze, le chiacchiere, l'omologazione, cancellando memoria storica e appartenenza, identita', quel sano sentimento di classe sociale tra diseguali.
I ricchi son sempre stati puttanieri - nulla di nuovo sotto il sole dell'avvenire - anche i poveri son sempre stati puttanieri - ma con un che di poetico che mancava ai ricchi - e che faceva la differenza, nelle alcove.
Questo amore cosi' osannato cosi' ipocrita cosi' menzognero - che non ha nulla di fragile e violento - ma e' piu' noioso d'un sermone o d'un comizio - e' la vera decadenza dei tempi.
L'accontentarsi del poco come se fosse tanto - briciole elemosinate di sesso, amore, potere - come se far finta di non sentire il lupo che ti rode dentro rendesse la vita piu' degna d'esser vissuta.
Percio' ti schifo al mio fianco e nel letto - compagno leghista fascista feticista - dello stivale d'Italia.
Amen.

mercoledì 7 settembre 2011

Stanca


E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da rinascere una volta ancora.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da sognare quell'attimo di lucida follia.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da lasciare ad ognuno il suo perche'.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da scrivere una vana poesia.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da vedere il bicchiere mezzo vuoto.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Da guardare il bicchiere mezzo pieno.

E sono cosi' stanca.
Stanca.
Dal suo venire verso me.

domenica 21 agosto 2011

Ciao papa'

Ciao papa', ora facciamo inorridire gli astanti - cosi' un po' alla Bukowski - per ridercela sotto i baffi io e te.
Dev'essere il tuo numero fortunato l'otto, in fondo sei giunto a 83 anni.
La mamma non ha avuto altrettanta fortuna.
Chi l'avrebbe mai detto che proprio la tua figlia invisibile - anaffettiva autistica - doveva trovarti cosi'.
D'altronde d'agosto si sa tutti al mare, io oltre al cane e al gatto potevo accudire il padre.
Sicuramente non era un bel spettacolo, ed ho pianto.
Non subito, commozione serale.
Gia' lo sapevo, lo sentivo che ti avrei trovato cosi'.
E nel frattempo meditavo, su cosa avrei provato - o non provato.
Non ti ho mai perdonato certe tue pecche del carattere - che poi ora sono anche le mie – altrettanto i tradimenti.
Non ti ho perdonato il non avermi mai aiutato, il non aver regalato neppure dieci euro ai tuoi nipoti - nemmeno a Natale - il tuo egoismo di maschio, che sente solo il richiamo del sesso ma non quello del sangue.
Non ti ho perdonato la tua leggerezza e superficialita' nello sperperare i ricordi di mia madre, nel disperderli in burrasche ormonali, il tuo finto essere compagno ma padrone con la mamma; unica eredita' la collana di perle - che io stessa le avevo regalato - e ripreso.
Avevi tanti amici certo, e contavano piu' dei parenti.
A loro davi e domandavi soldi, a me soltanto chiedevi.
Chissa' se quella squadra africana tuttora si ricorda delle magliette da te acquistate, da calciatori.
Magari un po' paraculi come te, forse per questo ti piacevano tanto.
Ho una sorellina africana, che tu hai cresciuto, da solo.
D'altronde non e' che coniugi e genitori italiani siano migliori.
Con una mera differenza, che a voi tutti dicevano poverini.
Paradossalmente talvolta, sono meno poverini i nostri figli - sangue del proprio sangue.
La vita insegna sempre qualcosa, piu' ti comporti da bastardo, e piu' la vita ti sorride.
Infatti vedi come e' finita la mamma, morta giovane rosa da un cancro, e fin dove invece sei arrivato tu.
Almeno se l'e' goduta - ha detto tuo nipote.
Pero' ti voglio bene comunque, e mi spiace tu sia morto, anche se grazie al cielo, senza soffrire.
Ieri si e' fatto il funerale, fa un brutto effetto vedere la blindatura con la fiamma ossidrica, e mi s'e' sciolto il cuore.
Al di la' delle solite ipocrisie retoriche da agenzia di pompe funebri, voglio scriverti qui l'epitaffio.
- Mori' come visse, senza mutande. -
Ma il buffo della disgrazia, poiche' la vita ha sempre il suo lato tragicomico - e io l'ironia l'ho ereditata da te - e' che anch'io papa' ero rimasta senza mutande.
Per questo ho tardato ad arrivare, all'appuntamento con la morte.
E adesso so che leggendomi sorrideresti da lassu'.

martedì 12 luglio 2011

Hey bello


Hey bello oggi mi sparo Janis Joplin.
Quella che sul palco faceva l'amore con venticinquemila persone, e poi se ne tornava a casa da sola.
La sua musica e un limoncello ghiacciato in questo caldo torrido aiuta a vivere.
Hey bello, non mi dire mai quando e come scrivere, o pensi che Bukowski bevesse tisane e dormisse di notte?
Mi son giocata la nuora a dadi.
Ne avevo piene le palle di vita borghese, di schermi giganti, di giochi virtuali, di pillole placebo la realta'.
E la realta' e' che il mio nipotino ha gia' l'appuntamento dallo psicologo, ancora spermatozoo.
Hey bello, lo sai che significa placebo? Deriva dal futuro del verbo latino placere, letteralmente io piacero'. Proviene dalle funzioni funebri medioevali in cui si recitava - Placebo Domino in regione vivorum - ovvero - Piacero' al Signore nella terra dei vivi -.
Ammesso che siamo ancora vivi - o morti viventi.
Hey bello hai due muscoli che promettono bene, speriamo nel terzo.
Hey bello, lo sai che mi stan simpatici quei ragazzi mascherati con lo zaino, chissa' poi cosa contiene quello zaino, sicuramente meno porcherie delle tasche dei politici.
Hey bello poi mi piacciono i ragazzi anonimi, sara' che alla mia vegliarda eta' mi ricordano i sogni da ragazza, e sicuramente se non osano le giovani aquile non possono di certo osare le vecchie galline e capponi.
Hey bello, lo so che il mondo e' uno schifo, e non ci resta altro che del buon rhum e del buon fumo, o del buon sesso ma che sia buono per carita' altrimenti e' di una noia mortale.
Hey bello, lo sai qual e' la differenza tra me e te?
Che io vivo cio' che scrivo.

martedì 19 aprile 2011

Cattivik


Oggi e' il vostro Cattivik che vi parla.
Nel suo idioma monco che potrebbe sembrar frances noblige.
La televisione trasmette La vita in diretta - alias zombie nel cuor del giorno.
All'Ungaretti del M'illumino d'immenso e al Quasimodo di Ed e' subito sera gli fa un baffo.
Adoro i carciofi alla Giudia, che non e' giudea, attenzione, bensi' la Giuditta numero quattro del Piccolo Diavolo benigno.
La sfilata del diavolo veste Prada inizia col matrimonio di William e Kate.
Chi minchia sono? I principi reali inglesi - vedasi la fiction su Rai Italia Uno, il reality del Grande Fratello, l'Isola dei famosi. Chi ha vinto? Boh e manco mi frega.
A parlarne e' una contessa sul bidello, vi giuro non e' sarcasmo ma una fiction in itinere finanziata coi soldi pubblici dei teleutonti, saltata - purtroppo o per voler di Dio - causa decesso del bidello protagonista dell'isola residente in quel di Zocca, fegato spappolato e palle triturate.
Rimango ammaliata dai volti di bambola della contessa e della capitana dei naufraghi, nei quali si muovono solo gli occhi e la bocca.
E rimembro quando da bambina staccavo il capo alle mie pupazze per lavar loro meglio la testa.
Nella televisione pubblica italiana non si commemora Vik Utopia, tal Vittorio Arrigoni, un volontario che sposo' la causa di Palestina, che anziche' fare il giornalista dalle terga comode e vendute sul velluto d'una poltrona, viveva a Gaza sotto le bombe israeliane.
Un comunista coglione, lo definirebbe qualcuno - che di coglioni s'intende mi si conceda la rima - morto non per infarto ma trucidato per il troppo cuore.
Non fa notizia Vittorio Arrigoni, nessun funerale di Stato, non ha sparato a nessuno, la Farnesina ha altro a cui pensare, ad esempio il prossimo monte da promozionare su cui sciare, poiche' si sa che l'immagine dell'Italia all'estero e' un fantoccio di neve, che si squaglia al primo sole.
Pero' la televisione e' anche pluralista e democratica, trasmette lo spot della pubblicita' di Alcatraz su Radio Due a mezzanotte - magari un po' conciso e circonciso - ma siamo nella settimana della Passione, dei Giuda, Barabba e dei trenta denari.
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pieta' di noi.
Amen.

martedì 22 marzo 2011

War Game Over

Inventiamoci un nuovo gioco - virtuale - un mix di Star Wars e Truman Show.
Category: informazione planetaria nell'era di Internet.
E partiamo dal 'se io fossi' come si faceva da bambini - per arrivare poi al 'se io non fossi'.
Se io fossi Obama non sarei Presidente degli Stati Uniti eletto per caso - sia dagli americani che per volonta', potesta' delle lobby finanziarie mondiali - precursore dei tempi tanto da essere insignito del Premio Nobel per la Pace, ancor prima di qualsivoglia azione pacificatrice o bellica.
Se io fossi Obama - consapevole del ruolo decisivo dell'informazione e comunicazione nell'era di Internet - sfrutterei intelligentemente la Rete per la propaganda - e poi nell'empasse di decisioni obbligate poco popolari e/o populiste - giocherei il ruolo, reciterei la parte di Jerry Lewis - l'eterno ragazzotto un po' ingenuo un po' scemotto, ad esempio che gioca a golf mentre si determinano le scelte geo politiche ed economiche del golfo.
Se io fossi la CIA - nell'era di Internet - non scatenerei piu' guerre reali ma solamente virtuali - agendo sulla propaganda e sulla manipolazione dell'informazione globale - ovvero mi infiltrerei, anzi creerei - una rete pseudo antagonista di contro informazione - in supporto all'orientamento dell'opinione pubblica su accadimenti presunti o reali - che potrei chiamare Wikileaks o col nome di una sua costola, Anonymous?
Inventerei persino presunte vittime - della censura e repressione planetaria globale - con nomi, fotografie, video per accreditare una verita' virtuale.
Attraversando lo specchio di Alice, potrebbe riflettersi - ribaltata - l'immagine di un Luther Blissett - simbolo dell'open reputation adottato da artisti e social attivisti di tutta Europa - dall'identita' collettiva ma stavolta al servizio del potere.
Se io fossi l'Europa - sarei una doppia coppia nel poker planetario - ove gli assi vengono spartiti tra USA Israele Lega Araba e Cina.
I giocatori combinano le loro carte private con quelle in comune per costruire la migliore combinazione di cinque carte possibile. La quinta carta - quella imprevedibile ossia il Jolly - e' Al Qaeda.
Non basta Gheddafi ad arginare Al Qaeda cosi' come la Lega Araba non puo' sbilanciare delicati equilibri geo politci ed economici - ne' tanto meno sono servite le guerre in Iraq e Afghanistan a tal uopo, giacche' per altro avverse ai popoli e alla crisi economica mondiale - le diplomazie oramai son ninnoli, orpelli polverosi del secolo scorso.
Per marginare - emarginare - Al Qaeda occorre delimitarla, isolarla in confini non piu' mediatici bensi' concreti - facendo terra bruciata nei paesi islamici - per giungere infine all'Iran - il Paese piu' rischioso e pericoloso per l'Occidente e la stabilita' della finanza giudaica.
In riva al mare da piccoli si giocava col mulino della sabbia e con un giocattolo che costruiva mattoncini di sabbia.
La macchina della sabbia - corrisponde nei paesi occidentali a quella del fango - e quel mulino potrebbe essere Wikileaks, che macina file su Internet, fornace di mattoncini virtuali sino a renderli reali.
Alfine non e' una sabbia che nuoce piu' di tanto - ma corrode, sfrigola - produce attrito sulle spoglie membra di nazioni gia' immuno-deficitarie.
Apre il varco al dubbio alla corruzione - per altro veritiera - insinua certa di centrare il bersaglio in si' facile debole organismo geneticamente modificato dal potere.
Ovviamente non basta la manipolazione mediatica - oltre al supporto di armi ai ribelli - si costruisce a tavolino una rivoluzione - o quanto meno la si organizza la si coaudiuva - agendo parallelalmente sui social network - Twitter e Facebook in primis - per creare un moto di sostegno dell'opinione pubblica mondiale contro la repressione - espandendola a macchia di leopardo.
Se pur a prima vista paradossalmente si blocca Internet - apparentemente dagli Stati censori - il blocco fa comodo oltremodo alle comunicazioni e messaggerie univocamente occidentali - in modo da far si' che le sole testimonianze derivino da media accreditati e non da fonti di informazione locali.
Ovvero tutta la comunicazione viene filtrata - e all'occorrenza prodotta - da giornali televisioni e supposti centri ribelli d'informazione controllata e singole voci mai identificate.
Su Internet girano messaggi, fotografie, video, impossibile comunque stabilirne una fonte certa sicura riconosciuta - nota alla tribu' della Rete di antica memoria, anche nei propri antagonismi - aumentando le perplessita' su eventuali potenziali depistaggi, o montaggi, e d'un improvviso brulicare di hacker d'avanscoperta tollerati stranamente dal potere.
Odierni eroi da reality - vivi morti o X - che appaiono e scompaiono come da copione - quale recita a soggetto di memoria pirandelliana.
No Fly Zone o No Net Zone?

martedì 1 marzo 2011

La foto del mondo


Accade che si reciti a soggetto
Da un'intera vita
E sin stasera mi tocchera' un personaggio
Che ha trovato l'autore, se stesso.

E quando mia figlia dira'
Vedi le mie mani, ti ricordi come eran belle?
Io le rispondero'
Torneranno e' solo momento di passaggio.

E mi ricordano le mani dell'altro mio figliolo
Quante volte una madre si sente Maria prona alla croce?
Le stimmate dei martiri, di tal mondo globalizzato
Si' contrastato eppur vincente.

E allora per consolarla le dico
E' una fase si puo' sempre cambiare
E lei mi risponde.
E' per tutta la vita.

Ripasso mentalmente cose a cui maledire.
I miei errori dettati d'amore sogni utopie, il passato
E' vero che la femmina cerca il nido per i suoi cuccioli
Maschi incapaci di crescere prole.

Mi guardo allo specchio e vorrei urlarle
Ragazza la bellezza e' un bene che sfiorisce nel lampo
Dimentica i libri la musica cio' che ti ho inculcato
E sfrutta l'esser donna per non aver mai un futuro di pianto.

Ma non ci riesco, mi rigiro insonne nel letto
Ci stiamo ammalando di non buone notizie
Lei cala dieci chili in tre mesi
Io ingrasso dieci chili in tre mesi.

Lei dice il mio amico restaura antiche cornici senza diploma
Perche' io che son nata con due mani da fata
Non posso dipingere il disegno del mondo
E batto alla cassa la miseria del mondo?

Poiche' siamo il ritratto del mondo.

venerdì 18 febbraio 2011

Stiamo uniti ma anche no

Penso che sarebbe piu' rivoluzionario di tante manifestazioni di protesta e discese in piazza un corale rifiuto a festeggiare l'Unita' d'Italia - l'invito a non partecipare ad una farsa parodia di unione e coesione nazionale.
Se tutti gli italiani andassero a lavorare il 17 marzo sarebbe uno sciopero all'incontrario - un avvenimento nella storia mondiale dei popoli - evento di ribellione alla ribalta dei media senza vittime sacrificali.
Celebrare un'unita' d'Italia che non c'e' e' come credere nell'isola che non c'e' - esiste solo in televisione per cantanti e comici che sventolano bandiere bianche d'ignavia rosse di vergogna verdi di bile.
Conosco una ragazza italiana che si e' fidanzata con un giovane di colore, i suoi amici coetanei - bianchi istruiti figli dell'Emilia Romagna evoluta progressista che vota PD e stringe l'occhio alla Lega - la denigrano dicendo che puzza, anzi per la precisione 'che le puzza la gnocca' - utilizzando quel linguaggio italico da grande fratello e non fratelli d'Italia che non e' piu' la lingua italiana cosi' cara a Dante ma il prodotto delle intercettazioni bunga bunga e da bar Sport.
Lei - ingenua e ancor candida nelle sue acerbe relazioni sociali - s'e' creata la paranoia del puzzare, aspergendo se stessa e la casa intera di deodoranti - e costringendo famigliari e amiche ad annusarla in ogni anfratto quali cani da tartufo.
Sulle prime risultava incomprensibile il comportamento della ragazza - l'improvvisa mania di odorarsi e deodorarsi, i pianti senza motivo, il rifiuto di uscire da casa e la paura della gente.
Finche' non ha confessato l'atteggiamento denigratorio e persecutorio dei suoi amici - o almeno di quelli che riteneva amici - coi quali andava di sera a sentir musica al centro sociale occupato.
Da maschi italiani - seppure giovani generazioni del 2011 - non accettando che una donna bianca possa preferire a loro un uomo di colore - ne infangano la dignita' la persona la socialita', isolandola emarginandola disprezzandola.
Tu puzzi. Di negro. La parolina magica mancante al puzzle.
Ovviamente i due ragazzi innamorati sono entrambi puliti e profumati - quanti miasmi ho sentito sulle metropolitane emanati da italiani - d'altronde anche agli emigranti italiani si diceva che puzzavano - con la differenza che se l'odore di sudore lavandolo e non coprendolo coi deodoranti lo elimini - la puzza di coglione ti resta addosso per tutta la vita, anche appendendoti un arbre magique al pisello.
Questo andrebbe insegnato ai propri figli - nelle scuole - dalle televisioni, ma purtroppo il razzismo e' una bestia che nasce con l'uomo e le cui cellule impazzite prolificano in un cancro per l'umanita'.
Ecco perche' non ho alcun desiderio ne' intenzione di festeggiare l'Unita' d'Italia - non mi accontento di un processo a chi promulga leggi razziali per poi nel segreto dell'alcova giacere con giovani fanciulle extracomunitarie - col beneplacito e invidia della maggioranza degli italiani - bensi' voglio un processo ai bastardi italiani.
Stiamo uniti, ma anche no.

sabato 12 febbraio 2011

Vita precaria - Dialogo con la Guardia medica

- Buongiorno mia figlia di 19 anni accusa gonfiore alla gamba sinistra e dolori al braccio sinistro incluso il petto -
- Signora e' meglio che si faccia vedere subito -
- Lo so ma lavora in un discount e non puo' stare a casa -
- Nemmeno con un certificato medico del pronto soccorso? -
- No non ha la malattia e paura che la licenzino -
- Ma che contratto ha sua figlia? -
- Un contratto di stage tirocinio -
- Allora e' in esubero cioe' e' sostituibile -
- In teoria, in pratica no -
- Capisco, sarebbe meglio comunque che se non puo' farsi vedersi subito almeno appena esce dal lavoro -
- Si' potrebbero essere malesseri dovuti allo sforzo fisico e otto ore in piedi ma non si sa mai -
- Va bene allora l'aspetto stasera -
- Speriamo di si'. -

domenica 16 gennaio 2011

Anelando Nichi Vendola

E' un piacere e un onore ascoltare Nichi Vendola - una lezione magistrale di memoria storica analisi politica e sociale - nobile come un pranzo servito su un vassoio d'argento lucido quale la mente razionale, speziato dagli aromi di vita e passione - conviviale e allietato dalla narrazione di un racconto in cui ognuno riconosce e ritrova se stesso.
Nichi e' un grande affabulatore - uomo di teoria e d'azione - il cui merito non e' solamente saper comunicare ma oltremodo colmare di contenuto il suo dire sino al fare.
Anche la scelta del contenitore non e' mai casuale: non un teatro o sala conferenze ma l'aula assembleare di una scuola - a sottolineare la condivisione partecipata del servizio del bene pubblico - e soprattutto l'identificazione del luogo primario di formazione del cittadino, la scuola - fucina officina fabbrica di futuro.
L'aula magna pullula di giovani - in una citta' del nord Italia a matrice leghista - accolgono le parole di Nichi in un silenzio quasi sacrale prendendo appunti e soltanto alla fine del discorso esplode l'entusiasmo.
Ciascuno - studente o lavoratore, immigrato o italiano, genitore o figlio, uomo o donna - si immedesima nelle parole di Nichi che descrivono una condizione sociale quantomai letale - il precariato esistenziale.
La differenza tra Nichi e gli altri comunicatori di sinistra e' che non esprime unicamente concetti di politica economia storia bensi' parla anche attraverso la sua parte femminile - e' emozione sensazione cuore talora poesia - e la sua voce cosi' arriva alla gente.
Siamo partiti oramai disperati alla ricerca di una boccata d'ossigeno - in cotanta melma statica e soffocante quale il governo della cosa pubblica italiana - siamo tornati con l'euforia dell'aria rarefatta che danno solo le grandi altitudini, mentre sali in vetta sul tetto del mondo.
Non si poteva mancare all'appuntamento quasi amorevole - d'incontro col nostro alter ego - l'anima gemella che quando accade ti rispecchi in ogni sua parola - come se la pensassi tu.
Un amico mi ha detto - ho sentito Nichi Vendola e mi ha convinto - e' la convinzione in effetti lo stato d'animo che ti porti a casa dopo l'ascolto, unito ad un senso indefinibile di armonia.
Nichi ce la sta mettendo tutta a trasmettere - ora spetta alla gente cogliere e capire - e decidere una volta per tutte quanto spazio dare ai media e quanto a se stessa.
C'e' un'arcaica espressione poetica che nella lingua degli Aranda, popolo aborigeno australiano, significa - Anelando con tutto il cuore a qualcosa che e' andato perduto - io con Nichi Vendola l'ho ritrovato.

lunedì 10 gennaio 2011

Ha ragione Berlusconi

Oggi guardavo mia figlia - mentre attendevamo che le aprissero un conto corrente in banca - per accreditarvi il primo stipendio 900 euro per 45 ore retribuite settimanali - inclusi sabati e festivi - di cui ne pagano solamente 40 - nove ore in piedi - un contratto da tirocinante per sei mesi - senza ferie, malattia, infortunio.
Aveva lo sguardo perso - spento come di chi gia' rassegnato - con le mani arrossate e screpolate di una casalinga cinquantenne. Lei che non usciva senza truccarsi, coi capelli fonati, le unghie laccate.
Oggi non dimostrava i suoi 19 anni, ma quel tempo senza eta' dell'infelicita' - della mancanza di futuro - di chi ha sepolto i suoi sogni in un tombino.
Li capisco i giovani d'oggi - arrabbiati o rassegnati - e comprendo ancor di piu' i ragazzi tunisini - in fondo sono tutti figli dello stesso mondo - che si dan fuoco non per un ideale ma piu' pragmaticamente per un tozzo di pane - come l'operaio italiano quarantenne che si e' sfracellato sull'asfalto con un'ultima spinta di volonta'.
E non penso non credo che le cose migliorerebbero con altri governi - alla fine sarebbero sempre e soltanto vicende di povera gente - buone solo per fare scoop sui giornali o portare l'acqua al mulino del padrone dal servitore di turno.
Non voglio che la mia figliola faccia la fine di chi - in nome di amore uguaglianza giustizia - ha sacrificato tutto per avere in cambio niente.
Ha la fortuna di essere nata bella - e per una donna e' ancora essenziale - piu' del merito e di ogni altra qualsivoglia dote o virtu'. Non voglio che appassisca questa sua bellezza e giovinezza.
Non v'e' amore o ideale che ripaghi la perdita di se stessi, della propria identita', dei doni che madre natura ci ha dato.
Per cui che la mia ragazza sfrutti la sua avvenenza - poiche' e' la legge del mercato baby - trovi un uomo facoltoso che le garantisca una vita serena e dignitosa. Non v'e' dedizione piu' grande della riconoscenza.
La sua stessa madre - potendo tornare indietro - e alla luce del mondo d'oggi - farebbe uguale.
Ha ragione Berlusconi.