domenica 16 gennaio 2011

Anelando Nichi Vendola

E' un piacere e un onore ascoltare Nichi Vendola - una lezione magistrale di memoria storica analisi politica e sociale - nobile come un pranzo servito su un vassoio d'argento lucido quale la mente razionale, speziato dagli aromi di vita e passione - conviviale e allietato dalla narrazione di un racconto in cui ognuno riconosce e ritrova se stesso.
Nichi e' un grande affabulatore - uomo di teoria e d'azione - il cui merito non e' solamente saper comunicare ma oltremodo colmare di contenuto il suo dire sino al fare.
Anche la scelta del contenitore non e' mai casuale: non un teatro o sala conferenze ma l'aula assembleare di una scuola - a sottolineare la condivisione partecipata del servizio del bene pubblico - e soprattutto l'identificazione del luogo primario di formazione del cittadino, la scuola - fucina officina fabbrica di futuro.
L'aula magna pullula di giovani - in una citta' del nord Italia a matrice leghista - accolgono le parole di Nichi in un silenzio quasi sacrale prendendo appunti e soltanto alla fine del discorso esplode l'entusiasmo.
Ciascuno - studente o lavoratore, immigrato o italiano, genitore o figlio, uomo o donna - si immedesima nelle parole di Nichi che descrivono una condizione sociale quantomai letale - il precariato esistenziale.
La differenza tra Nichi e gli altri comunicatori di sinistra e' che non esprime unicamente concetti di politica economia storia bensi' parla anche attraverso la sua parte femminile - e' emozione sensazione cuore talora poesia - e la sua voce cosi' arriva alla gente.
Siamo partiti oramai disperati alla ricerca di una boccata d'ossigeno - in cotanta melma statica e soffocante quale il governo della cosa pubblica italiana - siamo tornati con l'euforia dell'aria rarefatta che danno solo le grandi altitudini, mentre sali in vetta sul tetto del mondo.
Non si poteva mancare all'appuntamento quasi amorevole - d'incontro col nostro alter ego - l'anima gemella che quando accade ti rispecchi in ogni sua parola - come se la pensassi tu.
Un amico mi ha detto - ho sentito Nichi Vendola e mi ha convinto - e' la convinzione in effetti lo stato d'animo che ti porti a casa dopo l'ascolto, unito ad un senso indefinibile di armonia.
Nichi ce la sta mettendo tutta a trasmettere - ora spetta alla gente cogliere e capire - e decidere una volta per tutte quanto spazio dare ai media e quanto a se stessa.
C'e' un'arcaica espressione poetica che nella lingua degli Aranda, popolo aborigeno australiano, significa - Anelando con tutto il cuore a qualcosa che e' andato perduto - io con Nichi Vendola l'ho ritrovato.

lunedì 10 gennaio 2011

Ha ragione Berlusconi

Oggi guardavo mia figlia - mentre attendevamo che le aprissero un conto corrente in banca - per accreditarvi il primo stipendio 900 euro per 45 ore retribuite settimanali - inclusi sabati e festivi - di cui ne pagano solamente 40 - nove ore in piedi - un contratto da tirocinante per sei mesi - senza ferie, malattia, infortunio.
Aveva lo sguardo perso - spento come di chi gia' rassegnato - con le mani arrossate e screpolate di una casalinga cinquantenne. Lei che non usciva senza truccarsi, coi capelli fonati, le unghie laccate.
Oggi non dimostrava i suoi 19 anni, ma quel tempo senza eta' dell'infelicita' - della mancanza di futuro - di chi ha sepolto i suoi sogni in un tombino.
Li capisco i giovani d'oggi - arrabbiati o rassegnati - e comprendo ancor di piu' i ragazzi tunisini - in fondo sono tutti figli dello stesso mondo - che si dan fuoco non per un ideale ma piu' pragmaticamente per un tozzo di pane - come l'operaio italiano quarantenne che si e' sfracellato sull'asfalto con un'ultima spinta di volonta'.
E non penso non credo che le cose migliorerebbero con altri governi - alla fine sarebbero sempre e soltanto vicende di povera gente - buone solo per fare scoop sui giornali o portare l'acqua al mulino del padrone dal servitore di turno.
Non voglio che la mia figliola faccia la fine di chi - in nome di amore uguaglianza giustizia - ha sacrificato tutto per avere in cambio niente.
Ha la fortuna di essere nata bella - e per una donna e' ancora essenziale - piu' del merito e di ogni altra qualsivoglia dote o virtu'. Non voglio che appassisca questa sua bellezza e giovinezza.
Non v'e' amore o ideale che ripaghi la perdita di se stessi, della propria identita', dei doni che madre natura ci ha dato.
Per cui che la mia ragazza sfrutti la sua avvenenza - poiche' e' la legge del mercato baby - trovi un uomo facoltoso che le garantisca una vita serena e dignitosa. Non v'e' dedizione piu' grande della riconoscenza.
La sua stessa madre - potendo tornare indietro - e alla luce del mondo d'oggi - farebbe uguale.
Ha ragione Berlusconi.