sabato 26 maggio 2012

Far finta di essere sani

Che poi tutti ti dicono di non aver avuto paura, e di essersi riaddormentati dopo il terremoto, cosi' come quelli che non hanno mai votato Berlusconi, e allora pensi di essere la sola persona ipersensibile sul pianeta.
E intanto sara' l'istinto di sopravvivenza o il fisico che crolla, finalmente riesci a dormire qualche ora, e non senti piu' alcuna scossa.
Poi ti svegli, guardi il lampadario come da piccola guardavi le nuvole, alla ricerca di un qualche presagio o conferma.
Fai le cose di sempre, o quasi, pulisci casa, anche solo per distrarti, una doccia frettolosa non certo rilassante, perche' ci pensi che non ti piacerebbe essere colta dalla morte nuda o seduta sul water; mangi con un occhio rivolto al cielo e lo stomaco che si chiude.
Vai al lavoro, fai la spesa, torni a casa, attenta al piu' piccolo movimento o rumore, pronta a scendere in strada.
Dovresti andare a quell'appuntamento, ma prima ti dovresti fare il colore, e se la scossa arriva col colore in testa?
Potresti prostituirti in cambio di un poco di calore, distrazione, compagnia, ma poi pensi meglio soli che tra le braccia di un cretino, a meno che il terremoto non lo colga ospite nella tua casa.
Poi pensi, il cane il gatto dove li metto? Se abbandono la casa di corsa e li lascio liberi terrorizzati fuggono, e se li lascio in casa li condanno ad una morte sicura?
Figli, parenti, amici, non pervenuti.
I media, i politici, non fan altro che usare le parole del terremoto, scossa, pure per le loro sporche faccende di venduti, ladri, corrotti, iniqui e inetti.
La signora emiliana esasperata caccia via i microfoni, avvertendoli in dialetto che sta nervosa.
Chiedetevi piuttosto che cos'e' la merda, il fango, che esce dalla terra padana, analizzatela, e dateci una risposta.
Quando proprio l'angoscia claustrofobica ti sale alla gola, pigli la macchina e vai in giro senza meta, dormi in auto con la radio e il cellulare accesi.
Chissa' che bolletta arrivera' domani, le luci la televisione la radio di notte - in stand by gia' ci stai tu - cosi' per non sentirsi soli.
Alfine si finge di essere normali, e sani.

martedì 22 maggio 2012

L'Emilia c'e'

Oggi sono orgogliosa di essere emiliana.
Di riscoprire le mie radici, la memoria la storia delle mie genti.
Quella forza quell'energia quella solidarieta' che nell'emergenza c'e', e non si tira indietro.
Doveva venire un terremoto per ricordarci chi siamo, da dove siamo venuti.
Spero sia di monito pure per il dove andremo.
Le case hanno retto, anche quelle ristrutturate del centro storico, potevano esserci molti piu' danni, e oltremodo vittime.
Gli edifici pubblici, le scuole, gli ospedali, gli ospizi, non sono crollati miseramente, come altrove grazie al connubio tra politica e affari, e talvolta mafia.
Non vi sto dicendo che in Emilia vi sono santi, certo qualche speculazione c'e' stata, ma sempre comunque con un attento controllo, sorveglianza, regolamentazione, rispetto delle normative, a cui qualsivoglia impresa o cooperativa di costruzione, si doveva attenere.
Almeno finche' non e' stato legiferato a livello statale - dai politici nazionali - la gara al ribasso per gli appalti pubblici, e che ha visto sbarcare in terra d'Emilia mafia e camorra.
E a proposito di pubblico, nonostante che si critichi sovente l'amministrazione e i suoi dipendenti, dopo mezz'ora dalla forte scossa di terremoto nel cuor della notte, l'unita' di crisi era gia' attivata, dai dirigenti al tecnico di piu' basso livello ma di alta coscienza, e nessuno si e' tirato indietro, c'erano tutti a lavorare nella giornata di domenica operando sopralluoghi in tutte le strutture comunali.
Nell'arco di 48 ore, ogni edificio pubblico e' stato visionato, monitorato, chiuso in caso di inagibilita'.
Al lunedi' tutti gli studenti sono rientrati a scuola, tutti gli uffici funzionanti, rimossi eventuali pericoli e rischi.
E credetemi non e' poco, pur nella paura, angoscia e panico, sapere di vivere in una citta' pronta, disponibile e organizzata per l'emergenza.
Pensateci quando andrete a votare, perche' in fondo e' cio' che conta, piu' di qualsivoglia ideologia, e' un ricco patrimonio di esperienza e competenza da lasciare alle nuove leve degli amministratori locali e nazionali; e' un invito e un auspicio per i vecchi amministratori della cosa pubblica: ripartire da qui, dalla fiducia nell'emergenza.
L'Emilia unita ringrazia.

mercoledì 9 maggio 2012

Uomini che giocano alle bambole

La violenza sulle donne. E' da adolescenti che si scopre il laido universo maschile. La solita storia che tocca a tutte le bambine o ragazzine sull'amico di famiglia, sullo zio, sul vicino di casa, talvolta ahime' sul proprio padre. L'innocenza la fiducia di una bambina che giocava a palla, spazzata via dall'improvvisa follia di chi ti ha visto crescere, e di colpo gli impazzisce l'ormone perche' sei cresciuta troppo. Il senso di colpa, che ti prende e ti fa sentire sporca, come se da rottamare non fosse quell'uomo dai feromoni ed affetti incontrollati. Il silenzio che copre ogni grido di sdegno e di denuncia, poiche' non sei cosi' sicura che la sentenza finale giochi a tuo favore, gli adulti e la famiglia latitano nel credere a bambini e ragazzini.
Come se la verita' spesso manipolata, edulcorata, negata, degli adulti fosse da esempio di maturita'.
E la liberta' vale l'omerta', quando la tua vita dipende da altri.
Da adolescenti ci si innamora sovente del ragazzo piu' grande, dell'uomo che non deve chiedere mai, il fascino del bastardo inside.
E ti senti l'eletta, la privilegiata, la prescelta tra le femmine, scattando il meccanismo psicologico della competizione e del io valgo.
In funzione di un maschio.
Con l'eta' adulta ci si rende poi conto che si deve valere per se stesse, e mai dipendere psicologicamente, emotivamente, da un uomo, e mai far si' che governi la tua vita.
Vi sono uomini col senso del possesso, che non e' la comune gelosia, ma quell'oltre che inscena drammi, tragedie, il punto del non ritorno.
Gli uomini dovrebbero conoscere due punti nei rapporti d'amore: il punto G della donna e il punto di non ritorno che hanno insito nella corteccia cerebrale, o nel DNA.
Sul primo non mi dilungo, chi non sa studi, sperimenti e lo trovi; sul secondo e' localizzato nell'atto di alzare le mani, o qualsiasi oggetto atto a colpire, a ferire.
Agli uomini a cui mai dovesse accadere cio', posso dire soltanto fermatevi, meditate e casomai rivolgetevi ad un buon psicanalista.
Alle donne a cui dovesse succedere, sprono a fuggire immediatamente da tali amori malati, che poi amori non sono, bensi' solamente segnali, sintomi di menti deviate.
Desistete dal fare le crocerossine, le salvatrici del genere maschile, la gente non cambia nemmeno per amore, e giammai impietosirsi dinnanzi a scuse e suppliche pur se porte in ginocchio.
Chi ha la violenza dentro, prima o poi la manifestera' ancora, e non potete prevedere ne' sapere ove si fermera', o se sara' comunque troppo tardi per voi.
Ci sono uomini che vivono la donna come un oggetto del desiderio, proprieta' privata, del quale non vogliono piu' far senza, ne' tantomeno accettare che il loro oggetto prediletto si ribelli o li abbandoni.
E farebbero qualunque cosa, anche la piu' feroce e letale, per evitarlo.
Sono quegli uomini che poi leggiamo in cronaca nera, rei di aver ucciso ex fidanzate, mogli, e sovente villipeso i loro cadaveri, quale rito di punizione e possesso reiterato.
Sono come i bambini col giocattolo rotto, smembrato e non piu' in grado di aggiustarlo, lo fanno in mille pezzetti.
Il mostro non e' su Internet, anzi Internet aiuta a conoscere i mostri, e ad evitarli.
Poiche', senza farsi turlupinare dalle solite smancerie d'amore, puo' far uscire le fantasie piu' segrete, e oltremodo l'aggressivita' latente.
Spesso la gente scrive su Internet cio' che mai confesserebbe al prete o confiderebbe al suo miglior amico d'infanzia.
Vi sono uomini che amano coltivarsi le prede.
Dedicandosi a giovani menti, crescendole, educandole, plasmandole a loro immagine e somiglianza, fino ad ottenere quale simbolo di dominio fallico la loro bambola ideale.
Ci sono uomini che si insinuano nella psiche femminile, nei pensieri, bisogni e desideri piu' reconditi di una donna, sino a presentarsi poi, magari occultati in altre identita', come l'amore ideale servito su un vassoio d'argento.
La donna si sente lusingata di appartenere, scambia l'ossessivita' per amore, non accorgendosi che lentamente, metodicamente, viene isolata, emarginata, reclusa, annullata la sua personalita'.
E' bellissimo il gioco d'amore, la roulette russa, l'attrazione fatale tra un uomo e una donna.
E' intrigante, eccitante, seducente il provocarsi, lo schernirsi, l'aprirsi ed il rinchiudersi, il vedo e non vedo, la sfida ad andare sempre piu' oltre.
Purche' l'oltre, non sia l'aldila'.