Suscita scalpore la lettera di Celentano pubblicata in un quotidiano, nella quale si complimenta con la professionale conduttrice di Ballando sotto le stelle, richiamando pero' l'attenzione su Gaza.
A seguire i vari talk show domenicali di aria fritta, starnazzamenti sull'aia.
Ebbene lo confesso, pure io ieri sera ho guardato Ballando sotto le stelle.
Perche' non si puo' sempre mostrare - e dimostrare - impegno o disimpegno, secondo canoni e omologazioni in merito ai quali il profetico Pasolini ha ampiamente scritto e descritto.
Almeno al sabato, nel weekend, dopo una settimana lavorativa, fatti i conti per arrivare a fine mese, il pensiero del lunedi', le bollette, il mutuo, la scuola dei figli, lasciateci svagare, sorridere, danzare, fare l'amore.
Perche' poi dopo una serie di bombardamenti a catena, chi regge il morale e un'erezione?
Siamo un popolo di depressi, anzi di masochisti.
C'e' chi si rincoglionisce col Grande Fratello e chi con la corazzata Potemkin.
La formula magica tra spettacolo - the show must go on - e informazione, comunicazione, l'aveva trovata proprio Celentano.
Nella sua trasmissione Rockpolitik, era riuscito mirabilmente ad unire impegno e disimpegno. il sacro e il profano, leggerezza e profondita', l'alchimia dell'intenso ovunque e comunque.
Una televisione multimediale, musica, video, chiacchiere, teatro, similare alle dinamiche di Internet.
Contaminazione e' la chiave del successo, e dell'audience.
Senza compartimenti stagni, etichette, catalogazioni, target, utilizzando tutti gli strumenti e linguaggi comunicativi per riuscire a trasmettere, ed arrivare, ad ogni singolo individuo, al di la' del suo status sociale, culturale, anagrafico.
Operazione complicata, a rischio, con pari probabilita' di essere vincente o perdente, risultato dipendente dall'abilita' artistica creativa, professionalita' e capacita' istrionica di autori, conduttori e ospiti.
E' una sfida a reinventarsi, proporre nuovi stimoli, rielaborare l'esistente e penetrare nelle viscere annoiate e abitudinarie di un pubblico statico.
Sappiamo ovviamente quanto la televisione sia lottizzata, come sia difficile e quasi impossibile operarvi senza tessere di partito o compromessi con chi conta, quali siano i vincoli indissolubili tra audience e pubblicita'; quanto a volte siano direttamente o inversamente proporzionali, competenza manageriale e dirigenziale ed egocentrismo, narcisismo, dei personaggi dello spettacolo.
Ma una televisione sempre piu' tematica, generazionale, ghettizzata, e sempre meno contenitore di interazione, comunicazione e informazione, sara' inesorabilmente destinata al ruolo di comparsa sulla ribalta futura dei media.
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