Domani e' San Valentino.
Non mi importa delle ricorrenze, ma rimembrano memorie.
Era un quattordici febbraio di venti anni fa quando mia madre fu operata d'urgenza, per morire due anni dopo.
Era un quattordici febbraio quando un amore si fece mille chilometri in giornata per un mazzolino di rose e un amplesso intenso disperato, rubato al tempo.
Un San Valentino di dolore l'altro di gioia, cosi' com'e' la vita.
All'uomo che non ho, domani direi...
Potrei narrare di sogni di giovane donna, di lotta, amore, maternita'.
Potrei raccontare della fatica del vivere, del crescere soli figlioli.
Potrei descrivere lunghe notti insonni, a fissare un muro, a cullare un futuro.
Potrei cantilenare nenie su cio' che fu, e' stato e mai piu' sara'.
Invece muta lo guarderei.
Scandendo i pensieri al ritmo del respiro.
Senza voler sapere di ieri e rimandando il domani.
Fermando il tempo, la vita nell'istante.
Sentirei il suo cuore battere, finalmente chetandomi.
Abuserei dolcemente di lui e perversamente bastarda lo rinnegherei.
Amandoci, detestandoci, sconvolti da baci, morsi, graffi, carezze.
Sospiri in bilico sul dirupo che si affaccia al mare.
A spingerci oltre tenendoci le mani.
Il piacere e' un'inquietudine selvaggia.
Libera di cavalcare indomita onde orgasmiche.
Dall'uomo che non ho vorrei ebbrezza, pura follia, placebo di tranquillita'.
All'uomo che non ho domanderei la luna.
Per l'uomo che non ho sarei luna piena del suo.
Con l'uomo che non ho ridiscendere a valle e tornare ad amare.
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