lunedì 4 febbraio 2008

Mentre tutto scorre

Se a te e' morta Mamma Rosa a me e' morta Zia Iraide.
La differenza tra mia zia e tua mamma e' che la mia era contadina, non ha mai indossato pellicce pero' sapeva tirare il collo alle galline, non ha sposato o partorito alcun palazzinaro.
Anzi lo zio Giulio ha fatto una morte memorabile, avvinazzato com'era gli e’ preso un colpetto al gabinetto – non quello istituzionale – deputato a quei tempi fuori casa.
Mi ricordo ancora la dura carta da giornale per nettarsi il deretano, e anche se le testate allora erano piu' nobili, vuoi mettere la soddisfazione di pulirsi il sedere coi cinquant'anni di Democrazia Cristiana.
Oggi potremmo farlo coi dieci governi di morbidezza vota Mastella.
Nella mastella - per i non emiliani bacinella - ci facevamo il bagno noi piccini al sabato, riscaldati dalla stufa a legna coi cerchi, e fu un lusso comprarsi il bidet di plastica col treppiede.
Che ancora oggi potrebbe essere utile in vista delle prossime elezioni, assieme allo storico cavalletto.
Abitavamo in una soffitta ed io vedevo il mondo a sbarre da un finestrino, come in galera ma la stanza mi pareva infinita, commisurata alla mia statura nana.
Probabilmente e’ la stessa sensazione che prova Berlusconi quando sale al Quirinale.
Con occhi da bambina indiana scrutavo l'orizzonte, principessa povera senza Barbie. 
Il mio tempo lo trascorrevo solitaria nel cortile, evitando le cantine, dove c'era l'uomo col sacco pronto a portarmi via. 
Piccola Cassandra divinatrice degli uomini che metteranno poi nel sacco.
Alla domenica oltre all'odore del brodo - gallina nostrana della zia Iraide - mi svegliava l'urlo dell'arrotino e il grido del Resto del Carlino, che non capivo quale resto questo Carlino dovesse mai dare, e soprattutto a chi.
Proprio come adesso le promesse sul calo delle tasse.
Ero talmente stupidina che in giro con mio padre sulla Lambretta, mi domandavo sempre cosa significasse il cartello di divieto di sosta permanente, perche' per me la permanente era quella che faceva mia madre dalla parrucchiera, per cui non ne afferravo il senso.
Un po’ come ora il vietato fumare, reato peggiore del falso in bilancio.
Poi c'era il giornaletto, il Topolino domenicale, le mentine, e la gita in campagna dalla zia Iraide.
Si beveva l'acqua col mestolo appeso sopra al lavabo. 
E si dormiva nell’alto lettone riscaldato dal 'prete', che non era un clericale lussurioso bensi' lo scaldino con le braci dentro.
Oggi abbiamo dato l'ultimo saluto alla Zia Iraide, che ha vissuto i suoi quasi novant’anni in estrema semplicita' e bonta', quel suo essere un po' bambina nonostante i capelli canuti gia’ trentenne.
Zia Iraide con la Lilli, la cagnolina randagia, le sue galline e qualche coniglio.
Da bambina osservavo affascinata il movimento di quei conigli, uno sopra dietro l'altro, quel ritmo frenetico un lampo un distacco, prima educazione sessuale e consapevolezza del destino maschile da eiaculatori precoci.
Sono andata volentieri al funerale della zia Iraide, non mi rechero’ di sicuro a quello della sorella, troppo tirchia, avida, inumana.
Se avesse avuto un figlio di nome Silvio l'avrebbe educato a divenire Presidente del Coniglio.

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