sabato 3 novembre 2018

In nome di micio ucciso dai cacciatori



Sabato alle ore sette del mattino, in prossimità del cortile di  casa, tre cani da caccia, scheletrici e all'apparenza denutriti, hanno assalito il mio gatto uccidendolo.
Il sabato precedente nella stessa zona si è udito un colpo di fucile, il guaito di un cane, ed un cagnolino non è più tornato a casa, scomparso.
Intorno a casa, nelle vigne, nell'area circostante, vige il divieto di caccia ma i cacciatori non rispettano le norme di legge.
Avvisati i carabinieri ci hanno invitato a sporgere denuncia recandoci in ufficio il lunedì successivo, poi da ulteriore telefonata intercorsa lunedì ci è stato fissato un appuntamento per la denuncia a fine settimana.
Abbiamo scritto anche alle Guardie Ecologiche Volontarie, lasciando il nostro recapito telefonico, pur non ricevendo alcuna risposta.
Tutte le zone e i centri abitati adiacenti alla campagna, pare che siano comunque in balia di cacciatori che non rispettano le distanze, mettendo in pericolo l'incolumità di animali, bambini, persone; i residenti si ritrovano coi pallini da caccia nel giardino di casa, e hanno paura ad uscire col cane o a far uscire nei cortili bambini e animali.
D'altronde non si sa a chi fare le segnalazioni, basterebbe istituire un numero verde d'emergenza, e occorrerebbe un pronto intervento in caso di chiamata al fine di sorprendere e sanzionare sul posto chi viola la legge.
I cittadini si stanno tutelando in modo autonomo, segnandosi il numero di targa delle auto dei cacciatori parcheggiate o in transito, organizzando ronde di controllo sul territorio, anche se non spetterebbe a loro la vigilanza, e non sempre i cacciatori alle giuste rimostranze rispondono in maniera civile, essendo quantunque armati.
Sarebbe opportuno quindi istituire un gruppo di intervento, costituito da guardie forestali e guardie ecologiche volontarie, che soprattutto nei fine settimana sia messo in grado di accorrere alle richieste di soccorso da parte dei cittadini.
Ai cacciatori che non rispettano le norme di legge andrebbe sequestrata l'arma, tolti per sempre licenza e porto d'armi, oltre ad una sanzione pecuniaria elevata ed il risarcimento di eventuali danni provocati ad ambiente, animali, persone.
Anche i cani da caccia dovrebbero essere sottoposti per legge a controlli veterinari, poiché in alcuni casi appaiono denutriti, maltrattati, e non educati adeguatamente, se oggi assalgono un gatto e domani magari aggrediscono un bambino?
Ci vorrebbe infine una legge nazionale e non regionale che regolamenti la caccia, o ancora meglio un segno di civiltà dovuto all'abolizione della caccia, preso atto che legislatori e partiti sono insensibili al tema in nome di elettorati e fabbricatori d'armi; i cittadini potrebbero promuovere un referendum nazionale o proporre una legge di iniziativa popolare sull'abolizione della caccia.
Alla luce di una stagione venatoria che sta seminando vittime più di un evento catastrofico, si pone il seguente quesito.
Richiamando la nuova legge sulla legittima difesa, se un cacciatore entra nel mio territorio, armato e coi suoi cani di cui è legalmente responsabile, mettendo in pericolo la sicurezza mia e dei miei affetti e cari, sono legittimata a difendermi?

lunedì 11 giugno 2018

FlebocRisi


Sabato notte finisco al pronto soccorso, dopo ore di dolori fortissimi allo stomaco e conati.
Ancora a casa telefono al 118 pensando fosse il numero del pronto soccorso, mi risponde un'operatrice non certo cortese che mi chiede se voglio un'ambulanza, le domando del pronto soccorso e mi risponde di cercare il numero.
Cerco il numero su Internet e mi informano che la guardia medica non esce e devo recarmi all'ospedale.
Chiamo un taxi e mi reco al policlinico.
Dopo circa due ore di attesa in piedi che mi piegavo dal dolore e corse in bagno per espellere succhi gastrici, finalmente mi fanno stendere su una specie dl lettino, duro come un sasso e nemmeno una coperta, in uno stanzone diviso da tende.
Attendo il medico e intanto vado di conati, mentre un'ausiliaria a voce alta esclama: - quella lì ha vomitato - mentre un'infermiera discute animatamente con un suo collega.
Complimenti per la privacy!
Finalmente arriva il dottore, gentile, che mi prescrive raggi, esame del sangue e flebo, e dopo due o tre flebo il dolore si attenua, quindi mi rimandano a casa, con il mio ticket da pagare di 48 euro.
Ma nel foglio del ticket c'è scritto che è solo un conto parziale che può essere aggiornato.
Infatti dopo otto mesi mi arriva la comunicazione dell'Asl che devo pagare ben 94 euro.
Cosa?! 94 euro, l'equivalente di un giorno di degenza in una clinica privata servita e riverita in stanza singola!
E' che non era esposto il prezzario degli esami e delle visite, e quindi penso ma chi non ha i soldi che fa sceglie di morire a casa?!
Ai codici verdi al pronto soccorso - perchè non si è persone ma codici - tocca pagare tutto, al pronto soccorso in Emilia Romagna, a meno che non si sia in punto di morte, appunto.
Cortese un infermiere che mi ha porto un catino di cartone, gentile il medico delle flebo, ma che c'era in quella flebo per costare 94 euro?!
Ministro, faccia qualcosa, poichè la sanità è un bene pubblico, per tutti i cittadini, oltremodo per quelli che lavorano da una vita, pagano le tasse e il servizio sanitario nazionale.
E quando a sessant'anni di vita han bisogno per la prima volta del pronto soccorso, che non è un divertimento, non vanno trattati come vuoti a perdere e polli da spennare.