lunedì 11 giugno 2018

FlebocRisi


Sabato notte finisco al pronto soccorso, dopo ore di dolori fortissimi allo stomaco e conati.
Ancora a casa telefono al 118 pensando fosse il numero del pronto soccorso, mi risponde un'operatrice non certo cortese che mi chiede se voglio un'ambulanza, le domando del pronto soccorso e mi risponde di cercare il numero.
Cerco il numero su Internet e mi informano che la guardia medica non esce e devo recarmi all'ospedale.
Chiamo un taxi e mi reco al policlinico.
Dopo circa due ore di attesa in piedi che mi piegavo dal dolore e corse in bagno per espellere succhi gastrici, finalmente mi fanno stendere su una specie dl lettino, duro come un sasso e nemmeno una coperta, in uno stanzone diviso da tende.
Attendo il medico e intanto vado di conati, mentre un'ausiliaria a voce alta esclama: - quella lì ha vomitato - mentre un'infermiera discute animatamente con un suo collega.
Complimenti per la privacy!
Finalmente arriva il dottore, gentile, che mi prescrive raggi, esame del sangue e flebo, e dopo due o tre flebo il dolore si attenua, quindi mi rimandano a casa, con il mio ticket da pagare di 48 euro.
Ma nel foglio del ticket c'è scritto che è solo un conto parziale che può essere aggiornato.
Infatti dopo otto mesi mi arriva la comunicazione dell'Asl che devo pagare ben 94 euro.
Cosa?! 94 euro, l'equivalente di un giorno di degenza in una clinica privata servita e riverita in stanza singola!
E' che non era esposto il prezzario degli esami e delle visite, e quindi penso ma chi non ha i soldi che fa sceglie di morire a casa?!
Ai codici verdi al pronto soccorso - perchè non si è persone ma codici - tocca pagare tutto, al pronto soccorso in Emilia Romagna, a meno che non si sia in punto di morte, appunto.
Cortese un infermiere che mi ha porto un catino di cartone, gentile il medico delle flebo, ma che c'era in quella flebo per costare 94 euro?!
Ministro, faccia qualcosa, poichè la sanità è un bene pubblico, per tutti i cittadini, oltremodo per quelli che lavorano da una vita, pagano le tasse e il servizio sanitario nazionale.
E quando a sessant'anni di vita han bisogno per la prima volta del pronto soccorso, che non è un divertimento, non vanno trattati come vuoti a perdere e polli da spennare.