martedì 19 ottobre 2010

Pesca a lampara

Salgo in macchina.
- Ciao finalmente ci conosciamo raccontami di te. -
E io penso, no amico ti calerebbe la febbre da sabato sera, mentre rispondo con un educato quanto pudico e ipocrita: - sorry non so che dire di me -.
La noia aleggia in auto disperdendosi nel fumo di una sigaretta.
Sotto la doccia pensavo al modo in cui mi avresti fatto morire, e invece eccomi qui a sentire le solite lagne su matrimoni falliti ove il folle e' sempre l'altro.
Vorrei una morte indolore, secca e micidiale, stupefacente come l'ultima carta scoperta a poker.
Il bluff siamo io e te.
Se mi avessero detto che dietro il rock i tatuaggi l'arancia meccanica nascondevi i pesci rossi, non ci sarei uscita, almeno fossero stati piranha.
Come spiegarti che mi fa piu' godere un assolo di chitarra che ascoltare te?
Credo d'essere piu' dark io nella mia veste di innocua signora che tu col tuo esibizionistico stasera ci divertiamo.
Forse non hai captato bene come mi diverto io - equilibrista sul fil di lama - la sfida il rischio l'adrenalina al limite dell'autodistruttivita'.
L'estrema dolcezza tenerezza scioltezza d'un incesto, adulto e condiviso.
Anche stavolta son tornata a casa.
Peccato.

giovedì 7 ottobre 2010

Sulla via della seta

Nel giorno in cui mia figlia festeggia il suo diciannovesimo compleanno, hanno ritrovato il cadavere di Sarah, una ragazzina di quindici anni villipesa e gettata in un pozzo, nuda in posizione fetale nell'acqua stagnante torbida come la mente dello zio che l'ha strangolata e violentata dopo la morte.
Scorrendo le immagini di Sarah rivedo mia figlia, esile bionda frasi pensieri le medesime foto attaccate alle pareti, e mi sale l'orrore la nausea la rabbia, per una giovane vita recisa da un impulso bestiale.
Menti sessualita' morbose deviate marcite ove la lucida violenza latente s'incanala in sordidi rivoli fino ad esondare in una marea di fango, rompendo ogni diga.
E ancora una volta in nome della sacra famiglia si lavano i panni in casa con cenere umana.
Nessuno ha colto i segnali di Sarah, quante ragazzine vengono importunate da persone di famiglia e non sono credute o tacciono per sensi di colpa, perche' forse magari han ragione i genitori gli adulti quando dicono che la minigonna provoca gli uomini, che in fondo e' come cercarsela.
Alfine non v'e' tanta differenza tra una Sarah dei paesi occidentali, libera di vestirsi e svestirsi, e una Sarah dei paesi orientali obbligata a celarsi e coprirsi, entrambe predestinate vittime sacrificali al maschio padrone, patriarcale, detentore di vita di morte di lapidazione morale fisica e sessuale.
Non si tratta di gesti di follia, e nemmeno di meccanismi inconsci, ma di un humus fermentante che moltiplica i propri microbi sino ad invadere l'organismo altrui, per giungere all'atto finale di punizione della violazione letale.
Chi nella storia delle donne non ha avuto uno zio un parente un amico di famiglia che ha lasciato una sporca impronta su di un corpo acerbo, mai denunciato al pubblico ludibrio.
E quante le complicita' famigliari affinche' non traspaia all'esterno l'orrore quotidiano che si consuma all'interno di una casa.
A Sarah mancavano il padre ed il fratello, probabilmente le figure maschili che potevano proteggerla difenderla, nel momento piu' delicato della trasformazione da bambina a donna, che attira le pulsioni piu' sordide e bestiali.
Sulla via della seta, Sarah invece di prendere il volo quale farfalla si e' rifugiata ove stata rinchiusa - e cosi' ritrovata - nel bozzolo.