mercoledì 16 dicembre 2009

Welcome Mr. Berlusconi

Signor Presidente, bentornato a casa.
Glielo dico col cuore e con la ratio. Quando ho visto la sua immagine sofferente in televisione, di colpo e' scomparsa la mia rabbia politica sostituita da un sentimento di pena e solidarieta'. 
Il potere mediatico si sa e' vittima dello stesso protagonismo che produce, il mito sovente diviene pure bersaglio. 
Ce lo insegna la storia, dall'attentato a Togliatti a Kennedy a John Lennon, al Papa. 
L'abbiamo imparato dai Robespierre e Marat della rivoluzione francese, dall'assalto al palazzo imperiale dello zar nella rivoluzione russa, dalla rivolta popolare che voleva pane e non brioches. Deprecabile la violenza, legittima la rabbia, qual e' il limite, prima che la rabbia sfoci in violenza? Una folla inferocita e' non arginabile, quale fiume in piena che straripa, travolgendo tutto e tutti nella sua folle distruzione. Il linciaggio - morale dal lancio di monetine a Craxi, o sociale - di piazza, dalle impiccagioni dei neri d'America alle lapidazioni dell'integralismo talebano. Dicevamo legittima la rabbia, della gente che perde il lavoro, che perde la vita nei cantieri, che perde la salute per malasanita' o senza soldi per curarsi, che perde la serenita' gli affetti per la precarieta' della sua condizione, che perde fiducia nella giustizia, che perde fiducia nel futuro - nella cultura nell'istruzione - come i nostri giovani. 
E la rivoluzione la fa chi non ha piu' nulla da perdere. 
Legittima la rabbia se un Governo invece di occuparsi degli interessi collettivi dei problemi degli elettori, si preoccupa di salvaguardare gli affari i privilegi degli eletti. Legittima la rabbia se la televisione pubblica invece di mostrare l'immagine del Paese reale, la faccia stanca ma onesta di chi stenta ad arrivare a fine mese, riflette quale specchio deformato da baraccone di luna park, l'edonismo sfrenato - sfrontato - di personaggi politici tuttologi che non trasmettono alcun valore o modello positivo, ma solo competizione prevaricazione aggressivita', il fascino diabolico dell'effimero.  L'odio mediatico comincia da qui, dagli schermi dei televisori, propagandosi sino a formare l'opinione pubblica, a diseducare i nostri figli, ad istigare al disprezzo verso il diverso l'emarginato l'extracomunitario, il perdente di qualsivoglia razza e genere se non maggioritario e vincente. 
Signor Presidente, ancor prima di essere premier e' comunicatore, l'imprenditore che ha insegnato come si fa televisione. Ebbene da me puo' imparare come si comunica su Internet - ammettendo Lei stesso di non conoscere la Rete in qualita' di signore anziano - mentre io da quasi nonna, Le posso assicurare che la questione dell'odio mediatico non nasce da Internet, cosi' come non sorge da giornalisti politici giudici, che fanno semplicemente il loro mestiere di informazione, od opposizione. Internet ha gia' tutti gli strumenti tecnici e di autoregolamentazione per autogestirsi, ha 'carte di valori' la sua Costituzione che si chiamano policy e netiquette, significanti appunto politica delle reti. Ed intervenendo in caso di abuso, sopruso, violazione delle suddette norme, che sono riconosciute e condivise universalmente, in modo transnazionale ai governi dei paesi. D'altronde per propria architettura specifica, sarebbe impensabile rattoppare una rete per abolire la pesca o eliminare una ragnatela per impedire ai ragni di tessere. Non c'e' riuscito nemmeno un regime dittatoriale come quello iraniano, Cuba e Cina, che Lei giustamente addita come nazioni deprivate di democrazia e diritti civili, e altri ai quali in nome della liberta' e' stata dichiarata guerra. 
Signor Presidente, dovrebbe ringraziare Internet. Poiche' e' anche merito della Rete, se si quietano gli animi, con la discussione, il confronto, lo scambio di opinioni - certo a volte dai toni accesi - ma sempre piu' civili e pacifiche di alcune dichiarazioni pubbliche rese da ministri del suo governo. Dicevamo deprecabile la violenza, Lei non ha idea di quanto mi sia costato - nonostante la mia avversione politica - difenderla, in coerenza coi miei principi e valori, ritenendo che la giusta lotta vada condotta coi sistemi democratici della libera espressione, informazione, comunicazione ed elezione. Paradossalmente, come accade nelle famiglie, talvolta viene porta una mano piu' dall'estraneo - rosso nero viola non importa - che dai parenti, serpenti. Oppure, per rimembrare recenti funesti avvenimenti che l'han vista soccorritore, quando in caso di terremoto - oggidi' mediatico - si allerta la protezione civile. 
Signor Presidente, legga questa mia quale tentativo di risponderLe sul perche'.
E Le auguro di ristabilirsi al piu' presto, in modo da riprendere la nostra battaglia - civile, democratica, pacifica - col sorriso dovuto ad un avversario politico e non a un nemico.

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