lunedì 28 luglio 2008

La mia amica

La mia amica contava i giorni alla soglia dei magici cinquanta.
Sorrideva dicendo: - finalmente -.
Dopo tempo che non festeggiava piu' compleanni, quella fu davvero una data speciale, il suo evento da ricordare.
Lei credeva al fato, al destino, nell'orologio biologico, nell'energia cosmica, alle verita' romanzate sulle wikka, sciamani, monaci tibetani.
Fin dall'infanzia asseriva che a cinquant'anni sarebbe partita per un viaggio, ancora bella, ancora sana, ancora lucida per un embargo senza bagaglio.
La mia amica agnostica e spirituale pregava di resistere sino al mezzo secolo, salutando infine i suoi figlioli cresciuti, accompagnati per lungo tratto e tenuti per mano, capaci ora a camminare da soli, mai soli.
Il suo amore lo saluto' una vita prima, tramandandogli in amorevole dono il segreto mistero della luce, per poter dirgli alfine: - vai -.
Prima di andarsene la mia amica lancio', lascio', segnali e anelli di fumo, col nome non da squaw ma capo indiano; nelle notti di luna piena s'ode ancora l'ululato d'un solitario coyote che la vede o pensa riflessa.
Di lei mai si seppe piu' nulla.
A me sola, per sorella alchimia, talvolta sussurra tra le fronde degli alberi, sfiora i capelli con alito di vento, s'insinua nelle nari sentore d'orchidea selvaggia, goccia di rugiada di mare quando bevo la pioggia a cielo aperto.

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