martedì 1 settembre 2009

Fallo di rigore

Avrei sempre meno voglia di scrivere, perche' che si gioca a fare con le parole se non v'e' rimbalzo della palla, comunicazione circolare, vivacita' dialettica. 
Una bella conversazione confidenziale, di questi tempi e' sempre piu' carente, latente. 
Poiche' c'e' sempre qualche imbecille,  l'idiozia non ha genere ne' sesso, pronto a fraintendere in buona o cattiva fede, e a vendere la sua interpretazione come verita' assoluta, riflesso opaco della sua esistenza. 
Trascino parole sciancate. 
Non me ne voglia dunque, chi s'attende rivelazioni divinatorie, gossip, verbo, nerbo e quisquilie divaganti, variegate. 
Quale pittore sulla tavolozza uso oramai solo tre colori: bianco, rosso, nero. 
Il bianco del candore della purezza, del tempo gia' scorso; il nero dell'altra faccia della luna, quella oscura; il rosso della passione, ovvero il barlume che resta. 
Sorrido sempre quando scrivo e qualcuno mi domanda: 'ma parli di me?' No tesoro, parlo di me, e quando capirai questo avremo vinto all'enalotto. 
E sorrido pure alle occasioni, anche a quelle mancate, una cena, un incontro, uno scontro, difettavano di tempi, luoghi, situazioni, persone consoni; di stile forse. 
Mi basta poco per cambiare idea, vero, ma come in un dipinto, i dettagli sono rilevanti, anziche' no, essenziali. 
Cosa sarebbe oggi la Gioconda priva, deprivata, del suo enigmatico sorriso? 
Come potrebbe arrivare la tempesta di Van Gogh senza le sue rabbiose, lancinanti pennellature? 
Chi saprebbe comprendere il ratto, lo stupro, l'amore, psiche, se mai attraversato dallo scalpello d'un Canova o d'un Bernini? 
Quale amore si dovrebbe cantare, decantare, se non con le parole di Dante, del Faber o d'un improvvisato lettore? 
Manca la belta', la delicatezza, il saper cogliere non l'attimo fuggente - il carpe diem dei nani - ma la lentezza, tenerezza delle emozioni, lo sbocciare dell'orchidea gigante nella propria rarita'. 
Si puo' giocare alla semplicita', modestia, umilta', cosi' come all'intellettualismo, filosofia, spiritualita'.
Ci si puo' fingere proletari, anarchici, rivoluzionari, oppure altolocati, facoltosi, benestanti. 
Mascherarsi a Carnevale per una vita intera, e seppellirsi convinti che qui giace Colombina o Pantalone.
Lo spettacolo deve continuare, come d'altronde anche la partita, pur se perdi i calciatori, l'allenatore, e persino l'arbitro. 
Restano i tifosi e i presidenti ad applaudire vittorie o fischiare sconfitte. 
E sai perche'? Perche' loro mai scendono in campo, non giocano, emulano col fantacalcio, il totoscommesse, il fallo di rigore.
Finche' non si accorgono d'essere la palla. 

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