martedì 6 ottobre 2009

Campo minato

Le parole sono armi o le parole sono mine? 
Inoltriamoci nel campo minato della comunicazione, meta e mediatica. 
La parola trappola. 
Le menzogne, pur avendo le gambe corte, possono saltare in aria uguale.
Come districarsi nella giungla, o palude, dell'informazione e linguaggio di relazione? 
Innanzi tutto verificando le fonti, se si spande verita' occorre citarne origine, autore e sottoscriverla. 
Abolire per decreto interiore l'aver sentito dire, il farsi portavoce e l'omerta' insabbiatrice, poiche' dietro a un fatto, a un'azione, vi e' sempre un identificativo, nome e cognome. 
Mai prestare orecchio e voce al venticello suadente della calunnia.
Tanto meno seppellire la testa quali struzzi o calarsi, catarsi, in uno sdegnoso silenzio atto a ricoprire un vigliacco rumore. 
L'Italia e' una repubblica fondata sul pettegolezzo; dal barbiere al parrucchiere, nei circoli politici, sociali e ricreativi, a scuola, sul lavoro e in Internet. 
Per cui non meravigliamoci se stampa e media fanno quadrare i loro bilanci col gossip; c'e' offerta perche' c'e' domanda. 
L'arte del sobillatore risale ad antica data, seminatore di trappole, cacciatore di tordi e pescatore di lucci, scivolosi in mani nude. 
Sovente domandarsi, prima di emettere qualunque giudizio, cui prodest - a chi giova - chi ne trae convenienza e interesse? 
Sebbene non sempre la buonafede sia testimonianza di presunta innocenza, inderogabilmente la malafede costituisce prova di colpevolezza certa. 
Rifuggire dai processi mediatici ad orgia populistica, diritto di difesa e di replica sono le fondamenta della comunicazione, relazione e convivenza civile. 
Contrariamente alla connivenza, pilastro della societa' mafiosa. 
Non ammorbare il prossimo con citazioni bibliche o apocalittiche, della serie chi e' senza peccato scagli la prima pietra, si getta il sasso e si nasconde la mano, ognuno ha i suoi scheletri nell'armadio; non v'e' nulla di piu' inutile e incomunicabile di stantii luoghi comuni. 
E se proprio, nonostante tutto, non si resiste a far scoppiare la parola mina, accertarsi preventivamente che la deflagrazione non si riduca al fischio d'un petardo, o tromba di peto. 
Le parole sono armi, non giocattolo, metterle in mano o in bocca ad un adulto non cresciuto, mai evoluto, equivale a deporle nella cintura di un kamikaze. 
Saltando a pie' pari sul campo minato.

Nessun commento:

Posta un commento