martedì 27 ottobre 2009

Giudizi universali

Ripercorriamo le tappe di un percorso e rendiamolo edotto.  
Fui chiamata ad entrare nel comitato direttivo di un nascente movimento, composto da un gruppo motivato di persone, con le quali si e' operato in modo armonico e fattivo. 
A pochi giorni dal primo incontro fondatore del movimento, inaspettatamente si creo' una situazione spiacevole dalla quale mi dovetti repentinamente allontanare, non vedendo spiragli di sorta. 
La mia sensazione d'allora potrebbe riassumersi in un cielo caduto sulla testa. 
E conseguente relativa amarezza, delusione, disillusione; l'insinuante pomo del dubbio. 
Quel Noi che si stava costruendo s'era, sulla mia pelle, disgregato, venendo improvvisamente a mancare valori, credo, fiducia, lealta', coerenza. 
Mi sono sentita ancora una volta sola, abbandonata dal gruppo, non sostenuta, non rispettata, e dopo anni in cui non credevo piu' nella possibilita' di lotta e di aggregazione delle persone, non e' stato facile per me dover ammettere ancora una volta che ero riuscita a farmi del male, o a farmelo fare. 
Puo' accadere quando entrano in gioco emozioni e coinvolgimenti, si fa breccia nel muro e viene a mancare lo stoico distacco dalle umane cose. 
Come accaduto gia' in precedenza, dai tredici membri i 'Noi' del Comitato Direttivo, non e' giunto alcun segnale, e nemmeno io ne ho piu' inviati. 
Invisibile come la i minuscola. 
La mancanza di chiarezza uccide la partecipazione, la condivisione, ed esaspera le situazioni. Occorre parlarsi, spiegarsi, confrontarsi, recuperarsi.
Alla prova dei fatti comunque non ho sentito quel Noi di cui ci si faceva promotori, non ho sentito solidarieta', lealta', amicizia, coerenza, anzi mi sono sentita piu' sola che mai, tradita - mi si consenta il  termine - senza nemmeno sapere in nome di chi, che o cosa; oltre al tam tam mormorato o amplificato via rete.
Concludendo, non avendo alcun mea culpa da recitare, se di qualcosa mi si vuole rimproverare e' d'aver voluto bene, e di scriverne, da qui l'astio altrui e la mia cocente rabbia. 

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