mercoledì 31 ottobre 2007

Pulcinella

I miei amici partenopei spesso mi narrano che ci sono due tipi di napoletani.
Quelli veraci, sagaci, brillanti, con la furba intelligenza dell'arte creativa d'arrangiarsi, amanti comunque anche nella loro semplicita' delle belle cose, e con la cordialita', ospitalita', calore tipici del Mediterraneo, avvolgenti in un abbraccio quasi soffocante quanto gradito.
Poi ci sono gli altri, quelli che si profumano per nascondere il fetore, col trucco per mascherare le rughe, anziche' lavarsi i capelli gocciolano forfora e gel, sovente unti, obesi, laidi dentro.
Non conoscono cultura, sapere, modestia, umilta', gente da telenovelas, fiction, canzonette, scialbi nella loro noia e vita, anonimi come solo esistenze senza valore possono essere, volgari scurrili o finti borghesi, ma a tavola o nel letto esce la loro vera natura da bassofondo, con tutto rispetto per i veri mariuoli del rione Sanita'.
Sono la vergogna del Principe, di Edoardo, del Massimo poeta.
Amebe che cercano di emergere dalla loro mediocrita' affondandovi sempre piu', parassiti assistiti che fanno dell'immondizia merce di scambio, lamentandosi che nessuno la raccoglie ma non movendo dito per riporla nel cassonetto.
Producono diossina bruciando spazzatura, inquinando aria e ambiente, favorendo cosi' la camorra con lo spirito arrogante del clan, gregge tipico di sudditi che vogliono regnare anche se il re e' nudo, da poveri Pulcinella quaquaraqua'.
Gli omminicchi, caporalato di manovalanza, avrebbero potuto nascere - e mai crescere ed evolversi - al nord come al sud, agli antipodi dei continenti, senza comunque lasciare traccia di se' alcuna.
L'anima vera del Sud ha ben altro spessore e valenza.
E' l'essenza dell'arte, cultura, storia, vivibilita' napoletana, l'allegro orgoglio di un popolo che non e' pizza, mandolino, Vesuvio, bensi' cuore pulsante, intelletto vivace,  ombelico del mondo.

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