venerdì 26 ottobre 2007

La terra dei cachi

Italia terra dei cachi, che fare? 
Proviamo a fare un'analisi sintetica:

1) Opzione voto - il voto e' la solo cosa che importa ai nostri governanti in tempi di elezioni, per il resto non gliene frega nulla, tanto ormai la poltrona, il diritto alla pensione, il posto di lavoro per figli, mogli, nipoti, amanti se lo sono assicurato, oltre a vari interessi economici legati ad appalti e forniture.

a) Voto si' - conta solo durante il periodo elettorale, programmi e schieramenti politici riciclati, qualcuno pure condannato, un carrozzone a cui fingiamo di credere tutti col naso turato sia a destra che a sinistra.

b) Voto no - astensione dall'esercitare un diritto, efficace se attuato dalla maggioranza assoluta del popolo italiano; controproducente se applicato solo da una minoranza, col rischio di una maggioranza priva di una opposizione rappresentativa.

2) Opzione liste civiche - alternativa valida per le elezioni locali, in quanto si conosce di piu' chi opera sul territorio, per cui potrebbe costituire una ventata d'aria e gente fresca, ponendo la massima attenzione a non veder rientrare dalla finestra i soliti noti in cerca di poltrone o legati da interessi e affari con qualche parte politica. 
A livello nazionale, finche' si votano candidati proposti dai partiti, non c'e' cambiamento di base, in quanto per arrivare ad essere candidato da un partito devi gia' essere disposto a scendere a compromessi, per cui scordiamoci il duro e puro in politica a livelli istituzionali.

3) Opzione boicottaggio dei consumi e obiezione fiscale:

a) Energie - in un Paese ormai allo sfascio ove nessun governo fa nulla, perche' manca la volonta' politica, per calmierare prezzi e tariffe, anzi anche a livello locale si svendono le risorse primarie, energie acqua, luce, gas, politiche ambientali, affidando in appalto tali beni e relativi consumi/ricavi a societa' miste pubblico-privato; il che comporta oltre ad un aumento dei costi, l'investimento in azioni di cui non godranno i cittadini stessi ma soci e delegati che guarda caso spesso sono i medesimi amministratori pubblici a fine mandato.

b) Tasse - ogni legge finanziaria prevede l'aumento o diminuzione delle tasse, tutte percentuali alla fine risibili, quando i salari sono comunque da fame e il carovita alle stelle. 
Le agevolazioni fiscali per i lavoratori dipendenti con trattenuta alla fonte sono altresi' ridicole, anch'esse percentuali irrisorie in detrazione; ponendo la massima attenzione a non incorrere in qualche verifica fiscale utilitaristica per titolare i media con lotta all'evasione fiscale.

c) Consumi - nel ruolo di utenti e consumatori abbiamo potere d'acquisto; in tal campo prolificano iniziative spontanee e autogestite di acquisto diretto dai produttori, saltando la catena distributiva che incide notevolmente sul prezzo del prodotto, per cui famiglie, quartieri, realta' locali si aggregano per acquistare sul territorio dalle piccole aziende, dai contadini stessi, alimenti che sono tipici di quel luogo e quindi senza l'aggravio di spese di trasporto, importazione, distribuzione. 
Di fatto anche sui consumi si vive quasi in regime di monopolio, alla faccia del libero mercato, da un lato le catene di supermercati e cooperative, dall'altro negozianti e commercianti costretti a chiudere; coltivatori i cui prodotti vengono pagati una miseria e rivenduti a caro prezzo, inclusa la relativa manovalanza, spesso extracomunitaria; artigiani con tariffari da urlo per chi usufruisce della prestazione o lavoro nero non garantito e a rischio sicurezza. 
Per non parlare poi delle aziende che fanno cartello convalidando cosi' uno status di monopolio e senza il vantaggio della libera concorrenza, che dovrebbe ridurre i costi e fornire prestazioni piu' vantaggiose.

d) Spesa pubblica - ridurre ministeri, portaborse, gregari vari; eliminare consulenze esterne e incarichi professionali; ridurre al minimo spese di rappresentanza, viaggi, trasferte; abolire privilegi, agevolazioni, incentivi come la famigerata legge Merloni voluta dalla sinistra sulla progettazione;  sostituire i cosiddetti premi di produttivita’ affatto meritocratici ma che vanno solo a ingrassare le tasche dei dirigenti o ruffiani e per i dipendenti misere briciole, ripristinando gli scatti d’anzianita’, che assieme alla scala mobile svenduta dai sindacati e al paniere dei beni primari a prezzo controllato dallo Stato, contribuivano al potere d’acquisto dei salari dei lavoratori. 
A paragone con altri Paesi europei, considerate tasse e corrispettivi servizi, dovremmo essere un Paese fiorente, per cui da qualche parte qualcuno intasca troppo.

Allora, che fare?
Questo rimane capitolo aperto, avessi la soluzione farei la veggente o potrei candidarmi alle elezioni.
Continuare a cercare alternative, proposte, pratiche di difesa, tutela e salvaguardia possibili e attuabili,  lottare e resistere.
E' una guerra silente che ognuno di noi combatte nel quotidiano, come cittadini, genitori, utenti, consumatori, in uno Stato ormai retto piu’ a monarchia costituzionale che a governo del popolo. 
Cio' che importa e' non subire passivamente, non tacere, non adeguarsi a tale sistema, e far sentire voce, protesta, rivolta, con azioni che abbiano anche la massima visibilita' mediatica, poiche' serve amplificare e ampliare il numero per contare.
Altrimenti si rimane la tribu' della terra dei cachi.

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