venerdì 27 novembre 2009

La bambina non nata

Ad ogni bambino che si sta perdendo nel bosco, che m'incute tenerezza, nonostante i miei forti potenti anticorpi che assicuro, reggono il paragone con un uomo. 
Siccome di solito ai miei bambini perduti racconto una favola per ritrovarsi, affinche' si orientino, mi piace improvvisare una storia. 
C'era una volta una bambina non nata, non e' detto che non nascera', cosi' come non e' detto che vedra' la luce del mondo. 
Si rifiutava di nascere, perche' ancora sentiva buio, voleva che la sua nascita fosse accompagnata da musica, luci soffuse, carezze, e non da rumore, luci al neon, uno schaffo al culo per farla piangere, e finalmente poter dire respira e' viva. 
Cio' avrebbe appagato, reso tranquilli genitori, parenti, amici, ma lei che nasceva ribelle, resistente e fragile, sicura e protetta, affacciatasi alla porta del mondo, comincio' a gridare il suo No No No. 
Ma nessuno l'udiva, giungeva solo un sommesso eco che le ostetriche scambiavano per tachicardia, e la festa era gia' pronta, per accoglierla con trine, merletti, noccioline e cotillon. 
Le noccioline si danno alle scimmie allo zoo, anzi se avessero liberta' le tirerebbero negli occhi agli umani, e la bambina non nata, che non era una scimmia, rifiuto' ogni anestesia, perche' voleva nascere dal dolore, nel dolore, poiche' solo cosi' si apprezza l'amore, quello vero, sofferto, sudato e gridato. 
E fu cosi' che decise di non nascere, scegliendo l'eutanasia, piuttosto che una lenta morte d'agonia.
Rimase nello scroto paterno, nell'alveo materno, rimandando e non recidendo quel cordone ombelicale, da cui comunque traeva ossigeno, per non sentirsi morire ogni volta che nasceva. 
Non e' una favola a lieto fine, non e' un tragico finale, e' un embrione di storia riposta nel limbo, nell'oblio, come tutte le creature non nate.

Nessun commento:

Posta un commento