sabato 19 gennaio 2008

Sgrillettando

Ho dato un'occhiata - per la prima volta lo ammetto nonostante il fenomeno mediatico - al blog di Beppe Grillo.
Come ogni buon pragmatico, diffido di chi troppo sale alla ribalta, sono allergica al consenso di massa e refrattaria a qualsivoglia carisma.
Ma soprattutto ho letto qualche commento, vox populi.
Teoricamente dovrei sentirmi vicina a questa gente incazzata, d'altronde pure io lo sono, in verita' mi sento invece lontana anni luce, dai toni, dal modo, dalla consapevolezza.
Mi ricorda un po' i tempi delle riunioni giovanili di partito e movimento - armiamoci e partite - con la differenza che oggi sono pingui cinquantenni ad erigere vessilli barzotti.
Anche il linguaggio ha una sua rilevanza nella forma, nello stile, frasi come "li mettiamo ko" o "sventriamoli tutti" rammentano tifoserie da curva sud o da bar sport.
L'ars polemica e' pure retorica, nel suo significato piu' nobile, retorica - dal greco rhetoriké téchne, arte del dire - e' la teorizzazione dell'oratoria, e' l'arte di saper parlare bene e di strutturare nella forma piu' convincente e persuasiva un discorso, esaltando i propri punti di vista e disprezzando quelli altrui.
Vale anche per lo scrivere. 
Sara' che amo la satira, l'ironia, la parola come arma, lo stiletto di Cyrano e il rasoio di Occam.
Vero che un operaio non e' un letterato, cosi' come altrettanto vero che Beppe Grillo non campa con mille euro al mese.
Il gregge di pecore ha sempre bisogno del cane pastore, il popolo bue del capo mandria cornuto, un cieco di una guida.
Sarei piu' disposta a seguire uno qualunque, un idraulico o una commessa, che uno showman.
Quanti colpi di spugna su sputi risciacquati in quel piatto in cui si mangia, quali azioni incoerenti e contraddittorie, quotate in borsa.
Talvolta i borghesi annoiati, depressi, Peter Pan della propria ombra, giocano a fare i rivoluzionari, coi sederi pesi, appesi, ad una tastiera nelle loro tiepide case.
Sono i tempi moderni della masturbazione cerebrale, sgrillettando.

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