martedì 20 maggio 2008

Rom

Va di moda parlarne.
A destra come appiglio per richiamarsi a ordine e sicurezza, assicurandosi cosi' voti ed elezioni.
A sinistra con la retorica sempreviva che la contraddistingue, sovente a tacitar coscienze come chi concede l'elemosina davanti alla chiesa e si sente purificato da qualsivoglia peccato.
Nell'iconografia da illustrazione la zingara e' rappresentata dalla bella Esmeralda di Notre Dame, il rotear di fianchi da danza gitana, il nomade bello e fiero che ti penetra coi suoi occhi neri.
Nell'anamnesi onirica infantile lo zingaro e' l'uomo col sacco che ti porta via, emblema del male oscuro per le bambine, simbologia e feticcio del sesso come dominio e possesso.
La realta' a cui si assiste tutti i giorni, al di la' della cronaca ad effetto dei mass media, vede bambini maceri e luridi come vecchi cartoni, o barboni, tendere mani con lo sguardo sveglio e patetico di chi vuole impietosirti e farti fesso.
Dietro i lividi nel corpo e nell'anima di questi fanciulli spesso ci sono storie di violenza, botte, l'essere nati gia' grandi senza mai essere stati piccoli.
Le bambine, specie e non genere, le piu' sfortunate, considerate merce sessuale, un plusvalore per la legge del mercato e della giungla per pedofili borghesi a caccia d carne fresca; non importa se odora di selvatico anzi piu' eccitante l'afrore, del viagra.
Sono i medesimi uomini che poi tuonano da colonne di giornali, emittenti radio e televisive sulla pulizia etnica, come se ricacciare nelle riserve l'oggetto del loro turbamento o averne lo scalpo a effetto placebo, assolvesse il loro essere nudi di fronte alla propria impotenza e perversione.
Al coro si uniscono di sovente le mogli, dignitarie e tenutarie dei bordelli istituzionalizzati ove la famiglia e' sacra e le corna altrettanto, basta farle con riservatezza e discrezione, giocando a fare la Maddalena con l'amante di turno che scopa da Dio, per poi ritornare al ruolo di moglie, madre, Madonna.
Si dice sporchi brutti e cattivi, come nel film di Ettore Scola, siano gli zingari, che rubino, rapiscano cuccioli, non si lavino, vivano a ufo.
Si sa che mai dicono grazie.
Una mia amica faceva volontariato lavando i bambini zingari e i loro indumenti, stirandoli, profumandoli con cura, spezzandosi le reni dopo il lavoro.
Ma quelle macchie che nemmeno la spugna poteva detergere erano ormai indelebili nell'anima, per cui alcun segno o sorriso di riconoscenza da una prole, figlia di usi e costumi, cultura definita talvolta.
Un volontariato senza oro e portafoglio poiche' il lucro non e' dell'assistenza bensi' degli assistiti.
Risulta altresi' gratificante e appagante pensare e vociare a favore delle minoranze, appellarsi al rispetto della diversita', alla liberta' di differenza.
E assolvere socialmente e in solido ai bisogni altrui, pagando bollette inevase di luce, acqua e telefono, perche' coi minori non puoi tagliare linee, allestire campi nomadi ricolmi di immondizia e topi, devi garantire gratuitamente alloggi, sanita', trasporti e scuola dell'obbligo.
In cambio di furti negli appartamenti, truffe agli anziani, scippi sugli autobus e violenze sessuali.
Per i buonisti e quelli politicamente corretti, alla fine e' la vittima che diventa carnefice, colpevole e tacciata di razzismo, xenofobia, intolleranza, fascismo.
Mentre tanti cittadini lavorano da una vita, non picchiano i figli, non si prostituiscono, non smerciano droga, non hanno una casa popolare e nessuno paga loro bollette, e sopravvivono vendendo il loro oro e non quello rubato altrui.
Compagni di partito, mass media, giornalisti, scrittori e politici sono troppo impegnati a leccarsi e masturbarsi con parole di solidarieta', sicurezza, ordine, per accorgersi che nell'appartamento a fianco qualcuno muore, di fame, disperazione o solitudine.
Detesto chi brucia eretici, streghe e campi nomadi, altrettanto chi mette al rogo in nome di ipocrisia e retorica la verita'.
Siamo tutti clandestini?

2 commenti:

  1. "Io ero allora soltanto un piccolo Indio selvaggio e credevo che per me fosse veramente una cosa impossibile uccidere un bianco.Non sapevo che non c'è differenza tra la sete di un Bianco e la sete di un Indio, tra la fame di un Bianco e la fame di un Indio; e che non c'è differenza tra il sangue che esce dalla ferita di un Bianco e il sangue che esce dalla ferita di un Indio."

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  2. ciao angelo bello e vero, siamo tutti un po' indio forse :)

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