lunedì 11 agosto 2008

Gran Bazar

Dove vanno in ferie i poveri, ossia anziani, extracomunitari, single e famiglie al minimo storico reddituale? 
Al mercato pare di essere a Belleville, il quartiere multietnico parigino di Pennac: indiani, turchi, cinesi, ghanesi, tunisini, marocchini, russi, albanesi, polacchi, qualche italiano. 
Le bancarelle, gestite per lo piu' da emigranti della ex repubblica popolare maoista, espongono tutte la medesima merce, made in Taiwan. 
Io e mia figlia ci soffermiamo davanti a un chiosco alimentare, osservando la varieta' di pizza da scegliere, ma la proprietaria bionda italiana ci apostrofa con uno sgarbato:
- Allora avete deciso? -. 
 Sicche' considerata la scarsa dedizione agli affari della signora dai capelli color mozzarella dei tranci che vendeva, decidiamo appunto di optare per il prossimo chiosco.
Piu' fortunate stavolta, perche' il profumo del kebab e la cortesia sorridente turca ci viene incontro solleticando nari e cuore. 
Facendo il giro del mercato bazar, notiamo il deposito di biciclette ex centro sociale sgomberato, con ancora i graffiti del Che, che mia figlia nonostante la tenera eta' di allora, ricorda in qualita' di bebe' mascotte.
Giunta l'ora di accompagnare la piccola gelataia al suo turno di lavoro, accaldata mi reco all'ipermercato, ove almeno c'e' l'aria condizionata. 
Sosto al bar per uno spuntino, leggendo sulla pagina della cronaca locale, la notizia di un altro centro sociale il 'Libera' sgomberato, all'uopo di trasformare l'area verde adiacente in pista da corsa per bolidi di orgoglioni coglioni. 
E sempre per restare in tema di divertimentifici, giunge voce di un progetto per costruire nel parco naturale polmone della citta' un acquapark, con tanto di onde giganti artificiali per il surf e alla faccia del risparmio idrico. 
In onore della produzione economica locale suina, proporro' che venga intitolato Acquapork. 
D'altronde in attesa della Miami Beach nostrana, si e' gia' famosi in America per il monumento al porco, del quale e' notorio non si butta via niente, goliardicamente collocato in una piazza paesana emiliana.
Altresi' chi esce al casello dell'autostrada, oltre che dagli effluvi campagnoli, viene accolto da un grappolo d'uva gigante troneggiante al centro di una rotatoria, emblema del lambrusco doc. 
Infine chicca artistica sulla torta della citta', avvicinandosi al centro storico, l'antica torre campanaria in ristrutturazione appare rivestita da un grembiale spettrale sul quale paiono rovesciate macchie di sugo al ragu'. 
Una volta, ai tempi illuminati della ragione, delle scienze, dell'arte, delle architetture delle citta', si era orgogliosi di statue, fontane, palazzi.
Oggi invece chi gira l'Italia fotografa pubblici cestini dalla forma fallica; fontane somiglianti a bombe nemmeno intelligenti poiche' l'alto costo idrico consente solo acqua stagnante; panchine disseminate nei luoghi piu' assolati; parchi bui e vicoli luminosi da via Lumiere; rotatorie persino in aie e cortili.
Sovente sono le amministrazioni locali responsabili di oltraggio alla natura, devastando o riducendo aree verdi e spiagge pubbliche, col tacito assenso di ambientalisti complici in maggioranze di giunte cittadine. 
Come educare al rispetto del bene pubblico, alla bellezza, a non sfregiare i monumenti, se non si riesce piu' a distinguere un vespasiano da un'opera artistica? 
E se l'architettura moderna e' figlia dell'interesse a scapito di buon senso e buon gusto, anche la storia subisce lo sberleffo della realta'. 
Mentre sono in corso i giochi olimpici simbolo di pace tra i popoli, scoppia la guerra fra Russia e Georgia. 
Alla cerimonia di apertura il mondo ha assistito al sorriso ilare di Bush e Putin, per poi vedere piangere immantinente la gente georgiana. 
Altamente consolatoria, la commovente telefonata di Berlusconi improvvisatosi spazzino scugnizzo a Putin, incitandolo a smettere e minacciandolo di non giocare piu' a Risiko. 
Pur essendo la guerra affare maledettamente serio, anche il destino talvolta non scherza.
Pininfarina fatalmente muore in un incidente stradale, proprio lui che disegno' le Ferrari.
Non oso immaginare quale monumento alla memoria ci ritroveremo alla prossima uscita d'autostrada.

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