sabato 30 agosto 2008

La donna di Algeri

Ho comprato l'Unita'. 
Ebbene si' lo confesso, per la prima volta, un po' perche' ce l'ho col Pd e un po' per le edicole chiuse per ferie estive. 
Ma siccome io credo nei segnali, sapevo che oggi dovevo leggerla. 
Dopo aver girato due edicole, mi sono fermata alla terza, ove ho ritrovato piu' che una negoziante una vecchia amica, trascorsi quattordici anni che non ci vedevamo. 
Tanta acqua passata sotto i ponti, tanta storia, tanta vita. 
Ciao mi riconosci, come va? Si resiste. 
E ci raccontiamo di noi, dei nostri figli, di un matrimonio fallito.
Ricordando i tempi in cui lei, allora commerciante di intimo, ci ha visto felici e complici a scegliere insieme biancheria maliziosa.
Del mio divenire suocera e non ancora nonna, della sua figliola che vive un amore balordo, da chiamata telefonica. 
Forse era un segno del destino, che dovessimo litigare, che per ripicca mi decidessi ad acquistare il giornale, che una cara amica mi scrivesse: tu hai ucciso il suo amore pensaci, che l'eutanasia porti a nuova resurrezione. 
E mentre leggevo un articolo: 'La donna di Algeri', sbocconcellando un panino alla mortadella e bevendo birra, poiche' io devo sempre unire il sacro al profano, dalla finestra aperta odo le note di una canzone: 'Roma Roma Roma core de sta citta', unico grande amore de tanta e tanta gente ch'hai fatto nammora', tu sei nata grande e grande hai da resta'...' 
E sull'oceano di parole piccole, che devo comprarmi gli occhiali da presbite, per un attimo scende la pioggia mista ad un sorriso arcobaleno. 

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