mercoledì 13 maggio 2009

Il gatto che suono' alla porta

Adoro Alda Merini. 
La sua vita, la sua poesia, la sua capacita' d'amare, la sua estrema esasperata lucidita'. 
Che e' l'esatto opposto della follia. 
Ed e' la causa per cui e' stata incarcerata, imprigionata, sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio. 
Dai cosiddetti giudici, inquisitori, normali difensori della sana societa'.
Ho sempre avuto la percezione di non morire decrepita, non so perche'. 
Tant'e' che non mi sono mai preoccupata di un amore piu' giovane di me. 
Anzi, gli dicevo, guarda che mi dovrai staccare la flebo, perche' io devo potermi fidare di te. 
Ma lui era cattolico, e comunque poi ci lasciammo. 
Mi fa cinicamente sorridere chi tenta ripetuti suicidi con sirene da pompieri. 
Ci si suicida, pur restando vivi, in silenzio.
Cosi' come mi fa sardonicamente ridere chi cerca oblio, nirvana, in droghe, alcool, alchimie chimiche.
Vi sono giorni in cui galleggio cosi', in uno stato non stato, con la mente colma, vacillante, di pensieri ondeggianti. 
Detesto chi dice lo faccio per il tuo bene. 
In verita' lo fa solo per stare bene lui. 
Non posso placare le ansie, le angosce del mondo, fingendomi simile. 
Smetto semplicemente di amare chi si omologa, o mi vuole omologare. 
Chi rinnega il suo essere ragionevolmente folle, o il mio. 
Un bel di' sentii grattare alla porta, miagolare. 
Pensavo fosse il gatto che, dall'interno, volesse uscire o avvertisse qualcosa, lo faceva talvolta. 
Poi udii suonare. 
Apersi, e il micio era fuori, davanti alla porta. 
Probabilmente sgattaiolato mentre rientravo. 
Soltanto lui, nessuno che m'avesse suonato. 
Un gatto non suona al campanello. 
Eppure al trillo gli aprii. 
Qualcuno al posto mio si porrebbe mille domande. 
Per me queste sono le cose normali. 
Che mi strappano un sorriso, un barlume, e di cui non mi stupisco. 
Da condividere, i miei microcosmi.
Il resto e' noia. 

  

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