sabato 23 maggio 2009

Il canto dell'uccello lira

Limitare la questione politica a meri giochi elettorali, scandalistici, e' alquanto riduttivo per le ideologie, i valori, il significato stesso della politica, nell'accezione piu' nobile del termine. 
Un filo invisibile di seta rosa che cuce le pagine della storia mondiale. 
Quale giaciglio e' il tappeto verde sul quale si gioca la partita finale, la carta vincente o perdente. 
Giacche' escono come jolly tutte le variabili, probabilita', imprevedibilita', fra quanto viene professato e quanto invece occultato, consapevolmente o meno. 
Nel gioco delle tre carte, non e' dato sapere chi mischia il mazzo e che si nasconde sotto. 
Simuliamo un viaggio sull'isola che non c'e'. 
Una sorta di psicodramma collettivo, d'anarchia realizzata. 
Sull'isola vive una tribu' d'indigeni, variegata e cosmopolita, naufraghi, ex corsari, ex pirati, ex galeotti, ex ammiragli, rematori, marinai, sirene, polene, forzieri alla deriva, approdati un po' per caso, portati dalla tempesta o da Nettuno. 
Sull'isola vige un sistema autarchico, basato sulla produzione e condivisione dei beni, libero arbitrio, libero amore. 
L'esperimento d'appartenenza e comunione pare che regga la potenziale fattibilita', sino al momento della prova del fuoco, ossia il camminare a piedi scalzi sulle braci ardenti. 
Qui il gruppo si scompatta, esce l'individualita' di ciascun membro, mettendo a nudo il tallone d'Achille di un progetto politico comunitario ed esistenziale. 
C'e' chi preso dal panico, chi impotente alla sofferenza propria o altrui, chi soffia sul fuoco, chi spegne le braci, chi bara munendosi di calzari, chi fugge. 
Nessuno osa avvicinarsi al percorso incandescente. 
Tantomeno oltrepassarlo. 
Il falo' illuminato dalla luna attorno al quale si riuniva in cerchio la tribu', ballando al suono della musica tribale, appare ora quale scintilla incendiaria, capace d'ardere il sacro totem. 
Il consiglio dei saggi si riunisce, e anziche' delimitare il campo con tanti piccoli fuochi accesi a tener lontano le fiere, sceglie, decide, di compiere un sacrificio umano, atto a calmare l'ira degli dei e ad ingraziarsi gli spiriti maligni. 
Il sacro totem e' salvo. 
L'isola non e' bruciata. 
Ma e' ormai cenere un progetto politico, che richiedendo per esistere e compiersi, una vittima sacrificale, non e' eticamente, moralmente, accettabile, condivisibile, possibile. 
La tribu' continua a ballare al ritmo dei tamburi. 
L'anima si libra danzando attraverso anelli di fumo. 
Non e' soffocando il vulcano, gettando corpi lapidari nel cratere, che si evita l'eruzione. 
Le isole sono vulcaniche per antonomasia. 
Chi ne ha paura non deve vivere sulle isole. 
Non c'e' isola ove non c'e' tribu'. 
Se non deserta, abbandonata. 
Giunge solo d'eco la nota di canto dell'uccello lira.

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