domenica 13 aprile 2008

Volta la carta

Bene, ho appena fatto i conti della serva, prima di andare a votare, forse.
Sono due anni che si attende l'aumento di stipendio, bloccato prima dal governo Prodi e ora dalla Corte dei Conti.
E in due anni il carovita sale alle stelle.
Io non mi preoccupo del trono, ma di finire dentro quel recipiente su cui appoggio le mie sempre piu' scarne onorevoli chiappe.
Non mi risulta che cio' accada anche a lorsignori, futuri premier, ministri, sottosegretari e portaborse.
Ecco a che pensa la gente dentro la cabina elettorale, per cui comunque vada se la saranno cercata e voluta.
E' troppo comodo e facile pensare che in pochi mesi di propaganda appellandosi al popolo, quando si sono avuti anni e governi alternati per poter fare qualcosa, la gente risponda.
Ed io che sono assai pragmatica e realista piu' del re, consapevole che le elezioni non cambieranno le condizioni di vita degli italiani come non le hanno mutate finora, so che il solito lunedi' e' alle porte, coi problemi di lavoro per chi ancora ce l'ha, con la spesa e le bollette da pagare, coi figli che vanno a scuola e con la dichiarazione dei redditi che incombe.
Quotidiana routine, sempre che non ci cada il cielo sulla testa.
Se andro' a votare, e sottolineo se, sara' come un parto, sento gia' le doglie, e se lo faro' e' solo per un senso di compatimento - da pathos condividere una pena - verso un Paese sempre piu' ridotto ai minimi termini.
Per cui non ci si aspetti una reazione orgasmica ai risultati elettorali, si vota sotto anestesia, o forse gia' in eutanasia.

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