martedì 23 settembre 2008

Squola

Ho sempre odiato il grembiule col fiocco rosa caramellato. 
La mia carriera scolastica ha inizio dall'asilo, non mi piacevano le suore, il minestrone, i filmini sui santi, la stanza dei giocattoli aperta solo per la foto di rito annuale. 
Trascorso l'anno autistico da moschina in balia delle vedove nere spose di Cristo, e promossa alle elementari, mi risuona ancora in testa una tiritera: ale' ale' Cassanelli sul bidet, valla a capire la psiche infantile povero compagno Cassanelli... 
Le medie le ho passate impegnandomi a studiare tette e brufoli, strizzando a volte gli uni a volte le altre, poi finalmente alle superiori sviluppandomi da brava bambina in cattiva ragazza da otto in condotta. 
Erano gli anni Settanta, tempi non di bullismo ma di rivoluzione almeno sognata, per cui il giudizio sul comportamento era esponenziale al livello di ribellione. 
Ho incontrato maestre e professori buoni e cattivi, insegnanti bravi e inetti, chi in classe leggeva il giornale o chi si grattava i gioielli sbirciando le cosce delle alunne, qualcuno mi ha fatto amare l'italiano e taluno odiare la matematica. 
Ho seguito gli studi dei miei figli con gli stessi programmi di allora mai aggiornati; la storia ferma sempre alla seconda guerra mondiale nonostante ulteriori sessanta anni non narrati; le scienze odierne ammiccanti al sesso; l'inglese dalla cadenza partenopea; un'informatica da copia e incolla. 
La scuola mi ha reso il piacere del leggere e dello scrivere, massimo risultato didattico non essendo riuscita a farmi odiare poeti e poemi; a far di conto a quanto pare sono ancora insufficiente dato che i conti non mi tornano mai. 
Ironia della sorte son finita a lavorare coi numeri.  
Se ieri educazione corporea era portarla a casa nauseata dai gabinetti maleodoranti della scuola, tuttora risulto assente giustificata quando devo svuotare l'anima nel cesso. 
Intervallo.

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