lunedì 23 marzo 2009

Lettera a un caro amico

Caro vecchio Jack, vorrei per una volta fare un tuffo nel passato. 
Lo so che magari il ricordo ti pesa, perche' ti ha fatto male, ma torniamo per un attimo a quei tempi. 
Quando la televisione non era clamore, quando bastavano le gambe delle gemelle a far sognare, quando seppure in regime democristiano, forse si era piu' democratici e pluralisti di ora.
Bastava una sciocchezza a strappare un sorriso, c'era il varieta' del sabato sera, c'era un io bambino, c'era forse, allora, una famiglia. 
Se riascolto i vecchi sketch, mi pare di sentire ancora l'odor di brodo di gallina, quello della domenica, mio padre che mi comprava Topolino, il giro al parco in lambretta, la mia mamma - che e' nata nello stesso giorno tuo - col rossetto e il vestito della festa. 
Io sulla giostra delle ochette - non sogghignare adesso - la radio nazionale sempre accesa, su canzonette e varieta' della domenica. 
Vorrei che per una volta tu mi raccontasti questo, come in una favola, perche' ti voglio bene per il Jack che sei adesso, ma io ti ho conosciuto, forse, allora. 
Ed e' passata tanta acqua sotto i ponti, abbiamo rischiato d'annegare, d'affogare, i miei, forse i tuoi non ci sono piu', pero' ci siamo noi, ed ho bisogno piu' che di rivoluzione, di un viaggio che mi riporti indietro. 
Lo so che non ritorna cio' che e' stato, ma in questi tempi poco mi ritrovo, per cui se vuoi si compia questa magia, resto in attesa di una storia, che in fondo e' anche storia mia.

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