venerdì 6 marzo 2009

Non sulle palle delle donne

Da ragazza degli anni settanta, ricordo le letture giovanili femministe, quel genere di scrittura femminile, penne all'arrabbiata, ironiche e sardoniche, dai titoli agrodolci: La pelle e il cuore o Baciami stupido. 
Oggi - a distanza di quarant'anni - mi domando cosa sia cambiato da allora, in me, nelle donne, e per le nostre figlie. 
Quarant'anni fa credevo nell'emancipazione, nella parita' tra i sessi, nell'essere compagni tra uomo e donna. 
Non ho mai avuto problemi di ruolo in coppia, la suddivisione dei compiti garantiva un menage famigliare sostenibile. 
Ho sempre lavorato, nonostante fossi madre, riservandomi spazi personali per me stessa e col mio compagno. 
Ho imparato che in amore puoi essere donna, geisha e regina, femmina e maschio. 
Ho compreso che l'orgoglio uccide piu' della spada, eutanasia di un amore. 
Ho capito che il sesso e' il punto d'incontro, d'unione tra due anime, cervelli, cuori, organi, senza il quale la musica e' stonata, e vale piu' d'un pantalone stirato. 
Pelle e cuore e baciami stupido, sono stati gli aromi pepati e piccanti delle mie torte salate - guerre di genere; miele, sidro e tabacco da pipa per i dolci - grolle e calumet della pace. 
Come in battaglia navale, non sulla pelle delle donne, slogan degli anni settanta, fu obiettivo colpito e affondato, o perlomeno non sulla mia. 
Oggi il maschilismo si esercita sulle palle delle donne. 
Perche' le donne odierne hanno le palle, virtuali s'intende ma reali per quanto riguarda la gestione della loro vita, dei figli, dei problemi quotidiani, della relazione con l'altro sesso. 
Sono spesso le donne a reggere le redini di una famiglia, sul lavoro, nel Paese, poiche' la politica del buon governo e' innata nella cellula primordiale femminile, evoluta in secoli di pazienza, saggezza, tenerezza, ribellione. 
E il potere delle donne e' insito in quella differenza sessuale che e' pari al cilindro del prestigiatore, dal quale puo' uscire di tutto, nel mistero piu' assoluto della creazione, d'accoglienza o repulsione. 
La vagina e' rivoluzionaria. 
Difatti, mentre l'organo sessuale maschile e' primitivo, gutturale e sordomuto, la vagina s'esprime e comunica persino con l'oltre, in essa si forma la vita e da' luce, nel supremo atto di creazione. 
Gli uomini sublimano con arti varie, dipingendo, scrivendo, producendo, mai pero' potranno conoscere l'atavico potere pluriorgasmico di partorire una nuova vita. 
Resi timorosi dalla deflagrazione metafisica femminina, incontrollabile, tentano da secoli di circoscriverla, reprimerla, opprimerla, cercando il punto di disinnesco che per sua intrinseca natura, piu' provano a titillarla e piu' esplode a grappolo. 
Come dire, dall'opera omnia della fecondazione all'alfabeto degli analfabeti, rimandando alle voci: bomba H punto G fattore K. 
Sulle palle delle donne, i media, i politici, i religiosi tambureggiano a iosa. 
In nome della donna, s'invocano anatemi, ronde antistupro, leggi, su temi prettamente di genere, chirurgia estetica, aborto, fecondazione assistita, eta' pensionabile. 
In un circo mediatico in cui nani, ballerine, acrobati d'arrampicata sugli specchi - e donne cannone fumate - eiaculano sul telo del tendone balle sulle donne. 
Quali pappagalli sul trespolo, trapezisti da coazione a ripetere, sopra figa e sfiga. 
Nel frattempo, simili a tondi nasi posticci di pagliacci, lievitano le palle. 
Scimmiette ammaestrate, indomite feline, elefantesse montacarichi, ogni uomo ha la sua icona di donna ideale, animale. 
Specularmente ciascuna donna vede nell'uomo un cammello, un rettile, il nano Bagonghi. 
Solo l'amore trasforma il leone in una gazzella. 
Se gli uomini si riprendessero le palle, le donne sarebbero leggere, libere di volare. 
Levitando, senza rete.

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