domenica 18 gennaio 2009

Chioccia Tv

Oggi parliamo di televisione. 
Suscita scalpore la lettera di Celentano pubblicata in un quotidiano, nella quale si complimenta con la professionale conduttrice di Ballando sotto le stelle, richiamando pero' l'attenzione su Gaza.
A seguire i vari talk show domenicali di aria fritta, starnazzamenti sull'aia.
Ebbene lo confesso, pure io ieri sera ho guardato Ballando sotto le stelle.
Perche' non si puo' sempre mostrare - e dimostrare - impegno o disimpegno, secondo canoni e omologazioni in merito ai quali il profetico Pasolini ha ampiamente scritto e descritto. 
Almeno al sabato, nel weekend, dopo una settimana lavorativa, fatti i conti per arrivare a fine mese, il pensiero del lunedi', le bollette, il mutuo, la scuola dei figli, lasciateci svagare, sorridere, danzare, fare l'amore. 
Perche' poi dopo una serie di bombardamenti a catena, chi regge il morale e un'erezione?
Siamo un popolo di depressi, anzi di masochisti. 
C'e' chi si rincoglionisce col Grande Fratello e chi con la corazzata Potemkin. 
La formula magica tra spettacolo - the show must go on - e informazione, comunicazione, l'aveva trovata proprio Celentano. 
Nella sua trasmissione Rockpolitik, era riuscito mirabilmente ad unire impegno e disimpegno. il sacro e il profano, leggerezza e profondita', l'alchimia dell'intenso ovunque e comunque. 
Una televisione multimediale, musica, video, chiacchiere, teatro, similare alle dinamiche di Internet.
Contaminazione e' la chiave del successo, e dell'audience. 
Senza compartimenti stagni, etichette, catalogazioni, target, utilizzando tutti gli strumenti e linguaggi comunicativi per riuscire a trasmettere, ed arrivare, ad ogni singolo individuo, al di la' del suo status sociale, culturale, anagrafico. 
Operazione complicata, a rischio, con pari probabilita' di essere vincente o perdente, risultato dipendente dall'abilita' artistica creativa, professionalita' e capacita' istrionica di autori, conduttori e ospiti. 
E' una sfida a reinventarsi, proporre nuovi stimoli, rielaborare l'esistente e penetrare nelle viscere annoiate e abitudinarie di un pubblico statico. 
Sappiamo ovviamente quanto la televisione sia lottizzata, come sia difficile e quasi impossibile operarvi senza tessere di partito o compromessi con chi conta, quali siano i vincoli indissolubili tra audience e pubblicita'; quanto a volte siano direttamente o inversamente proporzionali, competenza manageriale e dirigenziale ed egocentrismo, narcisismo, dei personaggi dello spettacolo. 
Ma una televisione sempre piu' tematica, generazionale, ghettizzata, e sempre meno contenitore di interazione, comunicazione e informazione, sara' inesorabilmente destinata al ruolo di comparsa sulla ribalta futura dei media.

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