giovedì 8 gennaio 2009

Internet the after day

Proviamo a fare una disamina di Internet quindici anni dopo. 
Esiste la sindrome da Internet? 
Alcuni psichiatri potrebbero rispondere di si', e' vero che Internet puo' dare assuefazione, almeno all'inizio, come qualsiasi droga che provoca astinenza, ma non piu' e non in modo talmente differente da un romanzo o da un film.
Mi spiego. 
La gente ha bisogno di sogni, se non e' in grado di crearseli da sola, se non riesce a reinventarsi la vita, la relazione di coppia, o vincere la noia, l'abitudine, la consuetudine. 
Ecco allora che giunge Internet, servita su vassoio d'argento. 
A Bologna si dice non e' tutto oro quel che luccica, e in effetti vale anche per Internet. 
La gente vive doppie identita', proietta immagini ed aspettative, miraggi di cio' che vorrebbe essere o trovare. 
Ma la letteratura, il cinema, il teatro, abbondano di personalita' schizofreniche, paranoiche, che si dissociano, talvolta in maniera lancinante, tra Dr. Jeckill e Mr. Hyde. 
Per cui ci si ritrova in parole scritte, o recitate da copione, oppure interpretate distortamente, riferimenti a se stessi, associazioni di idee al proprio universo minimale, pseudo allucinazioni da peyota messicano.
Internet e' anarchia, caos, alcool, fumo, sesso, liberta' nel senso piu' assoluto, palcoscenico di verita' e finzione, misticismo e pragmatismo, miele e fiele. 
Quante volte la gente ha pensato, espresso, leggendo un libro, guardando un film, ascoltando una canzone, ecco vedi parla di me, ecco senti pare la mia storia, ecco sono io. 
L'Io, Internet e' egocentrica. 
L'ombelico del mondo, concentrati su stessi, diviene cordone ombelicale, con la madre terra, la dea vestale accogliente o adirata, la mamma che temi che ti punisca, e rifugio nel quale vorresti perennemente rientrare. 
Internet e' la chioccia dei pulcini. E fustigatrice inflessibile. 
Puoi vederci il male e il bene, il sacro e il profano, neuroni, ormoni, istinti, pulsioni, cerebrale virtuale, isola, montagna, mare, oceano nel quale perderti, riaffiorare, o annegare. 
Internet e' un monolite. 
Accresce, amplifica la percezione del se', la megalomania, il senso di appartenenza comunitario a cio' che non esiste, la potenza del fare, dilatarsi, dell'espandersi, possedere un mondo che non c'e'. 
Sino all'impatto micidiale letale, col reale. 
Esci dalla dimensione immaginata, fantasy, matrix, il mio tesoro, e rientri nei tuoi problemi irrisolti, il tempo, il lavoro, il sociale, la relazione. 
Dottore mi aiuti, mi smarrisco, mi ritrovo, mi riperdo, non mi trovo. 
La cura e' il distacco. 
Da qualsivoglia romanzo, film, opera teatrale, entri nel quadro esci dal quadro, sei un dettaglio, un particolare, non il protagonista. 
Vivendo la gente, anche quella conosciuta in Internet. 
Ti accorgerai di quanto di umano, fragile e labile, difettoso e poco peccaminoso, c'e' su quel pianeta megagalattico, perfetto poiche' creato a tua immagine e somiglianza, che si chiama Internet.

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