sabato 24 gennaio 2009

Atanor

Finita la quarantena. 
Il respiro torna alle nari, testa lucida e sgombra, debellati virus e bacilli letali. 
La mia personale guerra batteriologica. 
Si trattava appunto di chimica nelle chiacchierate notturne tra ectoplasmi, tentando una spiegazione al significato di amore.
Con la conclusione finale che non v'e' alcuna spiegazione, se non formule alchemiche ancora agli umani sconosciute. 
Indi per cui, da Maga Mago' a Mago Merlino, si compia l'excursus nel magico mondo dell'alchimia. 



L'alchimia e' un'antica pratica proto scientifica che combina elementi di chimica, fisica, astrologia, arte, semiotica, metallurgia, medicina, misticismo e religione. 
Il pensiero alchemico e' considerato da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico. 
Furono tre i grandi obiettivi che si proponevano gli alchimisti: conquistare l'onniscienza; creare la panacea universale, un rimedio cioe' per curare tutte le malattie, per generare e prolungare indefinitamente la vita; trasmutare i metalli in oro o argento. 
La pietra filosofale, sostanza di tipo etereo - che potrebbe essere una polvere, un liquido o una pietra - era la chiave per realizzare questi obiettivi. 
Il termine alchimia deriva dall'arabo al-kimiya o al-khimiya, che e' probabilmente composto dall'articolo al- e la parola greca khymeia che significa 'fondere', 'colare insieme', 'saldare'. 
Un'altra etimologia collega la parola con Al Kemi, che significa 'l'arte egizia', dato che gli antichi Egiziani chiamavano la loro terra Kemi ed erano considerati potenti maghi in tutto il mondo antico. 
Il vocabolo potrebbe anche derivare da kim-iya, termine cinese che significa 'succo per fare l'oro'.
L'universo alchemico e' pervaso di simboli, cosi' per esempio l'oro e l'argento acquisiscono nell'iconografia alchemica i tratti simbolici del Sole e della Luna, della luce e delle tenebre e del principio maschile e femminile, che si uniscono nella coniunctio oppositorum della Grande Opera.
Simbolo animale alchemico e' la fenice, la quale per la sua capacita' di rinascere dalle proprie ceneri, incarna il principio del 'nulla si crea e nulla si distrugge', tema centrale della speculazione alchimistica.
Inoltre, era sempre la fenice a deporre l'uovo cosmico, che a sua volta raffigurava il contenitore in cui era posta la sostanza da trasformare. 
Anche il serpente ouroboros, che si mangia la coda, ricorre spesso nelle raffigurazioni delle opere alchemiche, in quanto simbolo della ciclicita' del tempo e del 'Uno il Tutto' (En to Pan). 
L'alchimia cinese fu strettamente connessa al Taoismo. 
Mentre quella occidentale fu piu' concentrata sulla trasmutazione dei metalli, l'alchimia cinese ebbe una maggiore connessione con la medicina. 
La pietra filosofale degli alchimisti europei puo' essere comparata con l'elisir dell'immortalita' cercato dagli alchimisti cinesi. 
Gli Indu' avevano una scienza simile all'alchimia, chiamata rasayana - che significa via del succo (o essenza) - indicando con essa l'uso di una medicina che allontana la vecchiaia. 
Nel XIV secolo l'alchimia ebbe una flessione a causa dell'editto di Papa Giovanni XXII, che vietava la pratica alchemica, fatto che scoraggio' gli alchimisti appartenenti alla Chiesa dal continuare gli esperimenti. 
Si diceva tra l'altro che l'alchimia fosse un'arte praticata soprattutto dai Templari, i quali avrebbero accumulato enormi ricchezze tramite questa prodigiosa disciplina. 
Ridotta ad arcano sistema filosofico, scarsamente connesso al mondo materiale, l'Ars magna subi' il fato comune di altre discipline esoteriche quali l'astrologia e la cabala; esclusa dagli studi universitari e ostracizzata dagli scienziati, si comincio' a guardare ad essa come all'epitome della superstizione. 
Dopo aver goduto per piu' di duemila anni di un grande prestigio intellettuale e materiale, l'alchimia usci' in tal modo dal pensiero occidentale, salvo ricomparire nelle opere di studiosi a cavallo tra scienza, filosofia ed esoterismo, quali lo psicanalista Carl Gustav Jung e il pensatore Julius Evola. 
Il simbolismo alchemico e' stato occasionalmente utilizzato nel XX secolo dagli psicanalisti, il primo dei quali, Carl Jung, ha riesaminato la teoria ed il simbolismo alchemico ed ha iniziato a mettere in luce il significato intrinseco del lavoro alchemico come ricerca spirituale. 
L'esposizione junghiana della teoria dei rapporti intercorrenti tra alchimia ed inconscio si trova in varie sue opere. 
La tesi dello psicanalista svizzero consiste nell'identificazione delle analogie esistenti tra i processi alchemici e quelli legati alla sfera dell'immaginazione ed in particolare a quella onirica. 
Secondo Jung, le fasi attraverso le quali avverrebbe l'opus alchemicum avrebbero una corrispondenza nel processo di individuazione, inteso come consapevolezza della propria individualita' e scoperta dell'essere interiore. 
Mentre l'alchimia non sarebbe altro che la proiezione - psicologia - nel mondo materiale degli archetipi dell'inconscio collettivo, il procedimento per ottenere la pietra filosofale rappresenterebbe l'itinerario psichico che conduce alla coscienza di se' ed alla liberazione dell'io dai conflitti interiori.
In fondo, citando Nietzsche: 
- Ogni legge scientifica e' il relitto di un sogno mitologico -. 

(da Wikipedia)

Nessun commento:

Posta un commento