martedì 18 novembre 2008

Vigilantes alla Rai

Virginia Woolf diceva che per scrivere una donna deve avere soldi e una stanza per se'. 
I primi chissa', la seconda la tengo. 
Nel mio piccolo mi ritengo una privilegiata, spesso penso alle donne in fabbrica, otto ore alienanti alla catena di montaggio, dieci minuti per far pipi' e fumare una sigaretta. 
E poi a casa, le faccende, il marito, i figli, e per forza si buttano sull'isola dei famosi, basta non pensare, non pensare alla vita di melma che si fa. 
E allora si sogna che almeno il figlio o la figlia diventino avvocato o architetto, negando l'evidenza del precariato, della fuga all'estero dei ricercatori, del fatto che moriremo soli, chi avra' soldi con una badante e chi sara' senza forse in un ospizio. 
Ho un sogno. 
Che la gente smetta di parlare di fantocci, pagliacci, burattinai e burattini che gia' hanno il loro teatrino, e cominci a parlare di se', e a chiedere, pretendere, per se'. 
E va benissimo continuare a parlare di vigilantes alla Rai - i soliti politici inetti - perche' in fondo e' lo specchio dell'Italia, di chi vota destra, sinistra, centro, di chi tifa, di chi s'addormenta sul divano; di chi puo' vedersi un film o leggere. 
Scrivere,  e lo ribadisco, mi sento una privilegiata.

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