sabato 4 ottobre 2008

L'Olandese Volante

Avevo promesso fuoco e fiamme sulla tua latitanza, ma sarebbe uno sparare alla Croce Rossa. 
Apro il giornale e l'oceano di parole ridotto ad uno stagno, la marea in risacca, ne guadagnano gli occhi con lettere piu' grandi e si restringono i ventricoli del cuore. 
E' come la crisi mondiale che bypassa l'infarto tracciando sul monitor un

elettrocardiogramma da piatto ad angolo giro, da novanta a trecentosessanta gradi. 
Globalmente impecoriti, un mondo collassato. 
Quale sputo in acque internazionali mare nostrum Italia, ove barcaioli alla deriva cantano mi fido di te; sirene guizzanti il colpo di coda fatale in lame'; una sbronza collettiva orgiastica di fiumi di parole spugne; il capitano proteso come salice piangente all'ultimo ramo di corallo.
Nella stiva topi sguaiati ballano con zoccole sciantose prima dell'abbandono immantinente. 
I pirati svuotano la riserva di rhum giocando a battaglia navale sulla cassa da morto. 
Qui giace il forziere dell'Olandese volante. 
Il vascello fantasma destinato a solcare i mari eternamente, senza una meta precisa, e a cui un fato avverso impedisce di tornare a casa. 
Viene spesso avvistato da lontano, avvolto in una nebbia o emanante una luce spettrale. 
I marinai della nave sono fantasmi, che tentano a volte di comunicare con le persone sulla terraferma. 
La leggenda narra che, in una notte di tempesta, il capitano dell'Olandese commise un atto blasfemo insultando Dio e sfidandolo ad affondare la nave. 
Per questo sacrilegio, Dio lo condanno' a navigare in eterno senza mai poter tornare a casa e tramuto' lui e tutto il suo equipaggio in fantasmi. 
Sul mare s'ode solo stridio di gabbiani.

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