giovedì 9 ottobre 2008

La Bardot padana

Ogni citta' e' famosa per la sua cucina, 
Roma con la sora Lella, Genova con la scia' Maria.
La mia citta' aveva la Gina, seppure nota per ben altre doti culinarie, sempre legate ai piaceri della vita. 
Lei, da giovane bollata come la Bardot padana per la sua bellezza, fu frequentata dalla gente piu' facoltosa di tutta la regione, e coi loro soldi ci crebbe la figliola in un collegio svizzero. 
La Gina, bionda con la Spider rossa. per amore dei magnaccia poi fini' in miseria.
Gina ormai anziana abitava sopra casa mia, si dava il rossetto col pennarello, e una notte di Capodanno le offrii champagne perche' mi suono' terrorizzata dai fuochi d'artificio scambiandoli per bombe. 
Ricordo che mi diceva: 
- Ma che bei capell lunghi, ha la parrucca? -.
E mi domandava sempre notizie di mio marito, che invece era il mio figliolo. 
Un giorno mi confido' di avere male alla pancia.
La Gina termino' miseramente i suoi giorni in una soffitta in compagnia di un cane spelacchiato che - primo caso al mondo - si suicido' ad un semaforo rosso gettandosi dal cestino della bicicletta sotto a un tir.
Furono fatti - alla Gina non al cane - funerali a carico del Comune, nemmeno la figlia presenzio' all'estremo saluto. 
Ma un suo vecchio fedele innamorato ex cliente che ancora l'adorava, l'accompagno' nell'ultimo viaggio e le fece costruire una lapide a proprie spese. 
Quando la cucina e' un'arte, i bardi ne tramandano il nome.

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