mercoledì 4 febbraio 2009

Family life

La famiglia del sedicenne che ha dato fuoco al piccolo indiano, e' una famiglia 'normale' piu' di quanto non si pensi, 
Oggidi' noi siamo abituati a vivere realta' 'borghesi' ove non esiste piu' la primitiva violenza fisica - anche se i casi di botte e stupri avvengono anche nelle famiglie istruite e di ceto medio alto. 
Le cronache sono piene di crimini di ragazzi di 'buona famiglia', cosi' come appartenenti al sottoproletariato. 
Ma non giustifico ne' gli uni ne' gli altri, sono per la responsabilita' personale e civile, e per i minori dovrebbe vigere la regola che ne rispondano congiuntamente i genitori, come gia' accade per i risarcimenti economici per danni a terzi. 
Non si tratta di accanimento, ma di esigere - e sottolineo esigere - nel nuovo millennio comportamenti civili, evoluti e corretti. 
Non siamo piu' ai tempi della pietra, il fuoco e la ruota sono gia' stati scoperti, e si e' tutti perfettamente consapevoli del bene e del male, senza alcuna scusante o giustificazione, di stampo culturale, sociale, politico, religioso. 
Liberta' di crescere e scegliere, non significa lasciare fare come gli pare ad un figlio, ma guidarlo, orientarlo, seguirlo, e le basi le costruisci nei primi dieci anni di vita, poi hai voglia a corrergli dietro da adolescente. 
In questa macabra vicenda vedo un solo debole, un'unica vittima, ossia l'indiano. 
Ed un solo colpevole, ovvero il branco, in tal caso italiano. 
Non mi interessa la minore eta', la regione di provenienza, la famiglia originaria. 
Sono un giudice cattivo, lo so, ma non piu' cattivo di chi arde vivo un altro essere, o di chi fa proclami contro i cattivi stranieri. 
Il nemico e' in casa nostra.

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