domenica 15 febbraio 2009

Storie di ordinaria follia

Oggi scrivo un po' cosi', alla Bukowski. 
Dopo due birre slavate e un limoncello, s'apre un mondo e si chiude un portale, nell'era d'internette.
Adoro delirare, consapevolmente demenziale, libera.
Ripreso il lavoro ne ho gia' le palle piene dopo trent'anni, non tanto del lavoro, bensi' delle facce da morto che vedo, zombie viventi. 
In banca pagato l'affitto. fatto donazione pro terremoto, pur dicendomi ma a questi niente gliene fotteva quando t'e' crollato il mondo addosso, e vabbe' mi sono risposta posso essere fessa ma mai stronza. 
A proposito, smettila di entrarmi nei sogni, gia' vaneggio di mio, per un punto martin perse la cappa, ed io che credo nei viaggi astrali, rischio di perderci il senno, oltre al sonno. 
Stanca d'essere immaginata bella, lo specchio spietato di Alice riflette la nonnina di cappuccetto rosso, cercasi lupo spelacchiato un po' imbolsito dagli anni nelle pieghe della pancia. 
Avrei voglia di fare all'amore, senza senza e senza ma, un amore possibile, pingue non atletico, morbido come il cuore di cui abbisogno. 
Trapanarsi sino all'osso. 
Il viaggio si fara', di rimando come e quando, dove lo si sa, con chi sara'. 
Noi poeti maledetti.

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